Ritorno delle Province in Friuli Venezia Giulia: primo sì dalla Camera

Il via libera incassato è il primo dei quattro passaggi nei due rami del Parlamento necessari al varo definitivo dello statuto modificato: la discussione si sposterà ora al Senato per poi tornare - non prima di tre mesi - a Montecitorio, prima dell’ultimo passaggio a Palazzo Madama

Christian Seu

Primo via libera dal Parlamento alla reintroduzione delle Province in Friuli Venezia Giulia. La Camera dei deputati, nel corso dei lavori nella mattinata di mercoledì 23 ottobre, ha approvato con 150 voti favorevoli, 91 contrari e 15 astenuti la proposta di legge di rango costituzionale che modifica lo statuto speciale della Regione, con il ripristino «degli enti di area vasta».

Nel pacchetto di provvedimenti, anche l’introduzione del numero fisso di consiglieri regionali, oggi legato all’andamento demografico della regione (un consigliere ogni 25 mila abitanti).

Il via libera incassato dalla Camera è il primo dei quattro passaggi nei due rami del Parlamento necessari al varo definitivo dello statuto modificato: la discussione si sposterà ora al Senato per poi tornare - non prima di tre mesi - a Montecitorio, prima dell’ultimo passaggio a Palazzo Madama.

L’auspicio del centrodestra è quello di arrivare al via libera definitivo entro giugno, per poi avere il tempo di approvare la legge regionale che sarà chiamata a definire «la prima istituzione, le circoscrizioni e, anche con modalità differenziate, le funzioni, la forma di governo e le modalità di elezione degli organi degli enti di area vasta», come recita l’articolo 5 della proposta di legge. Il dibattito in aula è durato poco meno di tre ore.

I deputati del centrodestra, che governa con il presidente Massimiliano Fedriga la Regione, hanno messo l’accento sulla necessità di superare la riforma del 2016 che portò all’abolizione dell’ente intermedio di area vasta.

«Fu un errore di governance, che ha prodotto comunque un aumento della spesa pubblica, scollegando i Comuni e la Regione», ha sottolineato il leghista Graziano Pizzimenti.

Di «deficit organizzativo anche in termini di servizi erogati ai cittadini» a causa della soppressione delle Province ha parlato Walter Rizzetto, segretario regionale di Fdi e parlamentare dei patrioti.

«Per rispondere all’antipolitica montante si diede in pasto ai cittadini il taglio degli intermedi, secondo un folle sillogismo secondo cui all’abolizione delle province sarebbero corrisposti risparmi mai realizzati», ha aggiunto Rizzetto.

Del «coraggio di tornare indietro» ha parlato Isabella De Monte, passata recentemente da Italia Viva a Forza Italia e che proprio a nome degli azzurri ha parlato in Aula: «Quella riforma penalizzò in particolare le aree isolate, quelle montane – ha detto De Monte -. Nella proposta di legge ho chiesto venisse inserito un passaggio sulle funzioni programmatorie della Regione, ente oggi elefantiaco che ha perso la funzione legislativa e programmatoria».

«Ho sempre ritenuto forzata la cancellazione di questi enti intermedi e sono orgogliosa di aver condotto personalmente questa prima fase del percorso che ci condurrà ad una gestione più efficace e vicina alla comunità – ha commentato la viceministro all’Ambiente, Vannia Gava, relatrice per il governo in Aula -. Contiamo di concludere entro l’estate prossima, in piena conformità con l’indirizzo politico-istituzionale di questo governo, grazie ad una sinergia a livello regionale e nazionale che restituirà dignità e rappresentanza ai territori, superando il fallimento delle Uti».

«L’approvazione rappresenta un primo passo significativo verso la piena funzionalità del sistema delle autonomie locali, un obiettivo che verrà completato con i successivi passaggi legislativi.

La Lega ribadisce il suo impegno per rafforzare le istituzioni locali, garantendo così una gestione più efficiente e vicina alle esigenze del territorio», ha commentato soddisfatto il senatore Marco Dreosto, segretario regionale della Lega. Contro il provvedimento si è espresso il Partito democratico.

L’ex presidente della Regione Debora Serracchiani ha rimarcato come «l’iter di soppressione delle Province nacque in Fvg sotto la presidenza di Renzo Tondo, ottenne l’unanimità del Consiglio regionale e poi passò per la doppia lettura in Parlamento, giungendo poi a compimento sotto l’amministrazione della sottoscritta. Diciamo no perché già oggi gli Edr si potrebbero chiamare province, ma non c’è alcun riferimento alle competenze di questi enti. Si punta unicamente a reintrodurre l’elezione diretta di presidenti e consigli provinciali, senza che ci sia una sola risposta ai bisogni dei cittadini». Astenuti Italia Viva, Azione e Avs.

Il deputato pordenonese Emanuele Loperfido, nel suo intervento durante il dibattito ha sostenuto che “la politica oggi fa un gesto importante: con umiltà riconosce l’errore fatto e con l’approvazione di questo fondamentale provvedimento si dà l’inizio al ripristino delle Province, ridando valore di ente intermedio elettivo, elemento per noi fondamentale, seppur contrastato dal Partito Democratico.

Province fondamentale collante fra Comuni e Regioni per dare quelle risposte che sono venute meno, generando disservizi generalizzati e un danno grave per la macchina organizzativa e la percezione di fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

Riconoscere questo errore è importante e merita un percorso condiviso: era chiaramente nei nostri programmi elettorali e i cittadini, votandoci, hanno dimostrato di sottoscrivere questo impegno. Ripristinare le Province, come enti elettivi, è un atto di democrazia.

Con le Province vogliamo dare risposte ai cittadini, li riavviciniamo alla politica. Ne beneficeranno la manutenzioni di strade, scuole e i servizi. È quanto i cittadini si aspettano da chi eleggono quando vanno a votare."

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