Aumentano i trattamenti per la procreazione assistita al Burlo di Trieste: oltre 650 all’anno

All’unità specialistica 6.800 prestazioni, 700 le prime visite. E Solidea Odv dona un nuovo macchinario da 75 mila euro

Valeria Pace
La presentazione del nuovo macchinario al Burlo (Silvano)
La presentazione del nuovo macchinario al Burlo (Silvano)

Un macchinario super sofisticato del valore di circa 75 mila euro è stato donato alla Struttura di Fisiopatologia della riproduzione umana e Procreazione medicalmente assistita dell’Irccs Burlo Garofolo. Si tratta di un micromanipolatore Integra 3 Thermosafe con microscopio Ti2-U utile per le pratiche di fertilizzazione in vitro e per la diagnosi pre impianto.

È stato acquisito con le risorse donate all’istituto dall’associazione di Romans d’Isonzo Solidea Odv, che si occupa principalmente del trasporto di malati anziani.

Procreazione medicalmente assistita, macchinario sofisticato inaugurato al Burlo

La struttura

Si tratta di un dono che viene fatto a tutta la regione e oltre, perché, come ha sottolineato la direttrice generale dell’Irccs Francesca Tosolini, la struttura «non dà risposte solo ad Asugi».

 

In particolare, il 72% di pazienti trattati proviene dal territorio di competenza dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina (Asugi), il 16,9% dal territorio dell’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale (Asufc) e il 3% dal territorio dell’Azienda sanitaria Friuli occidentale (Asfo), mentre l’8% dei pazienti da fuori regione. Insomma, il 28% delle coppie è extra-Asugi.

I numeri

Ogni anno vengono eseguiti oltre 250 cicli di fecondazione assistita di I livello (fecondazione intrauterina) e oltre 400 cicli di II livello, di cui il 20% di fecondazione eterologa con donazione di ovociti o spermatozoi.

Negli ultimi anni sono aumentate le attività, superando le 6.800 prestazioni nel 2024, di queste 703 erano prime visite. In totale sono state prodotte 101 gravidanze. Ma, come ha sottolineato Tosolini, non ci si occupa «solo dei problemi di fertilità di coppia, ma anche di nuovi temi, come quello dei pazienti oncologici giovani che devono subire trattamenti che ne compromettono la fertilità».

Il macchinario

Il professor Giuseppe Ricci, direttore della Struttura complessa di Clinica ostetrica e ginecologica, ha illustrato che cosa si può fare con il nuovo macchinario, che ha sostituito uno «con tecnologia più arretrata e meno sicura per le embriologhe».

Il macchinario è così preciso che può essere usato per la tecnica Icsi che consente di inserire un singolo spermatozoo in un ovulo per ottenere un embrione, permettendo anche alle coppie in cui il partner maschile ha pochi spermatozoi di accedere alla fecondazione assistita.

Il macchinario permetterà anche la diagnosi pre-impianto, che consente lo screening genetico su uno o più cellule della blastocisti (lo stadio dell’embrione a pochi giorni dalla fecondazione). Ricci si è soffermato sui trattamenti fatti in favore dei pazienti oncologici, e ha raccontato il caso di una giovane di 17 anni per la quale nel giro di 24 ore c’è stata una risposta e si è iniziato subito il trattamento, permettendo di conservare 10 ovociti, prima che iniziasse la chemioterapia.

L’associazione

Il dono è stato fatto da Solidea in memoria dell’infermiera del Burlo Adele, che «ha seguito un nostro concittadino disabile, anche dopo che è stato preso in carico da un’altra struttura. Quando è andata in pensione prendeva ogni giorno il treno per Gorizia per accudirlo», ha raccontato il presidente Pietro Colugnato, che ha riepilogato anche le attività dell’associazione: 12 volontari, 76 mila chilometri percorsi, presidi medici in comodato gratuito e servizio iniettivo a domicilio, rispondendo a 409 richieste, di cui anche alcune provenienti da fuori regione. L’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, ha lodato il gesto compiuto da Solidea.

«I cittadini sono più avanti di chi discute», ha affermato sottolineando che è necessario andare verso un sistema che concentri la complessità in poche strutture specializzate.—

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