Oltre mille ettari di campi fotovoltaici in due anni in regione: ora gli agricoltori chiedono una legge
Già autorizzati oltre mille ettari di campi fotovoltaici negli ultimi due anni in Friuli Venezia Giulia. Il business corre vorticoso, tra incentivi dell’Unione europea e fondi del Pnrr, tanto che le grandi aziende del settore sono disposte a pagare a peso d’oro, anche 3 mila euro l’anno per 20 anni, ogni ettaro di terreno, pur di convincere gli agricoltori a cederlo.
Ma queste enormi distese di pannelli che ormai si cominciano a vedere sempre più spesso - Manzano, Premariacco, Terzo di Aquileia, presto nella piana di Leonacco, tra i Comuni di Tricesimo e Pagnacco - non piacciono alle associazioni degli agricoltori. Nessuno si dice contrario alla transizione energetica, ma tutti chiedono regole certe.
E soprattutto l’utilizzo, in alternativa ai terreni fertili destinati alla coltivazione di cereali, di aree dismesse, di caserme, di beni demaniali, di zone industriali e artigianali abbandonate, di tetti dei capannoni per installare il fotovoltaico. Le associazioni bussano alla porta della Regione che però, stante le regole attuali e i ritardi dei decreti attuativi del governo, ha le mani legate. Insomma un vero e proprio cortocircuito. Di questo si è discusso ieri in quarta commissione regionale, con l’audizione di Coldiretti, Confagricoltura (in videoconferenza), Cia, Copagri, associazioni e professionisti.
«Vorremmo che la Regione riprenda in mano tutta la partita - commenta il direttore regionale di Coldiretti Cesare Magalini - . Siamo fermi alla Pdl 130 del 2021, la Regione ha legiferato, ma la legge è stata bloccata a livello governativo. Però non è che possiamo aspettare all’infinito i decreti attuativi che stanno tardando. Siamo contro il fotovoltaico a terra, questa è una regione piccola, Montasio e San Daniele, i prodotti di eccellenza, dipendono da cosa si semina. Siamo più favorevoli all’agrivoltaico, cioè alla possibilità di coltivazione accanto ai pannelli, a patto che ci siano coltivazioni vere, non quattro fiori o un paio di arnie messe lì senza alcun obiettivo. Anche in questo caso dobbiamo stare attenti alle attività speculative di gruppi che vengono da fuori. Occorre normare la delicata partita, evidenziando che la Regione metta nero su bianco quali sono le zone idonee e quelle non idonee. Le aree fertili e irrigate sarebbero da escludere per il fotovoltaico a terra. Ci sono altri spazi, demaniali, ex caserme, vecchi aeroporti, che potrebbero essere utilizzati, si dia priorità a quelli. La nostra superficie non è immensa, rischiamo di toglierci un pezzo di futuro come ambiente, come regione, come agricoltura. Dobbiamo essere intelligenti e propositivi per la transizione ecologica, ma non a discapito del territorio e dell’economia agricola».
Molto critico anche il presidente della Cia Franco Clementin. «Già chiamarli “parchi” è un eufemismo - osserva - , i parchi sono fatti di alberi, erba, fiori, qui non c’è niente di tutto ciò. Non siamo contrari a priori, sappiamo che il futuro andrà verso le energie rinnovabili e pulite, ma in Friuli questa cosa qui va regolamentata, la legge nazionale consente di autorizzare impianti senza passare per i Comuni, che devono solo prendere atto. Ma in Friuli abbiamo zone importantissime di turismo, di città dell’Unesco. Io non vedo aiuti all’agricoltura, il business è solo a vantaggio di chi mette su gli impianti. Ci sono centinaia se non migliaia di ettari a disposizione: terreni marginali, ex cave, caserme abbandonate, depositi militari, zone artigianali e industriali dismesse: non andiamo a intaccare le superfici agricole, perché alla gente dobbiamo dare da mangiare. Chiediamo alla Regione di dire almeno dove non si possono fare questi impianti, abbiamo uno Statuto speciale, mettiamo dei paletti». «Abbiamo perplessità su quanto già c’è sul territorio, ma ci vogliono studi per capire se sia possibile coltivare anche in presenza dei pannelli», hanno detto i rappresentanti di Copagri.
Fabio Scoccimarro, assessore all’Energia, ha spiegato che «la Direzione è impegnata nella redazione del Piano energetico regionale, già partito con la realizzazione della Vas (Valutazione ambientale strategica). Si sta predisponendo la cartografia del territorio regionale, per evidenziare le aree idonee. In linea di massima siamo d’accordo che questo percorso venga fatto: il fotovoltaico a terra solleva molte critiche, sulle modalità di attuazione il futuro non è togliere alle coltivazioni superficie agricola, ma utilizzare aree militari e industriali dismesse».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto