La giunta regionale ha approvato il piano oncologico

Via libera all’unanimità il documento atteso trent’anni. Fedriga: «Risultato storico». Riccardi: «No ai campanili». Professionisti e atenei di Trieste e Udine dovranno individuare i corsi di specialità da insediare al Cro di Aviano

Giorgia Pacino

Dopo 30 anni di attesa, discussioni interne alla maggioranza e spaccature nel centrosinistra, il Friuli Venezia Giulia ha un Piano per la rete oncologica regionale.

Lo ha approvato all’unanimità la giunta, dopo un delicato passaggio in III Commissione che ha visto ricompattarsi le forze di maggioranza, mentre quelle dell’opposizione andavano in ordine sparso.

Di «risultato storico» hanno parlato il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, e l’assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, che l’ha definita «anche a livello personale la vicenda più difficile dall’inizio dell’incarico, dopo la pandemia».

Alla fine il testo approvato nella delibera non prevede modifiche rispetto al documento preliminare, al netto dello stralcio della tabella di sintesi finale che conteneva le sedi deputate a ospitare le chirurgie oncologiche per le singole specialità, su cui si erano concentrate le maggiori critiche.

Ora toccherà al Coordinamento oncologico regionale, e dunque ai professionisti, controllare i numeri ed «elaborare l’applicazione territoriale dello strumento» con verifiche mensili nell’arco dei prossimi tre anni.

La delibera di giunta ha inoltre dato mandato allo stesso Coordinamento di negoziare con le Università di Trieste e Udine l’individuazione di corsi di specializzazione che possano insediarsi al Cro di Aviano, per sopperire alla carenza di una componente universitaria nell’area del Friuli occidentale.

«Abbiamo portato a conclusione un percorso fermo da 20 anni, che rischiava di non dare le risposte necessarie ai cittadini di questa regione», ha detto Fedriga. Rivendicando di aver impostato il percorso su due principi: «nessuna intromissione di carattere politico dentro le scelte di carattere sanitario» e l’unico obiettivo di «migliorare il diritto fondamentale alla salute» per i cittadini del Fvg.

«È questo il grande cambiamento: garantire una presa in carico in maniera istituzionalizzata del paziente. È un percorso che viene fatto insieme ai professionisti, che sono i veri protagonisti. La politica non può decidere dove si deve fare un intervento all’utero o al pancreas».

Il governatore, che ha minimizzato le divisioni interne alla maggioranza («C’è stata una discussione, ma meno accesa di quello che ho letto sui giornali»), ha ringraziato gli esponenti dell’opposizione che hanno votato a favore del Piano.

Un segnale, per Fedriga, della volontà di «superare quello scontro perenne che c’è stato sullo scalpo del diritto alla salute.

Forse si può arrivare a una stagione in cui l’interesse collettivo lo si fa insieme, soprattutto sulla sanità». Ringraziamenti arrivati anche dall’assessore alla Salute, che ha però voluto rispondere punto su punto alle critiche avanzate negli ultimi mesi, quando il Piano, ha ricordato, «è stato al centro di un tormentone» e la maggioranza è stata accusata di aver accelerato troppo senza coinvolgere i professionisti della sanità.

«Abbiamo vissuto anni di immobilismo, in cui la spesa aumentava e gli indicatori si riducevano. Il riordino ha l’obiettivo di correggere una distribuzione frammentata sul territorio, che è stata l’effetto di una dinamica senza regole. Dopo anni di attesa, abbiamo deciso di decidere», ha rivendicato Riccardi, assicurando di non essersi sentito «marcato» né di aver fatto alcun «dribbling», come sostenuto dalle opposizioni.

«La salute non funziona con i campanili», ha ricordato ai sindaci che avevano avanzato qualche distinguo, invitando i professionisti che lavoreranno al Coordinamento a «guardare non al singolo ospedale, ma alle persone».

Rassicurazioni anche su Gorizia: la cardiologia «non si tocca». «Nel 2024 avevamo quattro obiettivi – ha aggiunto – destinare le risorse alle aziende sanitarie, che sono aumentate di circa 300 milioni di euro, nominare i nuovi vertici delle aziende, approvare le nuove linee di gestione e approvare la Rete oncologica regionale.

Con 30 giorni di ritardo rispetto alla tabella di marcia, ci siamo riusciti», ha ribadito Riccardi. Che ha lanciato anche le priorità di intervento per il 2025: il sistema di emergenza-urgenza, la non autosufficienza, tutta la partita territoriale con l’apertura delle sei case di comunità e l’accordo integrativo regionale in materia di medicina generale. Tema su cui Riccardi condivide la lettura «molto chiara» del ministro della Salute, Orazio Schillaci.

«Mi auguro vada avanti per trovare un’organizzazione obiettiva che consenta di popolare tutta l’attività del sistema territoriale a beneficio della sanità pubblica, per evitare di essere costretti a fare accordi su base volontaria per ogni azione, come avvenuto in pandemia». 

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