Il viaggio verso la Romania di Bianca e Patrizia, aiuti alle famiglie dei ragazzi morti nel Natisone
Le salme delle due ragazze rientrate in patria: i comuni di Udine e Pradamano creano un fondo per pagare le spese di trasporto e assistere i parenti
UDINE. Due colpi di clacson, un suono sordo e tante mani alzate, nel pomeriggio di mercoledì 5 giugno, hanno salutato per l’ultima volta Patrizia Cormos e Bianca Doros, 20 e 23 anni. Le salme delle due ragazze annegate nel fiume Natisone, sono rientrate nel loro paese d’origine, la Romania, a bordo del carro funebre bianco come le bare coperte di fiori e il vestito da sposa scelto per entrambe dalla tradizione locale.
A Udine, nel piazzale della Casa funeraria Mansutti, è rimasta una scia di dolore e commozione. Giunto in Italia nelle prime ore della mattinata di mercoledì 5 giugno, poco dopo le 18, il carro funebre ha svoltato su via del Calvario per riportare le due amiche in terra natia, dove sabato sarà celebrato il funerale.
Il cordoglio
Si è chiusa così una giornata dolorosa, iniziata nella sala del commiato con una lunga processione di parenti, amici e tanta, tantissima gente comune che ha voluto esprimere vicinanza alle due madri, ai padri e alle sorelle delle vittime pur sapendo, come è stato detto nell’omelia, che «di fronte a due vite strappate non c’è nulla di razionale».
Nonostante quel nulla, però, i sindaci di Udine e Premariacco, Alberto Felice De Toni e Michele De Sabata, hanno deciso di creare un fondo per contribuire alla copertura delle spese funebre e per aiutare le famiglie dei tre ragazzi inghiottiti, venerdì scorso, dalle acque del Natisone. In quelle stesse acque si cerca ancora Cristian, il giovane che aveva raggiunto l’isolotto assieme a Patrizia e Bianca.
«Abbiamo immaginato di creare un fondo per andare incontro alle spese che devono sostenere le due famiglie e aiutare anche quella del terzo ragazzo, Cristian Casian Molnar, che ha genitori molto anziani e un fratello all’estero. Con il sindaco di Pradamano – ha spiegato De Toni – stiamo valutando di fare qualcosa di utile».
Poco prima, durante la cerimonia, il sindaco di Udine, aveva portato il cordoglio della città e di tutto il Friuli. Prima di lui l’aveva fatto il presidente della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga: pure il governatore ha assicurato alle famiglie tutto il supporto possibile. Quella di mercoledì 5 giugno è stata una giornata carica di significato e di tristezza, in cui tutti hanno portato un fiore fino a formare un tappeto fiorito tra le due fanciulle «addormentate».
Così le hanno descritte e immaginate la comunità ortodossa giunta da tutto il triveneto per stringersi attorno alle famiglie. Lo stesso ha fatto la comunità cattolica: sotto una cappa di commozione entrambe hanno condiviso le preghiere e i silenzi. Erano in tanti, troppi per riuscire a entrare tutti nella sala del commiato: una buona metà ha partecipato dall’esterno, mentre le candele accese emanavano la luce fioca e l’odore di incenso si espandeva in ogni ambiente.
La partecipazione
Davanti alla porta centrale e a quella laterale c’erano le amiche della sorella di Patrizia, adolescenti in lacrime che hanno cercato di sostenere la compagna visibilmente provata. C’erano le autorità: il procuratore della Repubblica di Udine, Massimo Lia, il prefetto, Domenico Lione, il questore, Alfredo D’Agostino, e i comandanti provinciali dei carabinieri e della Guardia di finanza.
C’era il parroco e di Pradamano, don Nicola Degano, il quale, con i suoi fedeli, continuerà a pregare per Patrizia, Bianca e Cristian, sperando che dal fiume arrivi qualche segnale utile per ritrovare il ragazzo. Non appena succederà, anche il sindaco De Sabata farà celebrare una Santa Messa a Premariacco per ricordare i tre ragazzi inghiottiti dal Natisone.
Pure Romeo Basso, il cittadino di Orsaria residente di fronte al campo base dei soccorritori, ha voluto salutare per l’ultima volta le due ragazze. Ma il saluto più toccante è stato quell’ultimo bacio della madre di Patrizia lasciato sulla fotografia della figlia prima della chiusura della bara. Mentre la gente raggiungeva il piazzale, amici e parenti si sono lasciati andare in pianti ininterrotti. Sono stati momenti intensi, dove il silenzio sembrava davvero essere l’unica via d’uscita possibile.
L’ultimo viaggio
Svanito l’alone della cronaca, rimane il dolore delle comunità locali e religiose, lo strazio dei familiari che mai avrebbero voluto accompagnare due ragazze così giovani verso il luogo dove riposeranno per sempre. Dopo le 18 le due bare sono state trasferite sul furgone bianco, dove non è stato facile trovare lo spazio per sistemare tutti i mazzi di fiori deposti, da martedì mattina, nella sala del commiato da uomini e donne in lacrime.
Nel pomeriggio di mercoledì 5 giugno, il personale della Casa funeraria non finiva più di caricare rose rosse e bianche, ortensie e gigli, ognuno esprimeva un sentimento, un pensiero, un gesto di rabbia verso quel destino davvero troppo crudele che ha strappato alla vita tre ragazzi di poco più di 20 anni.
Davanti allo strazio dei parenti saliti sulle automobili che aprivano il corteo, il carro funebre bianco è partito alla volta della Romania. Il suono ripetuto del clacson è riecheggiato muto e il saluto dei presenti si è perso in un tardo pomeriggio di giugno, avvolto in un forte sentimento di dolore e disperazione. Si è chiusa così una giornata difficile da dimenticare, mentre sul fiume Natisone i soccorritori concludevano l’ennesima giornata amara per non aver ancora ritrovato Cristian. Ora l’attenzione di tutti torna sul fiume.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto