Una partita che si gioca su più tavoli: cosa succede nel centrodestra in Friuli Venezia Giulia
Il dibattito sul terzo mandato, la discussione e l’approvazione del piano oncologico regionale stiano provocando fibrillazioni: due argomenti che si intrecciano tra i giochi di potere dei partiti e in nome della difesa territoriale del sistema sanitario regionale.
Che cosa succede nel centrodestra che governa il Friuli Venezia Giulia? Le solite scaramucce, è la replica negli ambienti politici. È assodato che il dibattito sul terzo mandato e la discussione e l’approvazione del piano oncologico regionale stiano provocando fibrillazioni, e non sono proprio le solite. Due argomenti che si intrecciano tra i giochi di potere dei partiti e in nome della difesa territoriale del sistema sanitario regionale.
Il sei dicembre la giunta approva la generalità che illustra e contiene la nuova organizzazione del sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia, compresa la direzione unica ad interim dell’Azienda sanitaria Friuli occidentale e del centro oncologico di Aviano. Il voto unanime promuove il punto all’ordine del giorno.
I meloniani pordenonesi ne vengono a conoscenza e la temperatura nel centrodestra comincia a salire, fino alla riunione della giunta successiva, quando Fedriga interrompe i lavori e chiede agli assessori di FdI se sono pronti a votare i direttori delle aziende sanitarie, compreso Giuseppe Tonutti all’azienda sanitaria e al Cro, un nome non in sintonia con il partito della premier. Seduta sospesa, giro di telefonate. E i tre assessori meloniani si sfilano.
I mal di pancia sono nell’aria, soprattutto nel Pordenonese, ma la volontà del presidente e dell’assessore alla Salute Riccardi è quella di andare avanti. Costi quel che costi. E il conto sta arrivando.
Sono in ballo la Sanità, il terzo mandato del presidente, il referendum sull’Autonomia, la riforma delle Province e le elezioni comunali a Pordenone e a Monfalcone.
A ogni mossa sulla scacchiera politica vanno in scena colpi tattici con qualcuno che punta all’inchiodatura
Il piano oncologico è terreno di scontro, ma è evidente che la partita è un’altra. Si arriva così alla lettera dei primari dell’ospedale di Pordenone, che contestano i contenuti e chiedono di rivederli per non declassare la sanità nella Destra Tagliamento. Fedriga e Riccardi si mostrano disponibili, prendono l’agenda e fissano l’incontro con i dirigenti medici. Poche ore dopo esponenti di spicco del partito della premier firmano una lettera per prendere le distanze ancora una volta dalla nuova organizzazione oncologica regionale.
Non è un caso. Si gioca contemporaneamente su più tavoli. L’altro tavolo politico – nazionale – è quello del terzo mandato, che fa litigare centrodestra e centrosinistra, dalla Campania al Veneto.
Fedriga lo vuole, così pure Lega e Forza Italia che in regione ha una linea diversa dalla nazionale (Gasparri ha ribadito il no). Ma Fratelli d’Italia non molla e anzi punta a capitalizzare i voti e ad avere le redini a Nord Est.
Annuncia la presentazione del candidato sindaco di Pordenone – il consigliere regionale Alessandro Basso, pure lui firmatario del documento contro il piano – senza accordarsi con gli alleati. È il nome indicato per ora dal partito, poi si vedrà. Si crea a questo punto un’altra contrapposizione tra il Pordenonese e il resto della regione.
Fedriga fa appello alla responsabilità di governo, auspica un confronto. Intanto salta l’incontro di maggioranza, che si sarebbe dovuto tenere ieri, per volontà delle segreterie di partito che mal sopportano i diktat. E dunque c’è da aspettarsi una crisi di maggioranza? Siamo ancora lontani. Anche se nei corridoi qualcuno ci ha pensato e l’ha paventata, considerato che la sfiducia a Fedriga farebbe decadere il consiglio regionale, ma che se lasciasse prima di metà mandato Fedriga potrebbe comunque ricandidarsi. Un logoramento che non viene accettato evidentemente in piazza Unità a Trieste perché mina il percorso della giunta.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto