Stipendi medi più ricchi di quelli percepiti nelle aziende private

Il ricercatore: il livello è condizionato dai valori pagati ai dirigenti. Sempre più donne in part-time guadagnano meno dei maschi

Giacomina Pellizzari

I lavoratori pubblici sono più ricchi dei colleghi assunti dalle aziende private. Mediamente percepiscono 11 mila euro in più all’anno. Lo rivela il ricercatore dell’Ires, Alessandro Russo, dopo aver messo a confronto la media delle retribuzioni percepite, nel 2022, dai lavoratori a tempo indeterminato dei due comparti. La media giornaliera passa da 110 euro incassati nel privato ai 131 percepiti nel comparto pubblico.

Gli stipendi

Gli stipendi vanno analizzati seguendo le singole qualifiche perché se è vero che il valore medio riconosciuto ai dipendenti pubblici è più alto di quello percepito dai lavoratori delle aziende private, è altrettanto vero che all’interno della media va distinto, a esempio, lo stipendio mensile dell’insegnante che si aggira intorno a 1.500 euro da quello del dirigente regionale che può superare i 100 mila euro l’anno.

Su questo punto Russo vuole fare chiarezza: «Se guardiamo nel complesso il dato medio è di un maggior valore pari a 11 mila euro l’anno, ma se entriamo nei dettagli la situazione cambia da caso a caso». E ancora: «Il 61,2 per cento dei dipendenti del privato, si colloca sotto la soglia dei 25 mila euro lordi annui, contro il 25,8 per cento di quelli pubblici: all’opposto solo il 10,6 per cento raggiunge o supera i 40 mila euro, mentre la percentuale è quasi tripla nel pubblico (28,8%)».

Nell’isontino si rilevano le differenze più marcate con oltre 12 mila 500 euro in più nel pubblico, mentre nel pordenonese lo scarto non supera i 10 mila 136 euro. Se si considerano esclusivamente i dipendenti a tempo pieno e indeterminato il gap tra lavoratri pubblici e privati diminuisce, ma rimane comunque considerevole, sfiorando i 7 mila euro.

Da 38 mila 994 si arriva a 32 mila 040 euro. Il divario si è allargato negli ultimi anni: «Se dal 2014 al 2017 la retribuzione media giornaliera di un lavoratore a tempo pieno e indeterminato nel privato valeva in media il 90 per cento di quella di un dipendente pubblico, tale percentuale è progressivamente scesa fino all’84 per cento nel 2022 (110 euro contro 131)» continua Russo, nel far notare che «in base al gruppo contrattuale si evidenzia una notevole variabilità: si passa dai 47 mila 315 euro pagati in un anno da università ed enti di ricerca, a circa la metà dell’importo (23.466) riconosciuto nella scuola».

Ma se si considerano esclusivamente i lavoratori a tempo indeterminato e pieno le differenze rimangono marcate, l’asticella oscilla da 52 mila 242 euro a 31 mila 091 euro.

Le donne

Anche le donne guadagnano in media il 26,3 per cento in meno rispetto ai colleghi uomini, e se si considera solo i contratti a tempo indeterminati full time il divario si riduce al 20,6 per cento.

La provincia di Trieste si caratterizza per avere la retribuzione media più elevata, pari a 35 mila 903 euro, ovvero 1.350 euro in più rispetto al dato regionale. A livello nazionale, invece, l’area giuliana è settima, nei primi tre posti troviamo: La Spezia con 39.602 euro, Roma (38.371) e pure Taranto (36.826). Il divario retributivo tra maschi e femmine non deriva dall’applicazione di diversi contratti di lavoro, bensì dal fatto che le donne per gestire meglio la famiglia, troppo spesso, sono costrette a chiedere il part-time.

E quando non lo fanno per loro diventa difficile rendersi disponibili a svolgere lavoro straordinario. In questo modo, agli occhi dei dirigenti, le loro candidature sfumano anche quando si tratta di assegnare possibili avanzamenti di carriera.

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