Le leggende di Lillehammer: trent’anni fa l’impresa olimpica della staffetta azzurra

Il quartetto formato De Zolt, Albarello, Vanzetta e Fauner rovinò la festa già apparecchiata agli Dei norvegesi nella gara più attesa dello sci di fondo

Antonio Simeoli
Il muro norvegese allo stadio di Lillehammer davanti a Fauner (foto Solero)
Il muro norvegese allo stadio di Lillehammer davanti a Fauner (foto Solero)

Harald, il re di Norvegia, scocciato, se n’è andò poco dopo quel trionfo. Quando il Birkebeineren Skistadion, ricolmo di centomila persone, era ancora ammutolito. Quarantaquattro anni dopo il Maracanazo, Ghiggia si era trasformato in un carabiniere di Sappada, che da ragazzo portava le mucche al pascolo, si allenava sugli sci da fondo con gli amichetti e, quando vedeva il Grillo De Zolt risalire la valle del Piave in allenamento, fantasticava di poter girare il mondo come faceva lui.

Non certo un giorno di vincere l’oro olimpico nella staffetta 4x10 a casa dei norvegesi.

La memorabile volata del sappadino Fauner sul norvegese Daehlie
La memorabile volata del sappadino Fauner sul norvegese Daehlie

Invece il 22 febbraio di 30 anni fa, a meno 18 gradi, ai Giochi di Lillehammer 1994 accadde proprio questo. Maurilio De Zolt, 43 anni, di San Pietro di Cadore, Marco Albarello, 33 anni di Aosta, Giorgio Vanzetta, 33 di Cavalese e appunto il 25enne Fauner entrarono nella leggenda battendo gli Dei a casa loro.

Sì, perché quei quattro, in un’epoca in cui gli sport della neve erano trascinati dal fenomeno Alberto Tomba, erano forti, accreditati per una medaglia.

Il sappadino che ha fatto piangere una nazione: «Pronto, sono Silvio Fauner» e la signora in Norvegia restò senza parole
Silvio Fauner, 55 anni, con pettorale e medaglia d’oro; a destra con i compagni Albarello, Vanzetta e De Zolt dopo la vittoria (foto Solero)

Ma la vittoria no. Sture Sivertsen, Vegard Ulvang, Thomas Alsgaard e Bjørn Daehlie, erano un quartetto da sogno. La Finlandia anche, ora nessuno ne parla, ma c’era anche la fortissima Finlandia da battere.

Eppure accadde l’incredibile in quei Giochi arrivati solo due anni dopo Albertville per spaiarli con quelli estivi e dove Manuela Di Centa stava vincendo medaglie in tutte le gare che correva.

Accadde che De Zolt, meglio di quanto gli aveva chiesto il ct Sandro Vanoi, non perse troppo in prima frazione, Albarello fu gigante come Ulvang, Vanzetta, invece della solita rimonta, persino gara di testa e Fauner fece. .. il Giggia battendo in volata Daehlie, 43 vittorie in Coppa, a casa sua.

Nella casa del Grillo De Zolt: «Pensavano fossi vecchio»
Maurilio De Zolt, 73 anni, nella sua casa di Santo Stefano di Cadore e sul podio della premiazione a Lillehammer (Foto Solero)

Era l’anno dell’ascesa di Berlusconi, del massacro al mercato di Sarajevo, dell’uccisione di Ilaria Alpi in Somalia; del genocidio in Ruanda. Apple lanciò il primo Mc, arrivò la prima Playstation. I telefoni cellulari erano una cassettina per pochi, Internet non c’era. Figurarsi i social.

Ecco, immaginate un trionfo del genere all’epoca dei social. Il 1 maggio di quel 1994 sarebbe morto Ayrton Senna.

Se ne andò pure Kurt Cobain. In un panorama musicale dominato da Oasis e Pearl Jam, tale Aleandro Baldi con “Passerà” vincerà la domenica dopo quel “Lillehammerazo” il Festival di Sanremo. Lui nella leggenda non c’è entrato, i nostri quattro fenomeni sì.

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