Fedriga: «Sul terzo mandato decide il consiglio regionale». Cancellato il vertice fra alleati
Tensione FdI-Lega dopo il no del ministro Ciriani alla ricandidatura dei governatori. Il presidente: sugli enti locali abbiamo competenza primaria, va esercitata e difesa
Montata da un pretesto, esplode sulla questione vera. Chi comanda nel centrodestra? Il pretesto per far valere il peso politico è il piano oncologico regionale, piano bocciato da FdI nella parte che tocca Pordenone.
Sotto la cenere monta invece la scelta sul terzo mandato che in regione ha il favore di Lega, Forza Italia e Lista Fedriga. FdI? No. No, almeno a leggere le parole del ministro (pordenonese) Luca Ciriani che ieri ha ufficialmente chiuso la partita da parte del governo Meloni: «No al terzo mandato».
Ha fatto di più Ciriani. Ha messo in fila le Regioni dove già la Lega governa – Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia e provincia autonoma di Trento – e ha aggiunto un sibillino (neanche troppo): «Mi pare che FdI si trovi nella posizione di avere qualcosa di più».
Tradotto: i prossimi candidati governatori li scegliamo noi. Apriti cielo. Perché FdI governa il Paese, ma c’è un emancipato Friuli Venezia Giulia dove, alle Regionali dell’aprile 2023, la Lega ha incassato il 19,3% dei voti, la Lista Fedriga il 17,7 e FdI il 18,1. E il Friuli Venezia Giulia vuole affrancarsi.
Oggi era atteso il vertice regionale del centrodestra per chiudere sulle candidature di Pordenone (Alessandro Basso di FdI) e Luca Fasan (Monfalcone Lista Cisint) e magari per sciogliere le tensioni sulla sanità, che tanto hanno infastidito il governatore Massimiliano Fedriga.
Il no di Ciriani al terzo mandato ha fatto precipitare la situazione. Quattro le conseguenze.
Prima. Il vertice di centrodestra è rinviato, a data da destinarsi, fa sapere la Lega che, lette le parole di Ciriani con «sorpresa e preoccupazione», ripete che «non ci sono le basi».
A giorni, poi, il Carroccio terrà un direttivo regionale straordinario, «perché l’autonomia è sacra».
La reazione di FdI è immediata, con l’annuncio della candidatura di Basso a Pordenone per FdI.
Seconda. Le elezioni a Pordenone e a Monfalcone difficilmente si terranno il 30 marzo (come richiesto dai pordenonesi), più facile il 13 aprile.
Terza. Sulla sanità restano le tensioni, ma, per ora, è confermato l’incontro fra il governatore e i primari di Pordenone contrari al piano oncologico (fissato mercoledì).
Quarta e non ultima. A rispondere sul terzo mandato è Fedriga in persona: «Sul terzo mandato deciderà il consiglio regionale». Ce n’è abbastanza per restare in bilico sull’orlo della crisi.
Presidente, le parole di Ciriani chiudono la partita del terzo mandato?
«No. Penso che il consiglio regionale debba decidere se è favorevole o no. La Regione sugli enti locali ha competenza primaria e dunque il consiglio può e deve esercitarla. È uno dei principi dell’Autonomia che in questo caso non soltanto va esercitata, ma anche difesa, abbiamo il dovere di farlo».
Lei resta favorevole al terzo mandato?
«Io continuo a governare non nella visione di un terzo, quinto o decimo mandato, ma per fare il meglio per la mia comunità, con la responsabilità che mi è stata affidata dagli elettori nel 2018 e nel 2023».
Comunque condivide l’ipotesi?
«In linea generale sono favorevole all’idea, affinché i cittadini possano decidere da chi essere governati. Non c’è un automatismo che implica che chi ha fatto il secondo mandato, farà anche il terzo, ma c’è invece la possibilità data ai cittadini di scegliere».
Cosa pensa della scelta del governo?
«Mi pare che impedire per legge tale possibilità sia un vulnus democratico importante. Anche perché va considerato che dove non c’è l’elezione diretta e ci sono liste bloccate, non esiste alcun limite di mandato. Mi pare alquanto particolare».
È la differenza fra il consiglio regionale e il Parlamento...
«Certo. In Regione i consiglieri, che sono eletti direttamente dai cittadini, hanno il limite dei tre mandati, mentre il presidente del consiglio e la platea di parlamentari non ne hanno alcuno. Diciamo che mi sembra una concentrazione di potere: chi viene candidato a parlamentare viene deciso dallo stesso che ambisce a fare il presidente del consiglio che viene votato da chi ha deciso lui di mettere in lista».
Quindi voterebbe per il terzo mandato?
«La riflessione va fatta a prescindere da Veneto, Campania o Puglia, dobbiamo sempre ragionare sui processi democratici, al di fuori degli interessi personali e contingenti. Io penso che i cittadini debbano poter decidere e che il Friuli Venezia Giulia ha una competenza che deve esercitare».
Non corre il rischio che il governo impugni la legge regionale?
«Il governo potrebbe impugnarla, certo, ma sarebbe particolare considerata la nostra Autonomia. Già per le Regioni a statuto ordinario una norma nazionale è molto dubbia, tanto che non prevede limiti di mandati, ma stabilisce che gli statuti regionali devono essere adeguati al limite di mandati».
Quindi si aspetta che il governo non impugni la norma?
«Sì».
La legge è già in calendario?
«No».
Si ricandiderebbe per il terzo mandato?
«Immagino che nel 2028 la coalizione di centrodestra deciderà se chiedermi di candidarmi e io valuterò se farlo. Se da qui al 2028 avrò ancora l’entusiasmo di oggi, mi piacerebbe, altrimenti no, farò una valutazione su me stesso. L’importante è non piegare le regole alle convenienze di uno o dell’altro».
Le tensioni sulla sanità l’hanno irritata tanto da minacciare le dimissioni?
«No. Non prendo in considerazione gesti di irresponsabilità che per i cittadini sarebbero incomprensibili. E rinnovo l’appello all’unità e alla responsabilità di tutti, perché abbiamo un compito affidatoci dai cittadini».
Ha parlato con il ministro Ciriani in queste ore?
«No. L’ho visto qualche settimana fa e non lo sento da un po’».
Ha parlato con lui del terzo mandato?
«No, del tema si discute con il coordinatore regionale di FdI, Walter Rizzetto».
E lui come si era espresso sul tema?
«Non si è espresso. Immagino che i vertici regionali degli altri partiti gli chiederanno a breve di esprimersi».
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