Tragedia del Natisone, cambia il fascicolo: ora gli indagati sono noti
La conferma è arrivata dall’avvocato Laghi, che ha letto della modifica sul portale giustizia: «Non mi sorprende»
Il fascicolo aperto dalla Procura di Udine per fare luce sulla tragedia del Natisone non è più a carico di ignoti. La conferma che ci sono uno o più indagati (ancora non è chiaro il numero) è arrivata dall’avvocato di Cristian Casian Molnar, uno dei tre ragazzi trascinati via dalla corrente il 31 maggio 2024, Gaetano Laghi. «Il fascicolo è passato dal modello 44 al modello 21, e cioè da indagati ignoti a indagati noti – sono le parole di Laghi –. Non ho ricevuto comunicazioni ufficiali, ma è ciò che si evince dal portale giustizia, strumento che noi avvocati utilizziamo per presentare le istanze. Si può dire che è ufficiale stando alle informazioni contenute in questo portale», ha aggiunto.
L’avvocato di Molnar, il venticinquenne morto nelle acque del Natisone insieme a Bianca Doros, 23 anni, e a Patrizia Cormos, 21 anni, si trova ancora a Milano, e non ha avuto modo di confrontarsi direttamente con la Procura di Udine. «Nei prossimi giorni sarò in Friuli e cercherò ulteriori informazioni». La notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di una o più persone, però, non l’ha colpito più di tanto: «Credo sia uno sbocco naturale delle cose, non mi sorprende».
Dagli uffici di via Lovaria non arrivano conferme, con il procuratore capo Massimo Lia che qualche giorno fa si era limitato a ribadire come le indagini preliminari non si fossero ancora concluse. Per il resto viene mantenuto il massimo riserbo sull’indagine, con i carabinieri che hanno già provveduto a depositare l’informativa sul caso, dando così modo al titolare del fascicolo, Letizia Puppa, di valutare se e verso chi ascrivere una responsabilità penale colposa sulla morte dei tre ragazzi. Stando alle anticipazioni dell’avvocato Laghi, questa verifica avrebbe già prodotto i primi risultati, con l’individuazione dei primi indagati. L’inchiesta, fin dall’inizio, si è incentrata sul fattore tempo, e quindi sulle modalità e sulle tempistiche di chi ha attivato i soccorsi (il Nue 112?), di chi è intervenuto sul posto (vigili del fuoco? Sores?) e di chi non ha regolamentato in maniera corretta l’accesso al greto del Natisone (il Comune di Premariacco?).
Le domande che ormai da sei mesi rimbombano nelle teste dei famigliari e degli amici di Cristian, Bianca e Patrizia sono se i tre ragazzi potevano essere salvati e in che modo, e se qualcuno ha commesso degli errori risultati poi fatali ai tre giovani. Per ora, come detto, nessuno ha ancora ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini preliminari e l’eventuale rinvio a giudizio, ma è facile immaginare che tale atto possa giungere ai diretti interessati e ai loro avvocati entro la fine dell’anno.
Quel tragico 31 maggio i tre ragazzi si erano portati sul greto del Natisone, sotto il ponte Romano, per scattare qualche foto. Nel giro di poco l’acqua ha iniziato a salire, alimentata dalle forti piogge cadute a monte, nelle valli del Natisone. I tre ragazzi si sono ritrovati con l’acqua alle caviglie senza avere la lucidità di trovare una via di fuga. La situazione è precipita nell’arco di poco: Patrizia ha chiesto aiuto con il suo telefono cellulare, la macchina dei soccorsi si è mobilitata e sul posto sono arrivati i vigili del fuoco. Questi ultimi hanno invitato i tre ragazzi ad abbracciarsi, nel tentativo di resistere alla corrente che si faceva sempre più forte, tentando di raggiungerli, ma senza riuscirci. Uno alla volta i tre ragazzi si sono staccati e sono stati trascinati via. C’è chi ha ripreso la scena con il telefonino, consegnandola al ricordo collettivo. Il Natisone restituirà i loro corpi con tempistiche diverse: dopo 48 ore quelli di Patrizia e Bianca, dopo 23 giorni quello di Cristian.
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