Tragedia del Natisone, cosa può essere andato storto? Domande e risposte sui protocolli dei soccorsi

Dalle linee telefoniche utilizzate alla sequenza di azioni: come vengono gestite le richieste che arrivano al Nue 112. Ecco i punti chiave

Christian Seu
A sinistra, i soccorsi nei minuti immediatamente successivi alla tragedia, a destra le ricerche nei giorni seguenti
A sinistra, i soccorsi nei minuti immediatamente successivi alla tragedia, a destra le ricerche nei giorni seguenti

Questione di procedure. Rigide, decodificate, inserite in protocolli che devono essere attuati in pochi secondi, sotto pressione, da chi riceve le richieste di soccorso che transitano attraverso il 112, numero unico per l’emergenza in Friuli Venezia Giulia. È proprio attorno al rispetto di quelle procedure che ruota il fascicolo che la Procura di Udine ha aperto per tentare di fare luce su quanto accaduto nelle fasi di attivazione dei soccorsi richiesti da Patrizia Cormos, la giovane che il 31 maggio scorso, assieme agli amici Cristian Molnar e Bianca Doros ha perso la vita, portata via dalla piena del Natisone.

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La magistratura udinese ha fatto chiaramente capire in questi primi sei mesi d’indagine di non voler lasciare nulla d’intentato. Ulteriore riprova è fornita dalla titolarità del fascicolo, che il procuratore capo ha tenuto per sé, facendosi affiancare dal sostituto Letizia Puppa, che fin dalle prime ore ha seguito il caso. Una scelta non solo formale e non solo legata all’ampia risonanza che la vicenda ha avuto, anche a livello internazionale. La lente d’ingrandimento degli inquirenti, che indagano per omicidio colposo, è posata su alcuni punti chiave: l’elicottero del soccorso sanitario, dotato di verricello e potenzialmente adatto quindi a trarre in salvo i ragazzi, doveva essere attivato prima? E poi: sono state seguite le procedure operative per la gestione delle chiamate di soccorso? Sono stati utilizzati i canali corretti per le comunicazioni?

1 Come sono state gestite le richieste di soccorso partite dal cellulare di Patrizia?

Patrizia Cormos alle 13:29:42 del 31 maggio fa partire la prima chiamata al 112. La telefonata, come previsto dal protocollo, viene gestita dalla centrale del Numero unico per l’emergenza, che tecnicamente è definita call center laico, deputato alla scrematura delle chiamate che vengono poi inviate alle centrali competenti per intervento, ovvero quelle di carabinieri, polizia, vigili del fuoco ed emergenza sanitaria.

L’operatore, così come dettato dal Disciplinare, effettua quella che in gergo tecnico si chiama “intervista”: chiede a Patrizia di identificarsi, chiede conto del luogo dove si trova (incrociando il dato con quelli automaticamente apparsi al terminale, frutto del sistema che consente di rilevare la zona da cui il cellulare fa partire la chiamata) e il motivo della telefonata, provvedendo a compilare la cosiddetta scheda di contatto. A quel punto, il primo spartiacque: la chiamata viene gestita come richiesta di soccorso tecnico e quindi trasmessa alla Sala operativa del comando provinciale dei Vigili del fuoco di Udine, in via Popone. La telefonata viene registrata in entrata alle 13:31:02.

2 La questione dell’elicottero: andava allertato quello di Pasian di Prato?

La risposta è sì, secondo la Procura. Che cita un documento specifico, ovvero la Procedura operativa standard stabilita dal comando provinciale dei Vigili del fuoco di Udine per la gestione delle chiamate di soccorso. Il motivo è presto detto. Il protocollo prevede che sul target dell’intervento vadano inviate «le unità di intervento ritenute necessarie più prossime al luogo interessato». A sei minuti di volo da Premariacco, nella Base del 2° Stormo dell’Aeronautica Militare di Pasian di Prato, è hangarato l’elicottero sanitario identificato con il codice “doppio India”, con a bordo il tecnico del Soccorso Alpino, dotato della strumentazione necessaria per recuperare una persona in difficoltà attraverso un sistema di verricelli. Era, in quel momento, il mezzo che più rapidamente avrebbe potuto raggiungere il Natisone.

La richiesta alla Struttura operativa regionale per l’emergenza sanitaria (Sores), che gestisce l’elicottero Doppio India, viene inoltrata soltanto alle 13.45, sedici minuti dopo la prima chiamata di Patrizia. E il velivolo decollerà soltanto alle 14.07, arrivando a Premariacco alle 14.13, tre minuti dopo che i ragazzi erano stati trascinati dalla corrente e dopo che, inutilmente, i vigili del fuoco intervenuti per primi avevano tentato di raggiungerli, a nuoto e calando una fune. Un elicottero, tuttavia, era stato allertato: era quello del Reparto Volo dei Vigili del fuoco di Venezia, il cui intervento era stato richiesto alle 13:41:06. Il “Drago” decollerà da Tessera tra le 14.03 e le 14.05, raggiungendo il Natisone e il luogo della tragedia alle 14.28.

3 Quali errori tecnici sono stati compiuti, secondo la Procura, nell’attivazione dei soccorsi?

Procedure decodificate, dicevamo. Meccanismi precisi, rispetto ai quali non è possibile sgarrare. Non ci sono soltanto le telefonate, ma anche i terminali nei quali inserire tutti gli elementi, i dati relativi all’intervento. E secondo gli inquirenti alcuni passaggi sono stati omessi. Qualche esempio: la citata richiesta telefonica al Reparto Volo di Venezia dell’elicottero Drago non è stata accompagnata dall’inserimento della stessa istanza di missione nel sistema informatico So115. Una «dimenticanza», che ha prodotto, sempre secondo la Procura, un ritardo nel decollo del velivolo. E poi la geolocalizzazione: secondo i rilievi della magistratura, gli operatori della centrale dei Vvf non avrebbero visualizzato le coordinate geografiche del punto da cui Patrizia stava effettuando la chiamata, pure riportate nella scheda di intervento che era stata trasmessa dalla centrale del Numero unico per l’emergenza.

Coordinate che per le chiamate da cellulare vengono fornite grazie al collegamento con il cervellone del Centro elaborazione dati (Ced) del Ministero dell’Interno, che consente di localizzare la zona da cui viene fatta partire la richiesta di intervento. Una lacuna che, se evitata, avrebbe permesso all’operatore di capire immediatamente che l’intervento doveva essere garantito per via aerea, quindi da un elicottero. Nella concitazione, un errore tecnico sarebbe stato compiuto anche dall’infermiere in servizio alla Sores, che non avrebbe utilizzato la linea telefonica di emergenza per contattare l’Elisoccorso Fvg, così come previsto dalla prassi. Un errore reiterato per due volte, alle 13.49 e undici minuti più tardi, al momento di attivare il decollo dell’elicottero.

4 Quali protocolli vengono seguiti nella scelta dei mezzi da inviare sul luogo dell’intervento?

I vigili del fuoco impegnati nel presidio della centrale operativa sono tenuti a seguire una Procedura operativa standard, che prevede una sequenza delineata di azioni da mettere in campo al momento della ricezione della richiesta di soccorso. Il testo di riferimento per tutti gli operatori, anche quelli delle altre centrali, è di base il Disciplinare tecnico operativo standard per la realizzazione e il funzionamento della Cur e per la funzionalità del Servizio Nue 112, emanato per la prima volta dal Viminale nel 2018 e successivamente aggiornato, grazie alle segnalazioni degli stessi operatori attivi sul campo. Anche l’organizzazione tra le centrali è differente e differenti dunque le responsabilità, riflesse inevitabilmente negli avvisi di garanzia fatti partire nei giorni scorsi. 

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