Addio al Papa delle riforme: in 12 anni di Pontificato ha trasformato la Chiesa

E’ stato il primo Papa venuto dal mondo latinoamericano, il primo gesuita nella storia a sedere sulla cattedra petrina. Ha raccolto l’eredità di una Chiesa piegata dagli scandali (pedofilia del clero, disastri delle finanze vaticane, Vatileaks e affini) e in poco tempo è riuscito a ripresentare al mondo l’immagine di una Chiesa più affidabile

Marco Roncalli

Dalle 7.35 di lunedì 21 aprile Papa Francesco vive nella pace di Cristo e continuerà a vivere nella memoria della Chiesa e del mondo.

“I giorni dei nostri anni arrivano a settant'anni, o, per i più forti, a ottant'anni….”, così secondo il Salmo 90,10 lontano dalle odierne statistiche.

Jorge Bergoglio, il traguardo dei forti non solo l’aveva già superato da un pezzo, ma con Leone XIII e Benedetto XVI stava già in cima all’elenco dei papi più longevi dall’alba del ‘900 ad oggi.

Papa Francesco si è spento a 88 anni. Sotto gli occhi di tutti la stanchezza delle ultime settimane, quando, ai farmaci a base di cortisone forse non si è accompagnato il necessario riposo. E tutto poi è precipitato.

Con lui, che i “fratelli cardinali”- il 13 marzo 2013 - erano andati a prendere “quasi dalla fine del mondo”, si conclude un pontificato di dodici anni che indubbiamente ha cambiato le cose. Perché il primo Papa venuto dal mondo latinoamericano, il primo gesuita nella storia a sedere sulla cattedra petrina, il primo vescovo di Roma a non aver partecipato al Vaticano II ma in grado di leggere il Vangelo nella luce sprigionata da quell'assise, quello al quale - come scrivevamo alla vigilia dell’ultimo conclave riportando battute raccolte - sarebbero bastati “quattro anni per cambiare le cose”, ne ha cambiate parecchie per davvero , con maggior tempo a disposizione.

E, dopo le dimissioni di Joseph Ratzinger, raccolta l’eredità di una Chiesa piegata dagli scandali (pedofilia del clero, disastri delle finanze vaticane, Vatileaks e affini) in poco tempo è riuscito a ripresentare al mondo quantomeno l’immagine di una Chiesa più affidabile.

Un risultato reso possibile non solo da un’esigenza condivisa da vescovi e cardinali anche di sensibilità differenti, ma pure dalla percezione che in una società caratterizzata da un individualismo esasperato e dal disinteresse per gli altri, credenti e non credenti - non solo i cattolici - dovessero mutare comportamenti quasi cristallizzati.

Ed ecco, subito dopo l’elezione, il manifesto programmatico dell’Evangelii gaudium delineante una vera trasformazione missionaria con la Chiesa “in uscita”, il rilancio di un impegno comunitario, l’evangelizzazione nelle sue dimensioni a cominciare da quella sociale, con il posto privilegiato dei poveri nel Popolo di Dio.

Poi negli anni ecco tradurre l’accettazione di nuove sfide dentro vari contesti e lungo più direttrici.

Qualche esempio? Riforma della Curia (avviata solo nel 2022 la costituzione apostolica Praedicate Evangelium, bisognosa di aggiustamenti), sinodalità e collegialità (con istanze molto dibattute in ambito teologico ed ecclesiologico, ma da coniugare con l’ambito canonico-giuridico), risanamento finanziario e sobrietà (nel segno della totale trasparenza), dialogo ecumenico ed interreligioso, rifiuto della teologia politica e di usi impropri della religione, difesa dei diritti dei migranti e delle periferie del mondo (ma con un centro ora da riconfigurare), pastorale della famiglia (vedasi Amoris Laetitia e i cinque Dubia a sgretolarne passaggi dottrinali), ricerca della pace e condanna del commercio di armi, rispetto del creato e critica ai criteri tecnocratici…

Ma si potrebbe continuare con l’ecologia integrale come paradigma concettuale e spirituale dell 'enciclica Laudato si' , o - esternazioni estemporanee a parte - con l’atteggiamento verso le coppie gay, la critica al clericalismo (da “tentazione” a “perversione”), la fratellanza universale (dal Documento di Abu Dhabi all’enciclica Fratelli tutti), la rivisitazione della dottrina della “guerra giusta", l’uso singolare dei massmedia.

Sono solo alcuni leit motiv che non solo hanno costellato sin dall’inizio il pontificato bergogliano, ma hanno occupato i suoi interventi, sovente manifestati con parole ferme e gesti spiazzanti, da fargli attirare appellativi come “rivoluzionario”, “modernista”, “peronista”...Un pontefice via via acclamato da molti, ma pure criticato da altri. Alcuni accomunati da un’ opposizione di stampo tradizionalista e conservatrice, espressione di un approccio neointransigente, non disposti a leggere nel suo operato la pur evidente fedeltà al “realismo di Dio”, ovvero il rifiuto di un cristianesimo astratto, ridotto ad un’etica autoreferenziale, avversi al suo privilegiare l'avvio di processi ad ogni costo, invece che l'occupazione di spazi, alla sua “teologia del popolo” giudicata antidoto superato, al suo disincanto sui “valori non negoziabili”.

Altri che lungo il pontificato hanno visto svanire obiettivi di antiche attese come l’ordinazione di diaconi permanenti sposati, la revisione della disciplina del celibato per i prebiteri, la concessione alle donne di ruoli ministeriali.

Sullo sfondo , a livello internazionale, restano tuttavia questioni aperte che, già ancorate al suo profilo di leader mondiale, finiranno sull’agenda del successore: il processo di pace nello scacchiere mediorientale: Israele, Gaza, la Siria, i conflitti dimenticati in Africa e in Asia: il rapporto futuro da prefigurare tra Russia e Occidente (ripartito con l'abbraccio a Kirill a Cuba, ma frenato dopo la guerra in Ucraina); la questione cinese nel quadro dell’Accordo tra Santa Sede e Repubblica Popolare firmato sette anni fa e rinnovato ; la politica di Trump eletto con i voti determinanti dei cattolici e che ha già fatto annunci motivo di preoccupazioni più che legittime.

Preoccupazioni tra le ultime manifestate da Francesco, il papa della misericordia e della speranza indicate nei suoi due giubilei, il papa - confermerà la storia, perché qui si fa cronaca- al quale riconoscere quel rinnovamento nell’applicazione del Vangelo richiesto nelle sue stesse pagine. Un rinnovamento, forse capace di allontanare ancora l'eclissi della religione cattolica negli spazi e nel tempo della secolarizzazione.

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