Manovra, l’allarme delle categorie in Fvg: «Il cuneo ridotto non basta, salari ancora troppo bassi»
Apprezzate le premialità per le imprese che reinvestono, ma oltre ai salari preoccupano le limitazioni introdotte per il bonus ristrutturazioni rischiano di avere un contraccolpo sul comparto dell’edilizia.
Riduzione del cuneo fiscale e premialità per le imprese che reinvestono: sono le due misure della manovra più apprezzate e condivise dagli esponenti di spicco delle categorie nel Friuli Venezia Giulia. Ma preoccupa il livello ancora troppo basso dei salari e le limitazioni introdotte per il bonus ristrutturazioni rischiano di avere un contraccolpo sul comparto dell’edilizia. Legge di bilancio promossa, insomma, anche se con riserva.
«La promozione ci sta – afferma il presidente di Confartigianato Fvg Graziano Tilatti –, anche perché con tutto il debito pubblico che abbiamo sarebbe stato difficile fare di più. La direzione è giusta: si riduce il cuneo fiscale e si cerca di premiare le imprese che investono». «In particolare – precisa Tilatti – è fondamentale la riduzione del cuneo che contribuisce a ridare un po’ di potere d’acquisto ai lavoratori dipendenti, un modo per far salire i consumi, a beneficio di tutta l’economia. Positivi anche il mantenimento del bonus ristrutturazione al 50 per cento, almeno per la prima casa, e la premialità con riduzione dell’Ires per le aziende che reinvestono gli utili nell’attività. Manca ancora, invece, una politica in grado di far crescere la dignità salariale».
«È positivo – riconosce il presidente di Ance Fvg Marco Bertuzzo – il fatto che venga portato avanti il bonus ristrutturazione al 50, almeno per la prima casa, ma è un intervento comunque minimo. Sarebbe stato opportuno valutare una proroga del Sisma bonus, misura che aveva dato un impulso importante al mercato immobiliare, soprattutto nei territori in cui è più difficile l’accesso alla casa. L’incidenza della manovra in Friuli Venezia Giulia? Sarà inevitabile un calo degli interventi edilizi privati, mentre per quelli pubblici credo che, avendo una Regione virtuosa, il contraccolpo sarà minore. Sarebbe servita un’azione più forte da parte della politica per evitare il rischio che il mercato si fermi».
«Non vedo una riduzione delle imposte per i ceti medi e non mi piace che siano stati riaperti spazi alla flat tax – osserva Piero Petrucco, vicepresidente nazionale dell’Ance e vicepresidente reggente di Confindustria Udine –. Insomma, quelli che continueranno a pagare le tasse resteranno come sempre lavoratori dipendenti e pensionati. Nella manovra ci sono poi cose molto italiche che non condivido, anche dal punto di vista del messaggio che veicolano, ovvero piccoli provvedimenti a pioggia che appaiono di fatto delle mance». «Positivo, invece, il l’abbattimento del cuneo che va reso strutturale, l’idea di ridurre l’Ires per le imprese che investono e, nel complesso, condivido l’approccio rigoroso di Giorgetti» aggiunge Petrucco.
«Vista la necessità di raggiungere il pareggio di bilancio nell’arco di pochi anni era inevitabile che ci fossero scarsi margini di elasticità nella manovra – è la riflessione di Michelangelo Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico –. Alcune scelte sono senz’altro positive, come le risorse destinate alle imprese per l’innovazione e il taglio del cuneo, che però non è sufficiente. In questo senso sono d’accordo con il presidente della Regione Fedriga sulla necessità di avviare un confronto, a livello regionale, per capire come portare più soldi nelle busta paga dei lavoratori».
«Una manovra tutto sommato centrata, anche se inevitabilmente non tutti saranno felici – premette il presidente della Camera di commercio Venezia Giulia Antonio Paoletti –. Si dà il giusto segnale in ottica europea, per ridurre il debito, e ci sono aiuti concreti alle famiglie. Questo taglio del cuneo fiscale, però, non basta a risolvere il grande problema del nostro Paese che è rappresentato dagli stipendi troppo bassi, che spingono i giovani a lasciare l’Italia». «Una doppia beffa – rimarca Paoletti – visto che spendiamo per dare loro un’eccellente formazione e poi li vediamo trasferirsi all’estero per lavorare e costruirsi una famiglia. Nel 2015 scrissi all’allora premier Renzi che andavano rivisti i contratti per ridurre i costi a carico delle imprese e mettere più soldi nelle buste paga dei lavoratori. Non ho mai ricevuto risposta e dopo dieci anni la situazione è peggiorata».
Per il presidente della Cciaa Pordenone-Udine, Giovanni Da Pozzo, «le vie strette di questa legge di bilancio ci ricordano il fardello che ci dovremo portare sulle spalle ancora a lungo, causato dagli effetti del superbonus 110». «Pur limitata, visto che non abbraccia tutte le esigenze del Paese, ritengo che la manovra vada giudicata positivamente – è il parere di Da Pozzo – a cominciare dalla premialità sull’Ires, dagli sgravi per chi assume e dalla riduzione del cuneo fiscale, oltre alla serie di interventi per welfare e famiglie. Ormai è stato recepito il concetto che l’occupazione non si crea con i sussidi, ma supportando l’impegno delle aziende». —
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