L’abbraccio di Bianca, Patrizia e Cristian: gesto di profonda umanità tra speranza e angoscia
I tre ragazzi, avvinghiati, un corpo solo per resistere alla morte
L’amicizia e il terrore. La vita e la morte. La speranza e l’angoscia.
Il prima e il dopo. La solidarietà e la tragedia. L’abbraccio in una foto.
Bianca, Patrizia e Cristian, avvinghiati, un corpo solo per resistere alla morte.
Il video e poi la potente immagine che tutti abbiamo visto di loro tre insieme, in mezzo al Natisone. Attimi impressi nei nostri occhi. I soccorritori che si ingegnano per fermare il destino. I ragazzi che si abbracciano forte, forte e ancor più forte si sostengono, gridano, invocano aiuto. Fino a poco prima su quell’isolotto si divertivano, scattavano foto, inconsapevoli dell’allerta meteo. Che poi alla loro età la convinzione di poter sfidare il futuro è forte e comune tra i coetanei.
L’imponderabile, soprattutto per chi non conosce le insidie di quei posti. L’acqua sale all’improvviso, la portata si fa impetuosa; il cielo da sereno diventa plumbeo, il pomeriggio spensierato si trasforma in incubo, il sorriso si fa pianto e disperazione.
E tutti e tre insieme uniti nell’abbraccio. Per sentirsi forti, per fronteggiare il destino, perché la sensazione di essere uniti rende più sopportabile il buio che avanza.
Quante volte, sinceramente o con superficialità, chiudiamo una comunicazione whatsapp, un sms o una conversazione con questa parola: Un abbraccio.
Tra familiari, conoscenti, amici o partner, l’abbraccio è quel gesto che tutti apprezzano per esprimere vicinanza, comprensione, amicizia e amore. Un abbraccio può essere più efficace delle parole. Si dona, in un abbraccio ci si ritrova.
La natura impone le sue leggi che non si arginano con la tenerezza di un abbraccio, purtroppo.
E se si sogna, dopo l’abbraccio, un lieto fine, va detto che non è scontato. Quel gesto in mezzo al fiume ci stampa negli occhi una scena di umanità profonda. Stiamo insieme, insieme ce la possiamo fare. Almeno proviamo a tenerci forte, ad abbracciarci idealmente dentro ogni fiume in piena che la vita ci riserva. Perché quel gesto rimanga, resti e lasci un seme buono.
Non è stato un esito di speranza. Che almeno sia un segno di conforto.
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