In Friuli Venezia Giulia centomila lavorano nei giorni di Pasqua e Pasquetta
Dal commercio alla sanità, passando per agricoltura, addetti a musei e teatri, colf, edicolanti e giornalisti non tutti potranno riposare

Sono soprattutto albergatori, ristoratori e camerieri, commercianti e baristi, medici e infermieri, autisti, agricoltori e forze dell’ordine, addetti a musei, cinema e teatri, colf e badanti, fioristi, edicolanti e operatori dell’informazione. Quasi 100 mila persone, contando solo i dipendenti, saranno al lavoro nel giorno di Pasqua e del lunedì dell’Angelo in Friuli Venezia Giulia. Come gli succede, peraltro, in buona parte dei giorni festivi nel corso dell’anno.
Il dati provengono dal report diffuso dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, che stima in oltre 11 milioni gli italiani che approfitteranno del ponte pasquale per concedersi un periodo di svago, mentre altri 5,1 milioni rimarranno al servizio della comunità.
Parliamo di settori che non possono chiudere le attività: turismo e ricettività, commercio ed esercizi pubblici, agricoltura e allevamento, sicurezza e ordine pubblico, trasporti, sanità, industria con produzioni a ciclo continuo e mondo dell’informazione.
Ogni quattro di questi lavoratori, uno è autonomo e tre sono dipendenti. Stando ai dati Istat del 2023 elaborati dalla Cgia, il fenomeno ha avuto un trend all’insù, a seguito della liberalizzazione degli orari di apertura e chiusura introdotta dal governo Monti. Si è così arrivati al 25,8% degli imprenditori che alza la saracinesca della propria attività anche nei giorni di festa. Per quel che riguarda invece i dipendenti, è il 20,4% a recarsi al lavoro la domenica.
Il dato del Fvg è pari a 98.800 dipendenti che saranno presenti sul posto di lavoro tra Pasqua e Pasquetta (23,5% del totale). Si tratta della quinta incidenza più alta d’Italia, dopo Sardegna (26,9%), Liguria (26,9%), Abruzzo (24,9%) e Lazio (24,4%). In coda si trovano Emilia Romagna (18%), Marche (17,1%) e Lombardia (16,3%).
Secondo la Cgia, questi risultati sono conseguenza dell’alta incidenza nelle regioni di testa di attività ricettive, alberghiere, della ristorazione, del commercio e dei trasporti.
I numeri sono complessivamente in linea con il dato medio europeo (20,6%), ma molto più bassi di quelli dei Paesi Bassi (38,6%) e a seguire di Malta, Finlandia, Danimarca, Estonia, Romania, Croazia, Grecia, Cipro e Portogallo, tutti sopra il 24%. Nella Ue, chi lavora meno di domenica sono, al contrario, i dipendenti tedeschi (14,6%), i lituani (14,8%) e i polacchi (16, 6%).
Nel dettaglio dei settori, il numero più alto dei lavoratori dipendenti occupati nei giorni di festa in Italia è quello di alberghi e ristoranti (785 mila unità, di fatto sette dipendenti su dieci del settore). Seguono il comparto della sanità e delle case di cura con 774.500 addetti (uno su quattro) e il commercio con 689.900 dipendenti (tre su dieci). Il totale occupati di questi tre settori è pari a 2.250.000, il 60% del totale. —
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