Nella casa del Grillo De Zolt: «Pensavano fossi vecchio»

Il grande fondista di Santo Stefano di Cadore era il “nonno” dei Giochi 1994 a quasi 44 anni: «Il finlandese e il norvegese mi staccarono di poco, poi trepidai per i compagni di staffetta»

Stefano Vietina
Maurilio De Zolt, 73 anni, nella sua casa di Santo Stefano di Cadore e sul podio della premiazione a Lillehammer (Foto Solero)
Maurilio De Zolt, 73 anni, nella sua casa di Santo Stefano di Cadore e sul podio della premiazione a Lillehammer (Foto Solero)

«La strategia era chiara: portare Silvio alla pari con il norvegese. Poi si sapeva che a quel punto se la giocava al 50%. Io? Allo sprint non avevo scampo, per questo ho deciso di partire per primo».

E non andò neanche male. «Arrivai con appena 8 secondi di ritardo nella prima frazione e solo perché il cambio era in discesa, ed io ero il più leggero. Ma se ci fosse stata un’altra salita, arrivavo alla pari. E pensare che quei due ridevano sotto i baffi, pensavano che il vecchietto non ce l’avrebbe fatta a tenere il loro ritmo».

Le leggende di Lillehammer: trent’anni fa l’impresa olimpica della staffetta azzurra
Il muro norvegese allo stadio di Lillehammer davanti a Fauner (foto Solero)

Maurilio De Zolt ricostruisce così la fantastica staffetta 4x10 di Lillehammer, l’oro olimpico del 1994. Quei due che sembravano snobbarlo, per la cronaca, erano il finlandese Mika Myllylä e il norvegese Sture Sivertsen che, pochi giorni dopo, sarebbero arrivati secondo e terzo nella 50 km a tecnica classica.

Ironizzavano forse sui 43 anni e mezzo di Maurilio. «E poi l’attesa, attaccato allo schermo a vedere cosa facevano i miei compagni. E infine la festa. È un bel ricordo».

Il Grillo Maurilio De Zolt da Presenaio (San Pietro di Cadore) per età avrebbe potuto essere il padre di quegli atleti che invece sapeva ancora battere. Ricorda che quando lo chiamarono la prima volta in nazionale, a 27 anni, gli chiesero: “A cosa aspira?”, lui rispose: “Come a cosa aspiro, a vincere una medaglia, è ovvio”.

Il sappadino che ha fatto piangere una nazione: «Pronto, sono Silvio Fauner» e la signora in Norvegia restò senza parole
Silvio Fauner, 55 anni, con pettorale e medaglia d’oro; a destra con i compagni Albarello, Vanzetta e De Zolt dopo la vittoria (foto Solero)

E le medaglie per il Grillo, il fondista più famoso d’Italia, poi sono arrivate, e tante. Un po’ tardi rispetto ai suoi colleghi, che a trenta anni la carriera l’avevano finita. Lui invece l’ha cominciata praticamente proprio a 27 anni e conclusa a quasi 44 con l’oro olimpico nella staffetta a Lillehammer.

Mezza storia del fondo italiano in una vetrinetta Maurilio De Zolt ha un palmares davvero unico: 3 medaglie olimpiche, oltre all'oro di Lillehammer del 1994, due argenti nella 50 km di Calgary del 1988 e nella 50 km di Albertville del 1992; 6 medaglie ai Mondiali: oro a Oberstdorf nella 50 km del 1987, 3 argenti nella 50 km e nella staffetta a Seefeld del 1985 e nella staffetta a Falun del 1993; 2 bronzi nella 15 km a Seefeld e nella 50 km in Val di Fiemme del 1991; 4 ori nella Marcialonga, vittorie nella Coppa del Mondo, titoli nazionali etc. etc. Le coppe e le medaglie che conserva nel suo salotto, nella casa di Campolongo di Cadore, sono tantissime.

Molte altre sono in cantina per problemi di spazio. E lui è affezionato a tutte, per ciascuna ha un ricordo affettuoso, incarnano la fatica e la sfida di questo piccolo uomo che ha saputo diventare grande senza perdere l'umiltà che rende davvero grandi. E che ancora oggi è in perfetta forma: 68 kg per 169cm .

Peso forma, come fai? «Mi alzo alle tre e mezzo, quattro del mattino e vado a correre. I muscoli bisogna tenerli allenati perché ad una certa età - sorride - rischiano di essere meno elastici».

Appesa al balcone di casa c’è una bandiera tricolore, in onore di Lisa Vittozzi. «Non mi sono perso una gara, davvero brava».

E stasera (giovedì 22 febbraio) la festa a Sappada con i mitici Marco Albarello, Giorgio Vanzetta e Silvio Fauner. «Vado per rivedere gli amici e perché siamo qui vicini, ma io le feste non le ho mai amate, come i viaggi. Preferisco il relax della mia casa, i nipoti, il giardino. Sono fatto così. Mi piace la vita quotidiana, le corse, che faccio ancora più volte a settimana, fino a Casera Razzo attraverso la Val Frison e la Forcella Lavardet, o a Sappada dal passo della Digola, sempre partendo da qui, da Campolongo. Mi piace vivere in famiglia con mia moglie Donatella».

Ma sei un mito, forse più all’estero che in Italia. «Sì, nei paesi nordici mi hanno sempre considerato e trattato come uno di loro, con grandissimo rispetto. In Italia ancora oggi mi invitano, ma dico sempre di no. Non son fatto per queste cose».

La sua vita in 23 quadri. C’è però un sentiero, il “Tréi dal Grillo”, che ripercorre vita e gesta di uno sportivo d’altri tempi, come Maurilio De Zolt, il fondista conosciuto in tutto il mondo, il campione della tenacia e della fatica.

Un itinerario che parte da Presenaio, suo paese natale, e giunge a Campolongo, dove il Grillo vive, che è stato realizzato nel 2017 e che rappresenta una vera attrazione turistica per i tanti amanti del fondo.

Ventitre tabelloni realizzati dalle abili mani di pittori, scultori, grafici e fotografi che, nelle loro opere, hanno saputo sintetizzare una vita del tutto eccezionale.

Vi hanno partecipato artisti come Olga Riva Piller, Vico Calabrò, Nazareno Corsini, Elio Silvestri, Giusto De Bettin, Avio De Lorenzo, Fabio Vettori. Un omaggio del Comelico al Grillo, per raccontare con le immagini una carriera unica e delle tante medaglie vinte.

Ma qual è la più bella? «Difficile dire. Forse Oberstdorf, forse Lillehammer. Ma è come per i figli, come fai a preferirne uno? Sono tutti belli».

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