Le chiamate di Patrizia e la risposta «scocciata» dell’operatore: «Ancora la signora del Natisone»

Le parole di Mihaela Tritean: «Fa male sentire quell’audio». Nuovo capitolo nell’inchiesta per la morte dei tre ragazzi travolti dalla piena del fiume il 31 maggio

L’abbraccio tra i tre ragazzi nel Natisone diventato il simbolo della tragedia consumatasi a Premariacco
L’abbraccio tra i tre ragazzi nel Natisone diventato il simbolo della tragedia consumatasi a Premariacco

C’è un nuovo capitolo nella tragedia del Natisone. Oggi Mihaela, la mamma di Patrizia Cormos, ha ascoltato per la prima volta la voce della figlia, circondata dall'acqua, chiamare i vigili del fuoco e attendere sei lunghissimi minuti. 

«Non abbiamo più tempo, la prego, non ce la facciamo più. Solo un elicottero può salvarci», ha detto la giovane, travolta poco dopo dalla piena del fiume con Bianca Doros e Cristian Molnar, tutti e tre inghiottiti dalle acque del Natisone, a Premariacco.

La chiamata

La chiamata è durata in tutto undici minuti, di cui sei in attesa con una musichetta. Il tono di Patrizia è disperato, in sottofondo si sentono le lacrime di Bianca e le urla in tedesco di Cristian che chiede aiuto: «In quanti minuti arrivate?», chiede la ragazza. «Siamo a Cividale, ci vuole un po’», le risponde dall’altra parte della cornetta i vigili del fuoco che poi le chiede anche di mandarle video, foto e posizione. Patrizia rassicura i suoi amici, si sente bene nella chiamata, cerca di restare calma ma viene messa in attesa. Per sei minuti.

Attende mentre l’acqua sta per travolgerli. Poi decide di mettere giù e richiamare. A quel punto, con tono quasi scocciato, come dice la mamma di Patrizia, risponde l’operatore che dice «ancora la signora del Natisone». A quel punto le forze sembrano abbandonare la ragazza che supplica ancora un intervento veloce: «Non abbiamo più tempo, non ce la facciamo più, solo elicottero può salvarci». Poi il silenzio

Tragedia del Natisone, l’ultimo messaggio di Patrizia mentre l’acqua saliva: «Vi prego»
Gli screen e i messaggi sul cellulare di Patrizia. La prima è l'ultima foto scattata con il cellulare

La mamma di Patrizia: «È una vergogna»

Solo indignazione e tanta rabbia. Non riesce a contenerla la mamma di Patrizia: «È una vergogna. I ragazzi sono stati messi in attesa, senza alcun sostegno, e l’operatore sembrava quasi scocciato». Troppe domande restano senza risposta: «Ci chiediamo come sia potuta accadere una cosa del genere», ha aggiunto. La situazione è apparsa subito disperata: «,Chiunque chiami per chiedere aiuto non dovrebbe mai essere messo in attesa. Chi risponde dovrebbe cercare di rassicurare, di offrire una parola di conforto, e non lasciare che l’unico suono in linea sia una musica di sottofondo».

Un audio straziante, che fa male ascoltarlo. Sentire il pianto disperato della figlia, le richieste ripetute di aiuto: «Vi prego, quanto tempo ci vuole?». Un'angoscia che spezza il cuore. «Non c’è stato alcun supporto morale. Non riesco a capire questa gente che lavora lì: chi li ha formati? Come è possibile che non abbiano sentito le grida di quei ragazzi disperati? Cristian ha gridato con tutte le sue forze in tedesco, ma nessuno ha voluto ascoltare». 

E poi, i video: «A cosa servivano quei video? Perché hanno chiesto la posizione se poi non hanno fatto nulla? Perché non hanno mandato subito l’elicottero?».


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L’avvocato

Domande che pesano come macigni e a cui dovrà rispondere la giustizia. Maurizio Stefanizzi, l’avvocato che segue la famiglia di Patrizia, ha così commentato: «I protocolli protocolli salvano vite, non ostacolano i soccorsi. i ragazzi hanno atteso 41 minuti». «Si sentono le grida d’aiuto che sono state registrate. Rimbalzo, confusione. È come se gli operatori non conoscessero i protocolli. Il processo chiarirà i tantissimi punti»

Gli screen e i messaggi sul cellulare di Patrizia. La prima è l'ultima foto scattata con il cellulare
Gli screen e i messaggi sul cellulare di Patrizia. La prima è l'ultima foto scattata con il cellulare

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