Erba alta e nessuna protezione per i binari, così Basiliano è diventato il luogo più semplice per l’assalto
Lasciati dopo lo scontro tra i tifosi dell’Udinese e del Venezia bastoni, passamontagna e spranghe. Per gli assalitori nessun problema avvicinarsi al convoglio: le recinzioni proteggono solo la parte dei binari più a ridosso della stazione
Sulla banchina della stazione ferroviaria di Basiliano ci sono ancora i vetri dei finestrini rotti. Sui binari e sulle traversine le macchie di sangue delle persone ferite. Ma è nell’erba che costeggia le rotaie che sono più evidenti i segni della guerriglia tra ultrà dell’Udinese e del Venezia. Bastoni, manici di vanghe, spranghe in ferro, cinture. Ma anche passamontagna, guanti e occhiali. Oggetti abbandonati rapidamente all’arrivo della polizia sabato sera, prima di darsi alla fuga ed evitare di essere fermati.
Il giorno dopo
Il giorno dopo l’assalto dei tifosi friulani e austriaci al treno che trasportava gli ultrà del Venezia, la stazione di Basiliano racconta la violenza di quanto accaduto poche ore prima. E dimostra anche come sia stato semplice, per gli assalitori, raggiungere i binari e bloccare il convoglio partito pochi minuti prima da Udine.
Domenica mattina c’era ancora una delle auto con targa austriaca usata per raggiungere la stazione dai sostenitori del Salisburgo, gemellati da oltre vent’anni con quelli dell’Udinese. Le recinzioni proteggono solo la parte dei binari più a ridosso della stazione. Il resto è raggiungibile senza scavalcare, semplicemente percorrendo un ripido sentiero. Lo facciamo anche noi e tra lattine vuote di birra Stiegl (marca salisburghese di cui si trovava traccia anche all’esterno del covo della Curva Nord, nel quartiere dei Rizzi), passamontagna gettati a terra e spranghe, in pochi secondi raggiungiamo i binari. Anche da qui, sabato sera, gli ultrà bianconeri sono passati per arrivare sulla banchina e circondare il treno con i lagunari a bordo.
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Il racconto del testimone
Ha visto tutto Paride Cecconi, titolare dell’officina che si affaccia proprio sulla stazione: «Stavo rientrando con il camion quando ho notato che l’area attorno ai binari si stava riempiendo di persone incappucciate – è il suo racconto –. Ho visto del fumo rosso e inizialmente pensavo che avessero dato fuoco a un’auto. Poi ho scorto il treno in arrivo. Rallentava e veniva bersagliato dal lancio di sassi e pietre. A quel punto le persone incappucciate hanno infranto i vetri con bastoni e spranghe con catene».
Dal convoglio sono scesi gli ultrà del Venezia ed è cominciata la mega rissa: «Scene del genere non le avevo mai viste, caratterizzate da una violenza inaudita – ha aggiunto Cecconi –. Si sentiva parlare tedesco e all’inizio ho fatto fatica a capire cosa stesse succedendo. Questo non può essere considerato calcio, è una vergogna», ha continuato tornando verso la sua officina. «Questa è una stazione tranquilla, qui non è mai successo nulla», ha concluso, accelerando il passo e borbottando.
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