I difensori dei coinvolti: «Indagini lunghissime, costruito un teorema senza trovare riscontri»

L’avvocato Donolato: «L’attività investigativa ha prodotto poco». Le perquisizioni avevano toccato dodici regioni e centinaia di enti

L’avvocato goriziano Francesco Donolato è uno dei tanti legali che sono stati chiamati a rappresentare i quasi duecento indagati nell’ambito dell’inchiesta “Grande Tagliamento”.

È tra i pochi, però, a voler parlare dopo l’archiviazione decisa dal giudice per le indagini preliminari di Gorizia.

Un atto giunto otto anni dopo le prime perquisizioni, avviate per volere dell’allora procuratore capo del Tribunale di Gorizia, Massimo Lia, e del sostituto procuratore Valentina Bossi, che aprì il fascicolo d’indagine nel 2017.

«Ci troviamo commentare un’inchiesta partita in maniera roboante che poi ha portato a molto poco – è la riflessione di Donolato –. Il fatto che nel 2017 tutto fosse partito con oltre un centinaio di perquisizioni effettuate all’alba dà da pensare: si è costruito un teorema senza poi trovare un reale riscontro. Una vicenda che ha coinvolto decine di persone per un periodo molto lungo».

L’avvocato Donolato ha tenuto a rimarcare le difficoltà affrontate da chi, dal 2017 a oggi, è stato coinvolto nell’inchiesta: «Cittadini, imprenditori ma anche aziende. Per tutti quanto successo non è stata una passeggiata», ha sottolineato. Parole condivise anche da altri avvocati chiamati a difendere uno o più indagati, che però hanno preferito esprimere il proprio pensiero soltanto a microfoni spenti.

L’inchiesta coordinata dalla Procura di Gorizia guadagnò la ribalta nazionale, anche per la ramificazione dell’attività investigativa che, partita dal Friuli Venezia Giulia, toccò complessivamente dodici regioni: Veneto, Trentino Alto-Adige, Lombardia, Piemonte, Emilia-Romagna, Toscana, Puglia, Lazio, Campania, Sicilia, Sardegna.

L’operazione aveva comportato, fin dalle prime battute, un dispiegamento imponente di forze: a poche ore dalla conferenza stampa con cui la Procura e la Guardia di Finanza annunciarono i primi risultati dell’inchiesta, furono sguinzagliati complessivamente oltre seicento finanzieri, chiamati a effettuare perquisizioni a carico di 120 società e 220 soggetti privati.

Le Fiamme Gialle si presentarono anche nella sede della Regione, a Trieste, per acquisire documenti relativi alle operazioni di sghiaiamento del Tagliamento e dell’Isonzo: negli atti della Procura tra i soggetti offesi figurano infatti anche la Direzione centrale Ambiente e la Direzione centrale Infrastrutture e territorio, oltre a Fvg Strade, in relazione a presunte irregolarità negli appalti per la sistemazione delle strade regionali.

Nel corso delle perquisizioni erano stati sequestrati migliaia di documenti, passati al setaccio da una task force di trenta finanzieri, costituita dalla Procura con l’obiettivo di ricostruire quella “cupola” che secondo l’ipotesi accusatoria si era spartita decine di appalti.

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