È tornata la truffa del “wangiri”, cos'è e come difendersi dalle chiamate che durano uno squillo

In Italia si torna a parlare della truffa della chiamata senza risposta: che cos’è, come funziona e come difendersi. Iniziando dal non richiamare mai

Una chiamata persa, senza altri segnali, da un numero estero: ecco la truffa del wangiri
Una chiamata persa, senza altri segnali, da un numero estero: ecco la truffa del wangiri

Ce n’è sempre una nuova. E a volte non lo sono nemmeno. È il caso della wangiri, la cosiddetta truffa dello squillo, di cui in Italia si iniziò a parlare oltre 20 anni fa, nel febbraio del 2004, e di cui online si torna ciclicamente a parlare.

La parola "Wangiri" probabilmente non è nota ai più, ma altrettanto probabilmente moltissime persone sono incappate almeno una volta in un tentativo di wangiri. Si tratta infatti di una delle truffe telefoniche più diffuse al mondo

Una cosa va detta subito, quando si parla di wangiri: nessuno può svuotare il credito del cellulare con uno squillo. Nessuno, se non con l’involontaria collaborazione della persona chiamata. Possono però essere attivati, al momento della richiamata, servizi a pagamento che, di conseguenza, incidono sulla bolletta telefonica. 

Come funziona?

Quello che succede è che la potenziale vittima riceve sullo smartphone una telefonata, di solito in momenti in cui potrebbe avere difficoltà a rispondere (in orari d’ufficio o di notte). Un solo squillo, ma spesso ripetuta nel tempo. Insomma più chiamate brevissime nell’arco di poche decine di minuti, di solito da numeri con prefisso internazionale, come Cuba (il numero inizia con +53), Gran Bretagna (+44), Kosovo (+383), Moldavia (+373) oppure Tunisia (+216).

Fino a quei, nessuna truffa. Come detto non si può “allungare la mano” e prendere soldi dal credito telefonico con uno squillo e nemmeno si potrebbe se si fosse veloci abbastanza da rispondere immediatamente. La trappola scatta dopo, quando si decide di richiamare: si viene reindirizzati verso un numero telefonico a pagamento, cui spesso non risponde nessuno o risponde una voce preregistrata che ha l’unico scopo di fare passare il tempo. Più si aspetta, più costa. 

Il wangiri classico costa circa 1,5 euro ogni dieci o quindici secondi, un vero salasso. Ci sono varianti di wangiri ancora più pericolose, che invece di svuotarci il conto telefonico subito attivano a nostra insaputa servizi in abbonamento. In questo modo ci accorgiamo di essere stati truffati solo in un secondo momento ed è assai difficile capire chi è il colpevole.

Come difendersi?

Per difendersi da un wangiri c'è un solo metodo efficace: non richiamare il numero che ci ha fatto lo squillo. È invece molto difficile evitare di ricevere gli squilli truffa, perché non provengono mai dallo stesso numero. Chi gestisce queste attività, infatti, usa numeri random diversi. Quindi anche se ne blocchiamo uno, non possiamo essere certi di averli bloccati tutti.

Sugli iPhone c’è una lista di numeri spam che si può andare man mano a riempire e può includere pure quelli dei call center e anche si può usare un’app che faccia da barriera e sia in grado di riconoscerli automaticamente: nella nostra esperienza, una di quelle che funzionano meglio è Truecaller. 

C’è anche sul Play Store, ma forse qui è superflua. Con pochissime eccezioni, ormai praticamente tutti i telefoni Android usano l’app Telefono di Google, che integra un ottimo servizio antispam: è la prima voce delle Impostazioni (icona dei 3 puntini in alto a destra), dovrebbe essere attivo di default, altrimenti si può attivare usando entrambi i selettori presenti.

Da quel momento in poi, il telefono nemmeno squillerà in presenza di una chiamata di spam o potenzialmente pericolosa (che sarà visibile nel Registro chiamate con un simbolo specifico) e inoltre si potrà tenere a lungo premuto sul numero di una qualsiasi chiamata in entrata per segnalarlo come spam e bloccarlo da quel momento in poi.

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