Turismo, nel 2025 in Friuli Venezia Giulia previste 43 mila assunzioni
In regione il settore cresce, ma resta il nodo precarietà. Le associazioni di categoria: «Trovare personale è sempre più complesso»
Si è aperta la stagione di “caccia” ai lavoratori nel settore del turismo. Una caccia grossa, che nel 2024 è valsa 43 mila assunzioni rende noto l’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro, ed è stimabile che nel 2025 ne valga almeno altrettante visto che il settore è in espansione, come confermano dalla Regione – va ricordato che la cifra rappresenta il numero di contratti di lavoro, e una persona può in un anno essere titolare di più d’uno.
La caccia per la stagione estiva prende il via già da ora, e nel primo trimestre dell’anno partono i primi inserimenti, che saranno probabilmente in crescita rispetto al 2024: tra gennaio e marzo 2025 – si legge nel bollettino Excelsior Unioncamere – le imprese del Friuli Venezia Giulia prevedono l’ingresso di 4.590 lavoratori (di cui 1.060 in provincia di Trieste e 2.090 di Udine) nel turismo, l’anno prima ne erano previsti 4.460. Un numero rilevante visto che i tre quarti degli inserimenti complessivi avvengono a partire da maggio.
Di caccia, ad ogni modo, si può parlare perché, come confermano gli addetti ai lavori, trovare il personale non è uno scherzo: il lavoro stagionale è sempre meno appetibile, e c’è sempre meno interesse anche per mansioni che costringono ad essere in servizio mentre i cari e gli amici riposano, e per di più senza garantire paghe da capogiro (il reddito annuo medio lordo in Fvg è di poco più di 11 mila euro).
Secondo le stime (basate su dati Excelsior Unioncamere), la difficoltà di reperimento è alta. Solo per quanto riguarda la ristorazione, delle mille assunzioni previste per gennaio 2025 si stima che addirittura il 47,6% sia di difficile reperimento, perché – nel 31,1% dei casi – il personale non si trova.
Le categorie
I preparativi per trovare il personale per la stagione estiva fervono già, sia negli hotel che nei bar e ristoranti. Molti pubblici esercizi che si basano sul lavoro stagionale si preparano a riaprire i battenti già a partire da marzo. Lo conferma anche Antonio Dalla Morra, presidente provinciale di Udine della Fipe, che ha un’attività stagionale a Latisana e sta lavorando proprio ora alla squadra: «Ogni anno bisogna ricostruirla. C’è chi è fortunato come me e ha uno zoccolo duro importante, altrimenti è complicato. Un numero sufficiente di connazionali non c’è».
E se molti stranieri risiedono già in Italia, ne servono altri, che dovrebbero essere inseriti grazie al decreto flussi, «che però è strutturato male: troppo esigui gli ingressi previsti, e arrivano solo a giugno inoltrato», rileva Dalla Morra. E per queste persone, che magari non parlano bene l’italiano «servirebbe formazione sulla lingua», necessaria peraltro per gli italiani per quelle straniere, aggiunge la presidente regionale Federica Suban, che fa sapere che sul tema sta lavorando l’associazione.
Quello delle lingue è un tasto dolente pure per gli hotel, in allarme personale anche per gli alberghi aperti tutto l’anno: «Reperire risorse umane preparate e con le competenze necessarie a soddisfare le richieste di turisti e clienti sempre più esigenti è molto complicato per tutto il settore dell’hotellerie». A sottolinearlo è Enrico Guerin, presidente regionale di Federalberghi.
«Quando troviamo collaboratori validi facciamo di tutto per trattenerli, ma a volte non basta», aggiunge. Il problema, quindi, per Guerin non sarebbe legato agli stipendi non adeguati ma all’impegno richiesto. Impegno particolarmente gravoso nel caso del lavoro stagionale, dove «diventa necessario trasferirsi e lasciare la comodità della propria casa e gli amici», magari per vivere in tre luoghi, d’estate al mare, d’inverno in montagna e nelle mezze stagioni nella città d’origine.
Tra chi ha famiglia in particolare «in molti cambiano settore rinunciando anche a uno stipendio migliore per avere un impiego “normale” che gli consenta di stare a casa il sabato e la domenica». Per Suban, però, per il futuro serve «tornare ad essere attrattivi», soprattutto per figure penalizzate nell’immaginario collettivo, come il cameriere di sala, «l’anima dell’accoglienza».
L’osservatorio
Dall’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro arriva l’allerta sul nodo precarietà in un settore dove un contratto dura il tempo di una stagione e il reddito annuo medio lordo in Fvg è di poco più di 11 mila euro (la media 23 mila euro). Tutto questo incide sulla difficoltà di reperimento dei lavoratori. «Il 56% circa delle assunzioni nel turismo sono con contratto a tempo determinato e addirittura il 27% con il lavoro a chiamata.
In entrambi i casi non sempre si riesce ad accedere alle indennità di disoccupazione» nei periodi di inattività, e dunque «si tratta di un settore dove potrebbero concentrarsi sacche di lavoro povero», avverte il responsabile, Carlos Corvino. In prospettiva però il comparto è destinato a crescere.
Secondo una ricerca dell’Osservatorio, al 2027 sarà il secondo settore con più richieste di lavoratori (quasi 9 mila, il 64% delle quali sarà per nuovo personale), mentre al primo posto ci saranno i servizi avanzati. Il fattore pandemia, inoltre, ricorda Corvino, ha inciso pesantemente perché nella stagione delle restrizioni Covid, tra il 2019 e il 2020, le assunzioni sono crollate e c’è stata una fuga verso altri settori, che offrono condizioni di lavoro considerate migliori. Senza parlare delle grandi dimissioni.
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