Minori stranieri non accompagnati, la Regione taglia le rette: massimo 120 euro al giorno
I rimborsi ai Comuni garantiti per la maggior parte direttamente da Roma. L’assessore regionale Roberti: «Ormai il problema non sono i numeri ma la tipologia delle persone accolte: sta diventando tema di ordine pubblico»
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La Regione taglia i costi delle rette per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati fissando una quota massima di 120 euro al giorno – più Iva – come tetto da non superare se un Comune vuole ottenere lo storno totale delle spese da parte di Roma e Trieste.
Oltre quella cifra, infatti, saranno gli enti locali a dover coprire il delta in eccesso. «È una scelta presa – spiega l’assessore competente in materia, Pierpaolo Roberti – per fare in modo che i Comuni discutano direttamente con le strutture i costi per l’ospitalità cercando così di ridurre le spese».
Un discorso diverso, invece, riguarda le valutazioni, secondo l’esponente leghista, della qualità del servizio perchè «spendiamo un sacco di soldi per l’accoglienza e non è possibile che ci ritroviamo un minore, alle 4 di mattina, in una discoteca di via Tavagnacco a Udine a creare problemi».
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La norma in vigore
Il sistema nazionale di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, da ormai quasi una dozzina d’anni, non comporta soltanto problemi correlati all’ospitalità e alla necessità di trovare strutture adeguate, ma anche ai costi che ricadono, inizialmente, sulle spalle degli enti locali prima dei rimborsi garantiti dallo Stato e dalla Regione.
Se le varie norme statali in tema di accoglienza sono state limate spesso nel corso del tempo, quello che è rimasto invariato è il “compito” affidato ai sindaci dei Comuni in cui viene rintracciato un minorenne straniero non accompagnato.
Nel dettaglio, tocca al primo cittadino farsi carico dell’accoglienza del ragazzo e della necessità di trovare una struttura adatta, nonchè autorizzata, all’ospitalità. Fin dai tempi dell’assessore di centrosinistra Gianni Torrenti la Regione ha spesso denunciato i costi che venivano addebitati agli enti locali. In passato, nei periodi di maggiore afflusso soprattutto lungo la rotta Balcanica, si sono registrati conti che hanno sfiorato i 300 euro al giorno, ma anche nel recente passato Roberti ha parlato di cifre superiori ai 200.
Metodi di rimborso
Ribadito che i Comuni sono chiamati ad accollarsi il costo iniziale richiesto dalle 25 strutture – di cui 21 accreditate – sul territorio regionale, fino al 2018, lo Stato versava ai Municipi 45 euro al giorno per minore straniero non accompagnato con la cifra mancante che veniva garantita nella sua totalità dalla Regione.
Nel corso degli anni, tuttavia, questa stortura è stata sanata con un primo aumento fino a 65 euro salito, dal 2023, a 100 euro.
La nuova legge regionale sull’immigrazione voluta dal centrodestra poco meno di due anni fa, ha quindi stabilito che il rimborso non viene più garantito in automatico, ma è calcolato sulla media di quanto dichiarato dai Comuni.
In sede di prima e seconda applicazione, non potendo contare sui calcoli complessivi, tuttavia, la Regione si è basata sul valore generale delle rette giornaliere che variavano, fino a poco tempo fa, da un mimino di 42 a un massimo di 190 euro.
Tenendo in considerazione, come accennato, l’aumento della quota garantita dallo Stato, l’esborso economico per la Regione è in ogni caso nettamente diminuito. Basti pensare, ad esempio, che se nel 2022 sono stati spesi circa 14 milioni, la stessa cifra viene oggi ritenuta sufficiente per l’intero triennio 2023-2025.
Le nuove soglie massime
Quest’anno, tra l’altro, la somma finale a carico dell’amministrazione regionale potrebbe essere ancora inferiore tenendo conto dei tetti da non superare decisi una manciata di settimane fa. La giunta, entrando nel dettaglio, ha stabilito di fissare la soglia massima di rimborso per ogni minore a 120 euro al giorno e per i neomaggiorenni a 85, in entrambi i casi più Iva.
Quanto ai numeri, se parliamo complessivamente di quasi un migliaio di ragazzi accolti – di cui più di cento in carico a Comuni di altre regioni, ma che si sono rivolti a strutture del Friuli Venezia Giulia perchè con ancora disponibilità di posti –, il problema, secondo Roberti, non è più nemmeno quello. «Il vero tema da affrontare non è quante persone ospitiamo – ha chiosato l’assessore –, ma la tipologia delle stesse perchè mi pare ormai evidente come l’accoglienza si stia trasformando sempre più spesso in un problema di ordine pubblico».
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