Quattro chiamate di Patrizia, poi tutto è successo in mezz’ora: che cosa sappiamo dell’inchiesta sulla tragedia del Natisone

Si indaga per omicidio colposo: la Procura sta accertando se nei soccorsi ci sono stati ritardi e negligenze

Giacomina Pellizzari
Il procuratore Massimo Lia con il capitano Ciliberti (a sinistra) e il colonnello Ianniello © Foto Petrussi
Il procuratore Massimo Lia con il capitano Ciliberti (a sinistra) e il colonnello Ianniello © Foto Petrussi

Dall’isolotto sul fiume Natisone dove si era trovata intrappolata, Patrizia Cormos ha chiamato quattro volte la centrale operativa del 112.

Dal telefonino della studentessa la prima richiesta di aiuto è partita alle 13.29, all’operatore la ragazza ha fornito nome, cognome e luogo di residenza e pare abbia pure chiesto di avvertire la mamma.

Qualche minuto più tardi, dallo stesso telefonino, è partita la seconda chiamata al Nue, è seguita una terza, mentre l’ultima è rimasta senza risposta.

Dalle 13.29 al momento in cui Patrizia, 20 anni, l’amica Bianca Doros, 23 anni, e Cristian Casian Molnar, 25 anni, tutt’ora disperso, vengono inghiottiti dal fiume, è passata circa mezz’ora.

PER APPROFONDIRE

Su questo arco di tempo indaga la Procura della Repubblica che, dopo il rinvenimento dei corpi privi di vita di Patrizia e Bianca, ha ipotizzato il reato di omicidio colposo aprendo un procedimento a carico di ignoti.

Si tratta di una scelta tecnica e procedurale per poter svolgere tutti gli accertamenti e «ricostruire compiutamente i fatti».

Lo ha spiegato nel corso della conferenza stampa indetta nel Comando provinciale dei carabinieri di Udine, il procuratore Massimo Lia, precisando che, in questa fase, la Procura non ha «acquisito elementi per poter ipotizzare condotte negligenti da parte di soggetti terzi che in qualche modo abbiano contribuito a causare la morte delle ragazze».

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Sui loro corpi non è stata disposta l’autopsia: «La dinamica dei fatti, la documentazione che tutti abbiamo visto e l’esame esterno compiuto dal medico legale – ha aggiunto il procuratore –, consentono di individuare senza margine di dubbio la causa del decesso che è asfissia da annegamento e traumatismi vari».

Mercoledì 5 giugno, da Udine, dopo la celebrato dell’ultimo saluto, le salme saranno trasferite in Romania dove sabato si svolgeranno i funerali.

L’inchiesta

Partendo dalla prima chiamata di soccorso effettuata da Patrizia alle 13.29 di venerdì scorso quando lei e i suoi due amici hanno capito che l’acqua del fiume stava salendo e che sarebbe stato impossibile portarsi in salvo, la Procura sta effettuando tutte le verifiche, anche attraverso la raccolta di diverse testimonianze, per accertare – queste le parole del procuratore – «se i soccorsi sono stati tempestivi, se ci sono state problematiche e fatti che possono, in qualche modo, aver inciso sulla morte delle ragazze».

Gli accertamenti sono nella fase iniziale e, quindi – ha continuato Lia –, «nulla si può escludere nel proseguo dell’attività investigativa». Il procuratore non ha escluso la fatalità proprio perché tutto si è svolto in mezz’ora, in questo lasso di tempo da una situazione di apparente tranquillità si è passati al tumultuoso scorrere del fiume Natisone che poi ha travolto i tre ragazzi.

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Bianca Doros e Patrizia Cormos

La magistratura, ha voluto specificare il procuratore, non effettua «valutazioni di tipo politico-amministrativo che non ci competono», accerta i fatti per verificare se si configurano «responsabilità colpose di tipo omissivo nel senso che non si è intervenuti tempestivamente per approntare i mezzi che avrebbero consentito il salvataggio dei giovani».

Con queste precisazioni, il procuratore ha sgombrato il campo da eventuali attribuzioni di responsabilità prima della chiusura delle indagini. Gli inquirenti stanno raccogliendo e vagliando ogni elemento utile anche per stabilire se l’elisoccorso, con il tecnico vericellista a bordo e il un tecnico del soccorso alpino a bordo, andava attivato immediatamente da chi gestiva l’intervento di soccorso.

I tempi

Le indagini si concentrano sulla tempistica: «Posso dire – ha proseguito il procuratore – che la prima telefonata di allarme è stata effettuata dalla ragazza alle 13.29».

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Questo è un dato certo confermato dal telefonino di Patrizia recuperato danneggiato nelle acque del Natisone, ma non in modo rilevante. Tutto è oggetto di verifica e accertamento, compresa la cartellonistica presente nei pressi del ponte romano a Premariacco, dove si sono recati i ragazzi a fotografare il fiume quando la piena non era ancora arrivata, e i tempi, stimati in circa 5 minuti, impiegati dai vigili del fuoco per giungere sul posto.

Qualche minuto dopo le 13.29 la centrale operativa del Nue ha ricevuto la seconda chiamata di Patrizia seguita da quella di un cittadino che alle 13.47 ha composto sul telefonino il 112 per segnalare la situazione di pericolo in cui si trovavano i tre ragazzi bloccati nelle acque del Natisone.

Quella chiamata ha determinato l’attivazione dell’elisoccorso decollato da Campoformido alle 14.07 e giunto sul posto alle 14,14 quando era ormai troppo tardi.

Qualche minuto dopo le 13.47 Patrizia ha composto per altre due volte il 112: l’ultima chiamata è rimasta senza risposta. La Procura acquisirà i file delle telefonate per verificare anche il tono delle chiamate.

Compresa quella effettuata da un cittadino al comandante della locale stazione dei carabinieri. In questa mezz’ora anche i vigili del fuoco hanno chiesto l’intervento del loro elicottero, Drago 149 decollato da Venezia alle 1403, giunto sul fiume alle 14.28 quando l’elisoccorso aveva già effettuato una prima perlustrazione. Entrambi i mezzi sono arrivati sul luogo della tragedia troppo tardi rispetto alla furie della acque che aveva già trascinato via Patrizia, Bianca e Cristian. L’elisoccorso è stato richiamato alla basse alle 14,44, mentre Drago 149 è rimasto operativo fino alle 15.33. A quell’ora il mezzo dei vigili del fuoco è rientrato all’aeroporto di Trieste.

I sistemi di soccorso

Gli inquirenti stanno accertando anche se gli operatori della centrale operativa del Nue (Numero unico di emergenza) e i vigili del fuoco giunti per primi sul posto hanno seguito le procedure corrette.

A seguito della prima chiamata fatta da Patrizia, il Nue ha attivato il soccorso tecnico urgente girandolo, per competenza, ai vigili del fuoco. A seguito della chiamata effettuata dal cittadino alle 13.47, invece, il Nue ha attivato l’elisoccorso. Lia ha fatto notare che a seconda della segnalazione ricevuta, gli operatori del Nue smistano le chiamate agli organi competenti.

«Molte volte – ha chiarito il procuratore – la persona che chiama non fornisce indicazioni precise, è agitata». Anche questi aspetti saranno presi in considerazione per accertare il grado di difficoltà registrato dall’operatore del Nue nel localizzare la zona e diramare l’allerta.

Allo stesso modo sarà accertato pure il rispetto di eventuali protocolli operativi anche perché – sono sempre le parole del procuratore – «alle volte si rischia la sovrapposizione di competenze che può complicare o ritardare determinati interventi. Non mi riferisco alla vicenda specifica, verificheremo – ha ribadito Lia – se per caso c’è stato qualche disguido che possa aver ritardato i soccorsi».

A specifica domanda, Lia non è entrato nel merito dell’orario di attivazione dell’elisoccorso, definendo questo punto «rilevante al fine dell’inchiesta penale». Gli inquirenti stanno sentendo diversi testimoni, persone che venerdì scorso, dopo le 13, si trovavano sul posto anche prima che i ragazzi venissero trascinati via dall’acqua. Saranno analizzati i video ripresi di alcuni di loro dal ponte romano prima e dopo i soccorsi.

La richiesta del ministro

Il procuratore ha garantito massima disponibilità a chiarire ogni dettaglio anche ai ministeri a Roma, nonostante, al momento, non abbia ricevuto alcuna richiesta.

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La lettera con cui il Gabinetto del ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, richiede formalmente, e «con urgenza» una dettagliata relazione sulle attività svolta dalle strutture pubbliche, è stata indirizzata alla Prefettura di Udine. La Procura non è stata contattata dal ministro, sarà il prefetto, Domenico Lione, a inviare a Roma la relazione.

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