La giunta di Pordenone alla prova del dopo europee, Ciriani non vuole scossoni: nessun rimpasto

Il sindaco incontrerà l’esecutivo e discuterà dell’organizzazione: «Non cambierò né deleghe né assessori, obiettivi chiari»

Martina Milia
Il sindaco di Pordenone non intende procedere a un rimpasto © Foto Petrussi / Marco Brisotto
Il sindaco di Pordenone non intende procedere a un rimpasto © Foto Petrussi / Marco Brisotto

PORDENONE. Squadra che vince non si cambia. E il sindaco – ancora per pochi giorni – Alessandro Ciriani, non intende cambiare la giunta di Pordenone. Nessun rimpasto, ma avanti uniti con la sua supervisione.

È quello che il nuovo europarlamentare dirà alla sua giunta giovedì, nella prima seduta post voto. «Non intendo cambiare assessori né rivedere le deleghe – chiarisce –. Tutti hanno obiettivi chiari da portare avanti che misureremo andando avanti. L’unica cosa che gli assessori dovranno fare maggiormente, più di tutti ovviamente l’attuale vicesindaco, sarà incontrare cittadini e portatori di interesse, perché io sono abituato a ricevere ogni giorno».

Rimpasto escluso

Se le europee dovessero misurare il termometro dei consensi delle forze politiche, la giunta probabilmente sarebbe da rifare. Con Fratelli d’Italia che sfiora il 37 per cento, la Lega che resta stabile al 7 per cento e Forza Italia che scende al 6 per cento, l’assetto probabilmente richiederebbe una scossa.

Se tra Fdi e lista Ciriani gli assessori sono cinque (più il consigliere delegato Stefano Rossi), la Lega si è accontentata di un solo assessore, mentre Forza Italia ha due assessori e il presidente del consiglio (anche se solo formalmente, visto che Pietro Tropeano non è più iscritto al partito).

Qualche fibrillazione c’era già prima del voto, ma Ciriani non intende assecondare fughe in avanti: «La giunta deve completare unita il proprio mandato, ci sono tante cose da fare».

I dossier

E il lavoro certo non manca. La prima partita, su cui Ciriani chiederà l’impegno trasversale di tutti gli assessori, riguarda il pacchetto di opere da 180 milioni di euro da mettere a terra. «Non abbiamo bisogno di inventarci obiettivi nuovi, quello che c’è già da completare è tantissimo e dobbiamo lavorare per farlo nel migliore dei modi. Gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo, non ci si può sedere. Ci ripartiremo un po’ i compiti e poi quando sarò a Pordenone faremo di volta in volta il punto».

La settimana prossima, prima di volare a Bruxelles per la riunione degli eletti e prima di concedersi qualche giorno di stacco con la famiglia, il futuro assessore intende incontrare in una plenaria i tecnici «per fare il punto su tutti i lavori. Le difficoltà di questi mesi sono state tante, pensiamo solo al meteo totalmente avverso che ci vede per esempio in ritardo con le asfaltature».

Ci sono poi i dossier strategici: acqua e i rifiuti in testa. E proprio il tema delle aggregazioni, che già ha visto l’opposizione scaldare i motori, Ciriani lo gestirà «assieme all’assessore Mattia Tirelli, che è già sul pezzo. Devo dire che seguendo il dibattito in consiglio regionale dalle cronache ho letto cose incredibili. Mi sembra si siano fatte fughe in avanti, senza per altro avere la minima idea delle carte e dei dati economici su cui le società sono chiamate a muoversi per il bene dei servizi pubblici e dei cittadini».

Il riferimento è in particolare alla partita della fusione per incorporazione di Hydrogea. Dal dibattito in consiglio regionale è emerso che la società, controllata dal Comune di Pordenone, sembra indirizzata a un matrimonio con la friulana Cafc e non più con la veneta Lta. E il caso è subito diventato politico,con il Pd pronto a dar battaglia.

I tempi Pnrr

Ciriani, nel nuovo ruolo, avrà modo di seguire più da vicino anche la partita dei tempi del Pnrr, rispetto alla quale gli Stati si stanno già muovendo. «In realtà è un tema che vede in prima linea i governi – dice –, ma sicuramente interessa tutti. A Pordenone, pur avendo dei ritardi, devo dire che siamo messi molto meglio che in tanti territori. Rispetto ai tempi e quindi a una possibile proroga, credo che non dovrebbe essere indiscriminata, ma che bisognerebbe valutare i casi in cui ci siano motivazioni oggettive e verificabili per cui gli investimenti sono in ritardo; diversamente si penalizzerebbe chi ha lavorato finora».

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