La sfida di Nem, Ubaldeschi: «I nostri giornali, un prezioso alleato per sfidare il futuro»
L’editoriale del direttore responsabile delle sette testate di Nord Est Multimedia
Di fronte a un dibattito pubblico ogni giorno ostaggio di polemiche sempre più aspre, che ostacolano il desiderio di verità, una certezza ci viene in soccorso: l’informazione resta un valore irrinunciabile. Si può discutere delle forme attraverso le quali viene distribuita – la carta e il digitale, la tv e la radio –, ma il giornalismo di qualità si conferma una bussola preziosa per orientare il nostro cammino e un presidio fondamentale di una democrazia.
Muove da qui la nascita del nostro gruppo editoriale che accoglie sette giornali: quattro con sede in Veneto (Il mattino di Padova, la Nuova di Venezia e Mestre, la tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi), due in Friuli Venezia Giulia (Il Piccolo con le edizioni di Trieste e Gorizia Monfalcone e il Messaggero Veneto con le edizioni di Udine e Pordenone) e la testata on line Nord Est Economia.
Un progetto fondato su due pilastri: la consapevolezza dell’identità di ogni giornale e del ruolo che occupa all’interno di una comunità, ma anche la determinazione a unire le forze per dar vita a una realtà che sia più forte della somma dei singoli componenti.
Chiaro è anche l’obiettivo: esprimere una voce seria e autorevole. La voce di quel Nord Est che ha tanto da dire sui temi che decidono il nostro futuro e che ha solide ragioni per essere più protagonista. Non è solo questione di slogan, per quanto l’espressione “Nord Est locomotiva d’Italia” trovi un solido aggancio nei numeri, a partire dal contributo di Veneto e Friuli Venezia Giulia al Pil italiano. E’ che oltre all’economia sono molteplici i fronti sui quali il Nord Est ha titolo per essere paradigma del Paese: infrastrutture, politica, sanità, associazionismo, basta scegliere.
Essere la voce di un territorio implica avere un approccio trasparente: cercare notizie, verificarle, raccontarle, chiedere conto a chi amministra la cosa pubblica delle scelte e delle conseguenze, denunciare ritardi ed errori, ma anche mettere in luce quanto di buono viene realizzato.
Ci impegniamo a farlo su tutte le partite delicate che abbiamo di fronte, a partire da quelle legate alle zone di origine dei nostri giornali: hanno uno sviluppo circoscritto se guardiamo alla geografia, ma toccando da vicino la vita delle persone sono decisive per definire lo stato di salute di una comunità e hanno pari dignità rispetto agli eventi nazionali. D’altronde lo abbiamo capito da tempo: in un mondo sempre più interconnesso, nel quale la tecnologia annulla le distanze e crea collegamenti un tempo impossibili, è antistorico per un giornale rifarsi alla dicotomia locale/nazionale. Contano il lavoro rigoroso, il racconto accurato e la capacità di esprimere una posizione frutto dell’analisi dei fatti, non di giudizi precostituiti.
Ma anche di fronte a temi che ci appaiono grandi, fuori dalla nostra portata, ci rendiamo conto di come un giornale possa essere il nostro migliore alleato per capirne evoluzione e conseguenze. Il pensiero va agli scenari di guerra, a cominciare dall’Ucraina, dove si continua a combattere e a morire anche se incredibilmente non se ne parla quasi più.
E’ amaro constatare quanto la nostra attenzione possa essere selettiva, ora che è stata catturata dal riesplodere della crisi in Medio Oriente e da una catena di orrori che non pensavamo possibili. In entrambi i casi conosciamo i traguardi da raggiungere – far tacere le armi e dare assistenza umanitaria – ma non la via diplomatica per riuscirci. Con il rischio, penso soprattutto a Israele e a Gaza, che ogni giorno in più di bombardamenti e sofferenza ci spinga avanti lungo il piano inclinato che conduce a un allargamento del conflitto ad altri Paesi, un baratro che il mondo deve assolutamente evitare.
Il secondo scenario che richiede attenzione massima è quello del rapporto dell’Italia con l’Europa. Il nodo dei migranti resta una ferita aperta sulla strada di un’integrazione più coesa, ma ora è anche la partita economica a esigere risposte cruciali. Si gioca tutto sull’asse Mes-Patto di Stabilità. Il primo è il Meccanismo europeo di stabilità finanziaria, l’Italia è l’unico Paese che ancora deve ratificarlo e l’eccezione pesa nel confronto con i partner nel momento in cui si devono decidere i nuovi vincoli del Patto di stabilità che vigila sui bilanci pubblici (da sempre il nostro tallone d’Achille) e che si appresta a tornare in vigore dopo la sospensione per la pandemia.
Ma Europa vuol dire anche elezioni: previste nella primavera 2024, sono l’appuntamento cruciale per far pesare le ragioni italiane, visto che l’Unione discuterà anche di intelligenza artificiale, transizione energetica, diritti, cioè le partite che orienteranno il futuro del continente.
L’ultimo fronte ci riporta all’interno dei confini nazionali e ci parla di un allarme che ha preso forma attraverso alcuni numeri dell’Istat. Da una parte il cosiddetto inverno demografico, con le nascite che continuano a segnare record negativi e l’Italia ultima in Europa per tasso di fecondità. Dall’altra, la preoccupante crescita del disagio, con i poveri assoluti saliti a 5,6 milioni, quasi il 10% della popolazione. Una povertà che aumenta anche a Nord Est. Se a questo quadro aggiungiamo lo stop alla crescita del Pil, diventa chiaro come il governo Meloni sia chiamato con urgenza a uno scatto per evitare che squilibri e diseguaglianze lacerino ancora di più il tessuto sociale.
Davanti a un quadro così articolato, l’informazione deve essere sempre di più un ancoraggio sicuro per conoscere e formarsi un’opinione. É con questo spirito che assumo la direzione dei nostri giornali, rivolgendo un sincero ringraziamento a chi fino a oggi li ha guidati con passione e capacità. Lo faccio sorretto dalla certezza di poter contare su una squadra di giornalisti di qualità e dal desiderio di lavorare insieme, ogni giorno, su tutte le piattaforme che la tecnologia ci offre, per meritare la fiducia dei lettori, il patrimonio più pregiato che un giornale possa avere.
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