Luxottica violata per 157 mila euro, il presunto hacker è stato assolto

Un cittadino nigeriano scagionato dall’accusa per non aver commesso il fatto. Ma ci sarà appello

Gigi Sosso
La sede agordina di Luxottica
La sede agordina di Luxottica

Hackerata Luxottica, ma non è dimostrato che sia stato Isioma Nnamdi.

Il cittadino nigeriano è stato assolto per non aver commesso il fatto per insufficienza o contraddittorietà della prova dal giudice Paolo Velo. Probabile che Procura della Repubblica e azienda presentino regolare appello, ma non prima di avere in mano le motivazioni della sentenza. Nnamdi era imputato in concorso, ma la Polizia postale non era riuscita a individuare il presunto complice e a portarlo a sua volta a processo.

La multinazionale agordina si è costituita parte civile, sia come Group Spa che come srl con l’avvocato di fiducia Mario Mazzoccoli, perché ha pagato due volte delle forniture: una agli imputati e l’altra al vero fornitore, che si era lamentato delle fatture insolute per 157.084,44 euro.

Potrebbe anche non sembrare una grossa cifra, tuttavia una multinazionale non butta via i soldi, soprattutto quando scopre che i propri sistemi di sicurezza non sono poi così inviolabili.

Nnamdi e il connazionale avrebbero violato la casella di posta elettronica di quest’ultimo fornitore, creandone una uguale su libero.it con l’utenza dell’imputato, ma con parametri diversi. In questo modo si sono sostituiti all’originale, inviando sette mail a Luxottica fra il 3 dicembre 2020 e il 7 gennaio 2021, nelle quali invitavano a fare i bonifici di pagamento su Iban bancari sempre diversi, che facevano riferimento a banche spagnole e non italiane. Queste continue variazioni, per di più in un periodo limitato di tempo, avevano insospettito il responsabile rischi Stefano Orsini ed era stata avviata un’utile indagine interna.

Ma la certezza che fosse successo qualcosa di anomalo e costoso è arrivata nel momento in cui L’Ufficio srl segnalava che le fatture non erano state pagate puntualmente, come succedeva di solito. È anche vero che, trattandosi del periodo del Covid-19, molti addetti ai lavori erano a casa o in smart working, ma di solito non c’erano problemi.

È partita una querela e la Procura della Repubblica di Belluno ha delegato le indagini preliminari alla sezione lagunare della Polizia postale. Gli accertamenti informatici hanno permesso di stabilire che c’era stata un’intrusione nella casella di posta elettronica de L’Ufficio e gli indagati avevano due nuovi account con dati personali di fantasia, ma collegati per forza ad altrettanti numeri di telefono.

I mittenti delle mail comunicavano dall’estero e riuscivano a dirottare i pagamenti di Luxottica sui loro conti, sottraendoli a quelli del fornitore.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto