Patrizia e quell’ultima chiamata alla mamma prima di andare al fiume: «Sapeva nuotare, ha aspettato l’amica. Sono morti in diretta»

Mihaela Cormos, accompagnata dal marito Ioan, accanto alla bara dove riposa il loro “angelo” vestita da sposa accanto alla sua amica Bianca

I genitori di Patrizia Cormos alla camera ardente a Udine © Foto Petrussi
I genitori di Patrizia Cormos alla camera ardente a Udine © Foto Petrussi

UDINE. L’ha stretta forte, tirandola a sè. Le ha preso il volto tra le mani e guardando un’amica di sua figlia, mamma Mihaela le ha sussurrato: «Continua ad ascoltare la sua musica. Patrizia era gioia e vita pura. Continua a essere brava con i tuoi genitori come lo era lei».

L’ha accarezzata, dolcemente. E poi si è avvicinata al marito Ioan, accanto alla bara dove il loro «angelo» riposa vestita da sposa, accanto alla sua amica Bianca Doros. Si sono abbracciati, si sono fatti forza affrontando i giornalisti assiepati fuori dalla Casa funeraria Mansutti.

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I video della tragedia

Si stringono l’uno all’altra la mamma e il papà di Patrizia. «Mia figlia e i suoi amici potevano essere salvati. Invece di fare video, potevano andare ad aiutarli» dice Mihaela. «Io non sono riuscita a vedere quei video, non ho la forza di vedere Patrizia e i suoi amici lottare per la vita. La loro è stata una morte in diretta».

Le immagini esposte alla Casa funeraria Mansutti dove è stata allestita la camera ardente per le due ragazze (Foto Petrussi)
Le immagini esposte alla Casa funeraria Mansutti dove è stata allestita la camera ardente per le due ragazze (Foto Petrussi)

L’ultima chiamata

Ricorda l’ultima chiamata con la sua Patrizia mamma Mihaela mentre alla Casa funeraria le persone continuano ad arrivare per salutare le due ragazze strappate via alla vita dalla furia del Natisone. «Mia figlia mi ha chiamato alle 11.58 – dice –, chiedendomi se poteva andare via con i suoi amici a Premariacco, in un posto dove non era mai stata e che aveva scoperto su internet. Io le avevo detto di stare a casa, giovedì eravamo state a parlare fino alle 2.30 di notte, poi lei aveva studiato fino alle 4.30 e si era svegliata due ore dopo. Poi si era preparata per il pre esame e quando mi aveva chiamata era felicissima perché le era andato bene».

PER APPROFONDIRE

Mihaela prova a insistere, ma Patrizia le assicura: «Mamma, andiamo a scattare qualche foto, stiamo al massimo un’ora, facciamo una passeggiata e poi quando torno a casa mi metto a dormire». Non la sentirà più. «Di solito noi ogni ora ci mandavamo un messaggio per dirci che era tutto ok – aggiunge –, era il nostro “codice”. Quel giorno stranamente non ci siamo scritte. Alle 17 ho cominciato a preoccuparmi perchè non era ancora rientrata a casa. Il telefono era irraggiungibile e ho iniziato a temere che le fosse successo qualcosa di grave».

Il via vai di persone

In via Calvario arrivano gli amici di Patrizia. In mano hanno dei fiori e un cartellone. “Per Patty” c’è scritto. A lei che ha insegnato loro a essere gentile, a lei che sarà per sempre “la stella più luminosa del cielo”. I volti rigati dalle lacrime, si chiudono in un silenzio fatto di dolore. Non vogliono parlare.

L’hanno detto anche al direttore dell’Accademia di belle arti di Udine Belle Arti “G.B Tiepolo” Fausto Deganutti, arrivato alla Casa funeraria. «I ragazzi sono distrutti, ci hanno detto che le parole servono poco in queste circostanze. All’ingresso dell’Accademia hanno posto sopra un tavolo una serie di pensieri e un peluche, ricordi che porteremo alla famiglia che sono testimonianza di affetto» dice. In via Calvario arriva anche il sindaco di Udine Alberto Felice De Toni «per testimoniare la vicinanza di tutta la città di Udine ai famigliari delle due ragazze» dice.

La chiamata al 112

Mihela ripercorre ogni istante di quella giornata. E lo ribadisce, ancora: «Secondo me Patrizia si poteva salvare. Le ho insegnato a nuotare. La sua amica Bianca no e lei l’ha aspettata, era proprio da Patrizia che aveva un cuore così grande. Ha chiamato il 112 dicendo “Venite a salvarci”. come è possibile che siamo più presi a fare i video e avere dei “mi piace” ma nessuno si è precipitato a salvare tre ragazzi, è una cosa pazzesca, a cui non riesco a trovare una spiegazione. Io non so se è stato il destino ma secondo me si poteva fare di più». «Io ringrazio chi l’ha cercata e chi l’ha trovata perchè io ora posso piangere sulla sua bara. Spero che Dio ci dia la forza di sopravvivere».

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Da sinistra Bianca Doros e Patrizia Cormos

Il ricordo della figlia

«Patrizia era unica al mondo, era benvoluta da tante persone, perchè lei sapeva donare amore. Era una figlia bravissima, obbediente, studiava, lavorava, si divertiva con i suoi amici. Era pura gioia. Ogni giorno mi mandava i messaggi su Whatsapp “Mamma ti amo, ti voglio bene, sei la mamma più buona del mondo”. Mi chiedeva sempre se poteva uscire. Ogni mattina si alzava e mi dava il buongiorno e poi salutava il nostro cagnolino. L’abbiamo educata, così come la nostra figlia più piccola, a crescere rispettando gli altri. Lei voleva sempre viaggiare, divertirsi, era una gioia di ragazza». «Una angelo e io voglio ricordarmela con il suo splendido sorriso che portava gioia a tutti» aggiunge il papà.

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«Mai più tragedie simili»

Saranno sepolte nel loro città natale, a Tarna Mare in Romania. «La portiamo a casa, – aggiunge Mihaela - vestita da sposa, come vuole la nostra tradizione per il suo ultimo viaggio in cielo. Là ci aspetteranno tanti amici. Io ora non chiedo giustizia. L’unica cosa è che mi auguro che i nostri ragazzi non siano morti invano, che non succeda più una tragedia simile, che la prossima volta si faccia presto, che siano pronti a intervenire. Abbiamo perso nostra figlia e non ce la riporterà nessuno, ma la ricorderemo come l’amore più puro che possa esistere». Accanto alle bare delle due giovani vengono posti i fiori. Una foto le ritrae insieme, con i loro sorrisi dolci. «Vede – aggiunge infine– noi non ci siamo vestiti di nero, ma i nostri abiti hanno colori chiari, perchè mia figlia era gioia pura che tutto illuminava». —

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