Aggressioni al personale sanitario in Fvg, la Cisl: «Serve un impegno collettivo»

Sarebbero più di 600 gli operatori del sistema sanitario vittime di violenza. Il sindacato: «Spesso l’Inail non riconosce l’infortunio. Instauriamo un dialogo costruttivo»

L'incontro di questa mattina
L'incontro di questa mattina

Le aggressioni al personale sanitario sono «un fenomeno in crescita e che deve mettere tutti in allerta», e che anche in Friuli Venezia Giulia ha assunto i contorni di una vera e propria emergenza. A dirlo sono i dati riferiti dall’osservatorio nazionale e oggi, mercoledì 12 marzo, portati alla luce nel corso di una tavola rotonda promossa da Cisl Fvg ed Fp Cisl, assieme al Punto di ascolto Anti Mobbing di Pordenone e alla Cisl territoriale.

Stando, infatti, all’ultimo report disponibile (il prossimo è atteso per aprile), sono 629 gli operatori del sistema sanitario pubblico che sono stati vittime di violenza fisica o verbale; 2/3 di questi sono donne. Parliamo, in particolare, di infermieri (365) e oss (113), ma anche, sebbene in misura molto più contenuta, di medici chirurghi (70) ed altre figure professionali, come anche le assistenti familiari.

Contrariamente a quanto fanno emergere i fatti di cronaca, le aggressioni, ricorrenti in tutte le fasce orarie, non riguardano soprattutto i pronto soccorsi (71), bensì le aree di degenza degli ospedali (135) e gli ambulatori (64), oltre ai servizi psichiatrici anche territoriali e per le dipendenze. Gli atti di violenza sono specialmente di natura verbale (420) a fronte dei 141 casi di aggressioni fisiche e derivano in massima parte da utenti e pazienti (343 casi segnalati), oltre che da parenti, caregiver e conoscenti (128).

Le dichiarazioni

«L’obiettivo di oggi – ha spiegato in apertura di lavori la coordinatrice del Punto di Ascolto, Chiara Tomasella – è quello di instaurare un dialogo costruttivo tra esperti del settore, della sanità, associazioni di categoria per condividere buone pratiche, individuare soluzioni efficaci e promuovere una cultura della sicurezza che coinvolga tutti gli attori del sistema sanitario».

Altro aspetto critico su cui si dovrebbe intervenire secondo il sindacato è quello fatto emergere dal presidente del patronato Inas Cisl, Gianluigi Pauletto. «Uno dei problemi cruciali - spiega – è che molto spesso l’Inail non riconosce l’infortunio. Può accadere, per esempio, che un operatore venga aggredito nel parcheggio dell’ospedale, quindi non tecnicamente sul posto di lavoro o durante il servizio. Oppure può succedere che l’aggressione non provochi danni fisici poiché solo verbale. In questi due esempi, l’Inail non riconosce l’infortunio».

«Purtroppo – ha concluso il coordinatore della Cisl di Pordenone, Denis Dalla Libera – poco è stato fatto ancora per una valutazione del rischio per la salute e sicurezza e per l'attuazione di quelle attività di prevenzione necessarie per un lavoro sicuro. Tuttavia, l’intervento di personale addetto alla sicurezza risolve solo parzialmente il problema: serve un’azione mirata per la formazione degli operatori sanitari, ma è essenziale anche il lavoro del managment che deve verificare che i lavoratori abbiano un adeguato addestramento nell’affrontare le situazioni di pericolo, oltre ad incoraggiarli nel segnalare tali situazioni».

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