Case vacanze, in Friuli Venezia Giulia solo una su due è in regola
In regione ha ottenuto il Cin solo il 55,2% delle strutture. Dal 2 gennaio, senza questo codice, si rischiano multe fino a 8 mila euro. E diventano obbligatori i rivelatori di monossido di carbonio
Sono soltanto 8.476 su 15.343 le strutture destinate all’accoglienza turistica che hanno ottenuto il Codice identificativo nazionale (Cin). Poco più di una casa vacanza su due in Friuli Venezia Giulia è quindi in regola con le nuove norme sugli affitti brevi. Tutte le altre (6.867), dal 2 gennaio, rischiano una multa piuttosto salata che va da 800 fino a 8 mila euro. E non è finita qui. Perché oltre all’obbligo di ottenere ed esporre il Cin sono stati introdotte altre incombenze a carico dei proprietari soprattutto sul fronte della sicurezza.
Cos’è il Cin
Il ministero del Turismo ha deciso di assegnare un Cin a tutti gli immobili destinati all’accoglienza turistica, non soltanto le strutture alberghiere ed extralberghiere quindi, ma anche gli appartamenti destinati alle locazioni brevi.
L’obiettivo è migliorare la trasparenza, la sicurezza e contrastare le forme irregolari di ospitalità che soprattutto nelle grandi città d’arte si erano tradotte in un incremento dell’overturism con una presenza di visitatori superiore alla capacità di accoglienza.
I proprietari e i gestori delle strutture ricettive devono esporre il Cin all’esterno dell’edificio e indicarlo in ogni annuncio pubblicato. L’obbligo si estende anche agli intermediari immobiliari e ai gestori delle piattaforme online che vengono utilizzate per la ricerca di case vacanze. Solo i gestori di attività turistico-ricettive gestite in forma imprenditoriale devono anche presentare una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) allo sportello Suap del Comune di riferimento.
Le date
Il ministero del Turismo ha prorogato al primo gennaio 2025 la scadenza per ottenere il Cin. A partire dal 2 gennaio, le strutture che non lo avranno ancora ottenuto potranno quindi essere sanzionate. Va precisato che il Cin non sostituisce i codici identificativi previsti dalle normative regionali o provinciali.
Quindi, se una struttura è già obbligata a esporre un codice locale, dovrà comunque richiedere anche il Cin. Entrambi i codici dovranno essere visibili agli ospiti e utilizzati nelle comunicazioni. Nei casi in cui la normativa locale non preveda un codice identificativo, il Cin sarà sufficiente. Tuttavia, se una struttura ricettiva non ha ancora ottenuto il codice regionale o provinciale, dovrà necessariamente richiederlo prima di poter accedere al Cin.
Annunci cancellati
Dal 2 gennaio il sito Airbnb ha annunciato che cancellerà gli annunci privi di Cin senza cancellare gli account anche perché chi affitta stanze o appartamenti solo per il periodo estivo ha ancora tempo per mettersi in regola.
Friuli maglia nera
In Italia, su 568.556 strutture registrate, ben 440.264 hanno già ottenuto il Cin, ossia il 77,4%, una percentuale molto più alta di quella registrata in Friuli Venezia Giulia che, come detto, si ferma al 55,24% e conquista così, un po’ a sorpresa considerata la tradizionale puntualità negli adempimenti che solitamente si registra a Nord Est, la maglia nera in questa speciale classifica.
Le province più indietro sono Udine (54,5%) e Trieste (54,9%), un po’ meglio Gorizia (56,5%) e Pordenone (59,8%) con numeri comunque molto lontani dalle regioni più puntuali. In Basilicata il 91,6% delle strutture ha già ottenuto il Cin, in Campania l’83%, in Lombardia l’80% in Veneto l’82% solo per citare alcuni esempi (tutta la classifica è riportata nella tabella qui sopra).
Le sanzioni
Sono tante le possibili sanzioni a carico delle strutture che non si adegueranno. L’assenza del Cin comporta una multa da 800 a 8 mila euro, la mancata esposizione da 500 a 5 mila mentre la mancata presentazione della Scia è punita con una sanzione da 2 mila a 10 mila euro. Ma attenzione perché la mancanza dei requisiti di sicurezza comporta un ulteriore esborso da 600 a 6 mila euro per ogni violazione.
Rilevatori di gas e estintori
La nuova normativa prevede infatti tutta una serie di misure sul fronte della sicurezza. Le unità immobiliari destinate alla locazione breve o per finalità turistiche, gestite in qualunque forma, devono essere munite di dispositivi per la rilevazione di gas combustibili e del monossido di carbonio funzionanti nonché di estintori portatili.
Stop alle key box
La nuova norma ha introdotto anche lo stop al self check-in nell’alloggio usando le key box per la consegna delle chiavi di casa come precisato da una circolare del ministero dell’Interno.
Secondo la circolare, l’utilizzo di sistemi di identificazione a distanza, come l’invio di una foto del documento di identità tramite email o WhatsApp, non può considerarsi sufficiente per adempiere agli obblighi di legge. Il ministro del Turismo, Daniela Santanchè non ha però escluso che in futuro venga consentito il riconoscimento facciale grazie alle nuove tecnologie disponibili.
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