Da FdI una proposta di legge per i negozi chiusi nei festivi, Rizzetto: «È una scelta etica»
Il testo prevede l’obbligo delle serrande abbassate sei giorni dell’anno. Il coordinatore del partito in Friuli Venezia Giulia ne è il secondo firmatario: «Serve per bilanciare vita e lavoro»
Negozi obbligatoriamente chiusi in almeno sei giornate all’anno, nelle principali festività religiose e laiche (Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, Primo Maggio, Ferragosto). È il contenuto di una proposta di legge che è stata presentata dal deputato di Fratelli d’Italia Silvio Giovine – e sottoscritta, come secondo firmatario, dal presidente della Commissione lavoro della Camera, Walter Rizzetto, che è anche coordinatore di FdI in Friuli Venezia Giulia – e che ora seguirà il suo iter in Commissione, appunto, con l’obiettivo di un «percorso rapido».
Il percorso in commissione lavoro
«Puntiamo a concludere – chiarisce Rizzetto – in qualche mese. Non di più. Al momento la Commissione lavoro si sta occupando, dopo un’attesa di circa 40 anni, di una proposta di legge relativa alla partecipazione dei lavoratori alla gestione e agli utili delle aziende. Si tratta di argomenti distinti, ma in qualche modo interconnessi. Non appena avremo completato questo “capitolo” ci concentreremo sul tema delle chiusure delle attività commerciali: l’intenzione, ripeto, è di procedere speditamente». Di certo la proposta ha riacceso il dibattito su un tema che divide.
Negozi e centri commerciali
Sono interessati dal provvedimento gli esercizi commerciali di ogni tipologia, grandi e piccoli, pur con una serie di eccezioni: «Sono escluse – spiega Rizzetto – le attività funzionali ai servizi per i cittadini e legate al comparto turistico», quali bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie. I negozi presenti nelle stazioni, negli aeroporti, nelle aree di servizio e così via risultano pertanto esenti dalle previsioni al vaglio. Quanto ai centri commerciali, potranno decidere se restare aperti per i soli punti di somministrazione di cibo e bevande.
Le multe
Per i trasgressori si prospettano sanzioni salate: la multa potrà arrivare fino a 12 mila euro e in caso di recidiva (con la violazione delle disposizioni, cioè, due volte in un anno) scatterà la pena accessoria della chiusura dell’esercizio commerciale da uno a dieci giorni.
Troppa liberalizzazione
«Fin dai tempi del decreto Salva Italia, con il governo Monti – ricorda il presidente della Commissione lavoro –, ritenevo che sotto alcuni punti di vista ci fosse un’eccessiva liberalizzazione nel settore. Penso sia importante tornare a una sorta di regolamentazione, che peraltro non sarà affatto impattante: si parla infatti di appena sei giornate in un anno. Sono fiducioso sul fatto che un indirizzo del genere possa trovare ampia condivisione: è una scelta etica, che si impernia sul bilanciamento fra i tempi di vita e i tempi del lavoro del personale. Assistiamo a una sempre maggior richiesta di flessibilità, sul piano dell’offerta; se ne deve certamente tenere conto, ma senza trascurare il benessere dei dipendenti», insiste Rizzetto, per nulla preoccupato per le perplessità o, peggio, per l’ostilità all’operazione che potrebbero essere manifestate dalle imprese.
«Di questo provvedimento – commenta in merito – beneficerebbero anche loro, in termini di immagine, ma non solo. Sono sicuro che potrebbero anche diventare più attrattive per i lavoratori. La legge sulle chiusure migliorerebbe la reputazione aziendale: sono profondamente convinto dell’importanza di un bilanciamento fra vita e lavoro, come ho già detto, principio che deve diventare un valore condiviso tra imprese e personale».
In definitiva: il vincolo alla chiusura nelle giornate di festa non rappresenta in alcun modo, conclude Rizzetto, un passo indietro. «Si tratta semplicemente di una misura di buon senso, che sposa la via della corretta linea mediana tra la situazione di un tempo – la chiusura dei negozi in tutti i festivi – e l’attuale. La presenza del presidente nazionale di Federdistribuzione, Carlo Buttarelli, alla conferenza stampa di presentazione della proposta mi sembra indicativa», chiude Rizzetto.
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