Tragedia sul Natisone: indagini della Procura sui tabulati telefonici, al vaglio anche le risposte del Nue
Le verifiche si concentrano sulle tempistiche e sulle richieste di aiuto: quattro le telefonate, la seconda senza contatto
«Faremo tutti gli accertamenti necessari a ricostruire nel modo più preciso possibile la dinamica dei fatti» ha sottolineato ancora una volta il procuratore di Udine, Massimo Lia.
Le indagini si concentrano in particolare sulle tempistiche, dalla prima telefonata (alle 13.29) di Patrizia Cormos al Numero unico di emergenza, cui ne sono seguite altre tre, la seconda delle quali di “0 secondi”, quindi senza un effettivo contatto tra la studentessa e l’operatore della centrale.
Saranno attentamente vagliate le conversazioni, per analizzarne i toni, le risposte fornite e stabilire come sia avvenuta l’attivazione dei soccorsi.
I file sono già stati acquisiti dagli inquirenti, anche quelli relativi alla chiamata effettuata al 112 da un cittadino che segnalava la situazione di pericolo in cui si trovavano i tre giovani, poi sorpresi dalla piena e inghiottiti dalle acque del Natisone.
Per la Procura, che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo in seguito al ritrovamento dei corpi di Patrizia e dell’amica Bianca, è importante capire, infatti, se tutti gli operatori coinvolti, dalla centrale operativa del Nue ai vigili del fuoco, giunti per primi a Premariacco, sotto il ponte Romano, hanno seguito le procedure corrette. Se, ad esempio, l’elisoccorso, con il tecnico vericellista e un tecnico del soccorso alpino a bordo, andava attivato immediatamente da chi stava gestendo l’intervento di soccorso.
La prima richiesta di aiuto Patrizia l’aveva fatta venerdì alle 13.29, quando aveva compreso il pericolo, vedendo che l’acqua del fiume stava rapidamente salendo e che lei e i suoi amici, Bianca e Cristian (ancora disperso), non si sarebbero potuti salvare da soli.
Un dato, quello dell’ora, confermato dal telefonino della studentessa, recuperato nel Natisone.
Dal cellulare sono partite altre tre telefonate al 112, la seconda delle quali, però, di “0 secondi”, quindi non ha registrato un reale contatto tra Patrizia e la centrale. Alle 13.47, inoltre, anche un cittadino aveva dato l’allarme al Nue.
Quella chiamata aveva determinato l’attivazione dell’elisoccorso, decollato da Campoformido alle 14.07 e giunto sul posto alle 14.14, troppo tardi per i ragazzi, già portati via dalla piena. E anche i vigili del fuoco avevano chiesto l’intervento del loro elicottero, Drago 149, decollato da Venezia alle 14.03, e giunto sul fiume alle 14.28 quando l’elisoccorso aveva già effettuato una prima perlustrazione.
I carabinieri hanno già acquisito le testimonianze delle persone direttamente coinvolte, dei familiari e di alcune persone che hanno realizzato i video documentando la tragedia in diretta. Sono stati acquisiti anche i tabulati e le conversazioni tra Patrizia e il Nue, così come le rotte ufficiali seguite dagli elicotteri dei vigili del fuoco e della sanità regionale. Ulteriori accertamenti riguarderanno anche la cartellonistica presente nell’area del ponte Romano.
Gli inquirenti stanno vagliando anche i tempi, stimati in circa 5 minuti, impiegati dai vigili del fuoco per giungere sul posto. Ma sull’impegno profuso da questi ultimi intervengono anche i sindacati. «La piena improvvisa del 31 maggio sul fiume Natisone che ha travolto tre ragazzi in un punto segnalato come ad alto rischio ha scosso tutti noi, la comunità e l’intera catena dei soccorritori – sottolinea in una nota la Funzione pubblica Cgil dei vigili del fuoco –. Ogni scenario di intervento è diverso nel suo approccio. Nessuno immagini di colpevolizzare l’operato del personale intervenuto quel giorno. I vigili del fuoco lavorano sotto organico, con un sovraccarico di lavoro a volte inaccettabile. Le squadre, spesso ridotte a 3 unità rispetto alle 5 necessarie, non riescono a coprire il territorio in tempi brevi e in maniera uniforme. Veramente qualcuno ci crede supereroi? Il problema principale rimane la carenza di organico: 4.000 operativi e 2.500 amministrativi in meno. L’età media è avanzata, 47 anni, e serve un nuovo concorso». I sindacati sono «vicini ai familiari delle vittime».
«Ogni responsabilità del caso, se esiste, se accertata – conclude la nota –, sia attribuita tenendo conto anche delle responsabilità in capo alle Amministrazioni competenti».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto