Non più tra Udine e Venezia, Pordenone ora ha un posto sulla mappa
Incassato il titolo, conquistato un brand, disegnate nuove occasioni di business, c’è ora da compiere il passo successivo, quello in cui la città è veramente esperta: rimboccarsi le maniche

Pordenone capitale della cultura 2027 è un successo di squadra, con radici antiche e profonde.
La storia di Portus Naonis, la città con lo stemma dalle porte aperte, parte da lontano, da un piccolo territorio ambito, dal 1000 al 1200, dal Patriarcato di Aquileia, dai Conti di Gorizia, dalla Marca Trevigiana. Un Nord Est dei primordi che oggi festeggia, lungo le sponde del Noncello, una trasformazione e una vittoria che valicano i confini del Friuli occidentale.
La piccola Manchester, la fucina degli schei, ha indossato toga e tocco.
In una carrellata di immagini scorrono i metalmezzadri, l’epoca dei marchi storici Zanussi, Seleco, Scala, Galvani, il Great Complotto nella musica, i festival culturali crocevia di genti e filosofie, Pordenonelegge, Dedica, le Giornate del Cinema Muto, la medaglia d’oro olimpica di Daniele Molmenti nello sport.
Non più soltanto la terra di Pasolini, Carnera e della diga del Vajont. O di una squadra di calcio senza stadio che, girando raminga, ha sfiorato la Serie A finendo come Icaro.
Non più “tra Udine e Venezia”, né “Presente la Base di Aviano? Lì vicino”. Pordenone ha trovato il suo posto sulla mappa
La città dormitorio a meno di un’ora da mare e montagna, che desta sorpresa quando primeggia nelle classifiche della qualità della vita, la città delle banche, dei servizi ma anche dei migranti all’addiaccio nel Bronx, si vede attribuito un nuovo status, una dimensione conquistata negli anni sotto traccia ma mai, sino a ora, pienamente riconosciuta.
Ricordate Benvenuti al Nord, con Bisio e Siani? «Pordenone? Che brutta morte…». O i provincialotti di “To Rome with love” di Woody Allen arrivati, guarda caso, dallo stesso piccolo comune? O ancora le canzoni su Pordenoia, la Pordenone-Barcelona degli Oblivion, intonata sulla base dei Queen da Vanessa Incontrada a Zelig? Ecco, a questo tipo di narrazione è stato imposto un confine temporale. Pordenone ha trovato il suo posto sulla mappa. Non più “tra Udine e Venezia”, né “Presente la Base di Aviano? Lì vicino”.
Insieme ai rappresentanti politici delle amministrazioni succedutesi nel tempo, da chi ha immaginato a chi ha finalizzato il percorso, festeggiano le realtà culturali, le associazioni, tutti coloro che hanno lavorato a dossier e candidatura. Hanno vinto gli angeli di Pordenonelegge, i sodalizi di volontariato operosi nel silenzio, le persone che hanno saputo accogliere i visitatori con un sorriso, quelle che hanno fatto dire ai turisti “Ma che splendida città, non immaginavamo…”.
Ha sorriso, tutto di fretta, Bruno Redivo del Municipio, ha portato la sua pietanza migliore Ilario Sartor de La Vecia Osteria del Moro, ha trovato un nuovo modo geniale di festeggiare Maurizio Lucchetta.
E adesso avanti. Incassato il titolo, conquistato un brand, disegnate nuove occasioni di business, c’è da compiere un ultimo passo: rimboccarsi le maniche. Stavolta non dopo un terremoto o un’alluvione, ma per una prospettiva più serena e luminosa.
La Pordenone che rappresenterà l’Italia nel mondo dovrà essere veramente una Città che sorprende. E che adesso ha un’occasione d’oro per comunicare su larga scala tutto il buono che c’è (e che spesso sfugge anche a chi la vive). Non più le corse per salire sul carro quando splende il sole e le fughe quando arrivano i nuvoloni. Non più il vittimismo dei campanili e gli scaricabarile. La città paese deve trasformarsi realmente in una piccola capitale e la strada migliore per arrivarci è proprio la cultura.
Le librerie del centro sono piene di giovani. Germogliano, da palazzo del fumetto ai musei alle rassegne in fiera, nuovi e promettenti iniziative. Ascoltiamo di più questi ragazzi, assecondiamone la creatività, liberiamoli da vecchi schemi e incrostazioni.
Martedì 12 marzo ha vinto una Pordenone davvero con le porte aperte, una provincia che ha imparato a fare sistema e a conoscere orgoglio e senso di appartenenza. Venitela a scoprire, non ve ne pentirete.
P.S. Spoiler: quel bellissimo duomo in fondo al corso... è il municipio.
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