A Roma la trattativa sul terzo mandato, Fedriga: «Bisogna fare sintesi»
Il presidente della Regione: «Discussione in corso all’interno della maggioranza». Sull’autonomia: «È nel programma, serve a far rispettare la Costituzione»
Parola d’ordine: sintesi. La evoca Massimiliano Fedriga, parlando a margine della Conferenza delle Regioni, tornando sul tema del terzo mandato dei governatori, rinfocolato dall’aut-aut di Luca Zaia. Qualcosa si muove a Roma. Ed è inevitabile che sia così: un accordo andrà trovato, per evitare che il governo prosegua la navigazione in acque agitate nella seconda parte della legislatura. «Oggi penso ci sia una discussione all’interno della maggioranza di governo e spero che si trovi la migliore sintesi possibile», ha detto Fedriga, che è tornato a parlare anche della «compattezza della coalizione» sull’autonomia differenziata.
Terzo mandato, trattative romane
Il calendario detta le priorità. E la priorità è la partita del Veneto che, salvo rinvii (la Lega chiede di votare nel 2026), andrà alle urne già in ottobre. Ma il dibattito sul terzo mandato interessa, specie dopo le frizioni dicembrine, anche in Friuli Venezia Giulia, dove le forze di maggioranza si sono mosse con ampio anticipo rispetto alla scadenza della consiliatura, avviando un confronto ad ampio respiro per riformare la legge elettorale.
A Roma se ne parla e non può essere altrimenti, considerata la prova di forza muscolare della Lega, che ha fatto quadrato attorno a Zaia e consegnato al segretario Matteo Salvini l’incarico di guidare le trattative con i colleghi degli altri partiti, ovvero Giorgia Meloni e Antonio Tajani.
Nei giri di chiamate febbrili più di qualcuno ha composto anche il numero di Fedriga, ascoltatissimo nel Carroccio e, complice il suo ruolo a capo della Conferenza delle Regioni, anche dai maggiorenti del governo. E a chi l’ha interpellato, il governatore del Friuli Venezia Giulia ha ribadito quello che ha scandito ieri davanti ai microfoni dei giornalisti: «Il terzo mandato? Il tema non è il futuro di Zaia, ma quello del Veneto e del sistema democratico italiano. Ritengo – ha detto Fedriga – che dove c’è l’elezione diretta i cittadini possano scegliere, quindi la totalità degli elettori ha la possibilità di confermare un governatore e una maggioranza, o fare altre scelte».
Equilibri e riforme
«È importante mantenere questa possibilità; dire invece che per norma i cittadini non possono scegliere è sbagliato. La democrazia sta in mano al volere del popolo e vogliamo semplicemente confermare questo». Bisognerà trovare la quadra con gli alleati: quelli che rivendicano il diritto a designare i candidati governatori sulla scorta dei mutati rapporti di forza all’interno della coalizione (Fratelli d’Italia) e quelli che per principio considerano il mandato-ter un errore (Forza Italia). Un gioco d’incastri dall’esito affatto scontato: in ballo le riforme (autonomia, premierato, giustizia), ma anche le trattative sulle nomination nelle Regioni, con Fdi che oltre al Veneto punta la Lombardia, altra roccaforte leghista.
Autonomia, «coalizione compatta»
Il presidente della Regione ha parlato anche dell’autonomia differenziata, altro tema portante del dibattito politico degli ultimi giorni dopo lo stop al referendum imposto dalla Corte costituzionale. «L’autonomia è nel programma è stata votata dalla maggioranza e non vedo perché non dovrebbe esserci compattezza», ha riflettuto Fedriga, rispondendo a chi gli chiedeva delle differenti posizioni espresse dalle anime del centrodestra dopo la sentenza. Perché se la Lega ha esultato e Fratelli d’Italia ha in larga maggioranza scelto la via di un cauto silenzio, Forza Italia è tornata a chiedere maggiore attenzione agli alleati sui Lep, i livelli essenziali delle prestazioni.
«L’Autonomia non soltanto è costituzionale ma serve a far rispettare la Costituzione – ha aggiunto –. Non a caso la Consulta stessa, almeno nella prima nota inviata, dice che se si vuole togliere l’autonomia differenziata bisogna cambiare la Costituzione, quindi è un incentivo ad ascoltare i rilievi che la Consulta aveva fatto precedentemente, a fare le dovute correzioni e andare avanti per permettere che le Regioni a statuto ordinario possano sfruttare l’Autonomia e migliorare l’assetto istituzionale del Paese».
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