Tragedia del Natisone, tre mesi dopo: restano il dolore e gli interrogativi sui soccorsi
Sul greto del fiume dove i ragazzi si sono abbracciati sono comparse tre grosse pietre: «Quello che è successo ha segnato molte persone», ma c’è chi nonostante i divieti continua a fare il bagno. Intanto la Procura riprende le indagini
PREMARIACCO. Le foto di Cristian, Bianca e Patrizia incastonate in una cornice bianca. Nel luogo dove famigliari e amici hanno scrutato per giorni il fiume Natisone nella speranza di rivedere i tre ragazzi sani e salvi.
Attesa durata quarantotto ore per il ritrovamento dei corpi senza vita di Bianca Doros e Patrizia Cormos, ventitrè giorni per Cristian Molnar.
A tre mesi da quel tragico 31 maggio, a due passi dal ponte Romano di Premariacco, i famigliari dei tre amici hanno posizionato una sorta di altarino con i volti di Cristian, Bianca e Patrizia, accompagnati da fiori e lumini. Per ricordare e fare memoria di un fatto che ha lasciato il segno nella comunità locale.
Sul greto del fiume
Tra i sassi del Natisone, proprio nel punto in cui i tre ragazzi si sono abbracciati per provare a resistere alla forza della corrente, sono comparse tre grosse pietre. Una accanto all’altra, quasi a voler richiamare quel loro abbraccio.
Venerdì 30 agosto, dove tre mesi fa Cristian ha lasciato la sua auto, all’ingresso della località chiamata Premariacco Beach, ci sono due vetture, una con targa italiana, l’altra tedesca.
Imbocchiamo il sentiero dove notiamo subito che il cartello con il divieto di balneazione è stato rimesso a nuovo. Ma non è servito a molto, visto che una coppia di tedeschi sta facendo il bagno nella pozza sotto le rocce.
Raggiungiamo il punto in cui i tre ragazzi sono stati spazzati via dalla piena. Sul culmine della montagnola di sassi e ciottoli levigati dal tempo e dallo scorrere dell’acqua. Acqua che appare calma, limpida, tranquilla, l’opposto rispetto al pomeriggio del 31 maggio.
Il silenzio, pensando a quel giorno, appare irreale, interrotto solo dal brusio dei mezzi in transito sul ponte Romano.
Mentre i due tedeschi si rivestono ed escono dall’acqua, compare un papà con tre bambini: «Quello che è successo ha segnato molte persone – assicura Aldo Di Sopra di Remanzacco –. Credo che questi luoghi debbano continuare a essere frequentati, ma con rispetto per ciò che è successo».
Qualche auto in transito rallenta, guarda in basso verso il greto del fiume, e scatta una foto. Una consuetudine andata in scena anche il 31 maggio, quando più di un telefono cellulare ha immortalato gli ultimi istanti di vita dei tre ragazzi e i tentativi dei soccorritori di tirarli fuori dall’acqua.
I soccorsi
La tragedia consumatasi nel Natisone sta avendo uno strascico giudiziario. La Procura, infatti, ha aperto un fascicolo per verificare eventuali ritardi nei soccorsi.
Sulla questione l’avvocato della famiglia Molnar, Gaetano Laghi, attende la ripresa delle indagini dopo le ferie: «Al momento non ci sono novità, siamo fermi al primo agosto – afferma –. La Procura ha aperto un fascicolo a carico di ignoti, ma se le indagini andranno in una certa direzione, ci attendiamo l’iscrizione di qualche nome nel registro degli indagati», chiude l’avvocato, deciso a far emergere eventuali “buchi neri” nella catena dei soccorsi.
La normalità di Premariacco
Sono almeno tre i punti di Premariacco che durante le ricerche dei tre ragazzi hanno scandito le giornate di soccorritori e residenti.
Innanzitutto il campo base allestito nella sede della Croce rossa di Orsaria. Per settimane ha ospitato i briefing di vigili del fuoco e volontari, lasciando spazio anche al dolore dei famigliari, accolti da uno psicologo della Protezione civile. Venerdì 30 agosto la zona è deserta, a parte qualche auto parcheggiata e qualche mezzo in transito.
Poco movimento pure in prossimità del ponte di Leproso. Qui, lo scorso 2 giugno, sono stati recuperati dal fiume i corpi delle due ragazze. Nel punto in cui i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno trovato un pertugio verso il Natisone, ormai, la vegetazione ha chiuso ogni passaggio.
Tutto tranquillo anche nell’area giochi di via Ponte Romano, dove volontari e soccorritori sono stati sfamati per giorni.
«La gente è rimasta scossa dall’accaduto, ma ormai ne parla poco – racconta Simona Bevilacqua del panificio del Foro –. Non so se per una forma di rispetto per chi non c’è più o per dimenticare una tragedia immane».
Il sindaco
Michele De Sabata, primo cittadino di Premariacco, a tre mesi di distanza dalla morte dei tre ragazzi, si sente in dovere di “assolvere” sia il Natisone, sia i tre giovani.
«Si è trattato di una tragica fatalità – assicura –. Cristian, Bianca e Patrizia non hanno fatto nulla di spericolato. Semplicemente non conoscevano il luogo e le sue pericolosità. Erano lì solo per scattare qualche foto. Chi vive qui sa bene che in giornate come quella del 31 maggio è meglio evitare di andare sul fiume».
Come detto, De Sabata scagiona il Natisone e rilancia sulla sua balneabilità: «Non va messo sotto accusa il fiume: è come se per ogni morte di un alpinista chiudessimo le montagne o vietassimo di entrare in mare dopo un annegamento – chiarisce il sindaco –. Per questo sono convinto di dover sfruttare le risorse del Contratto di fiume estendendo la balneabilità del Natisone, oggi impossibile per lo scarico in acqua di diverse abitazioni non allacciate alla rete fognaria. Sono già stati stanziati 8 milioni di euro a tal fine».
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