Università, l’Sos dei ricercatori: “A rischio centinaia di posti”
Allarme della Cgil per gli atenei del Friuli Venezia Giulia, dopo la mancata proroga degli assegnisti senza i nuovi contratti. Lunedì assemblea a Trieste. Rettori preoccupati
![L'Università di Trieste](https://images.messaggeroveneto.it/view/acePublic/alias/contentid/1gz1ggsqnithftma0tu/0/copia-di-copy-of-image_0.webp?f=16%3A9&w=840)
La Flc-Cgil lancia l’Sos università, con uno stato di agitazione dichiarato a livello nazionale in protesta contro la riforma del pre-ruolo (leggi: il precariato della ricerca) targata Bernini – ora all’esame del Parlamento – e i tagli «da 500 milioni mascherati da un’operazione di maquillage contabile con il Pnrr», denuncia il segretario di Trieste, Matteo Slataper.
«La situazione è più grave di quando ci furono i tagli di Tremonti nel 2008 e poi la riforma Gelmini nel 2010, ma in pochi se ne rendono conto», afferma. Secondo la stima dei rappresentanti sindacali Flc-Cgil a livello regionale sono più di 600 i ricercatori precari a rischio.
E a creare la tempesta perfetta è arrivato ora un sostanziale blocco delle assunzioni di nuovi ricercatori a tempo determinato: dal primo gennaio 2025 non è stata rinnovata la proroga degli assegni di ricerca, uno degli strumenti più diffusi con cui un giovane fresco di dottorato di ricerca può trovare impiego in università, mentre non ci sono ancora i decreti attuativi che permettano di avviare il contratto di ricerca (elaborato nel 2022 dal governo Draghi) che doveva sostituirli.
Quest’ultimo stallo fa registrare la preoccupazione pure dei rettori del Friuli Venezia Giulia, anche se quello della Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa), Andrea Romanino, si dice «fiducioso» che la partita del contratto di ricerca si sblocchi a breve.
La protesta
Il vento di protesta soffia forte a livello nazionale, tra occupazioni e assemblee. Lunedì 3 febbraio dalle 11 alle 13 la Flc-Cgil ha indetto un’assemblea generale all’Università di Trieste (Aula 2A edificio 3H in piazzale Europa). «Abbiamo invitato tutti, studenti compresi. Con noi ci sarà anche Luca Scacchi, professore associato del nazionale Flc-Cgil», spiega Slataper. La sua stima è che «solo tra Università di Trieste e Sissa i precari siano tra 300 e 400», anche se, precisa, «la preoccupazione non è solo per i colleghi, è per tutto il Paese: sono persone che abbiamo formato e cercheranno lavoro altrove, probabilmente all’estero».
Slataper spiega che il ritardo dei decreti attuativi per il contratto di ricerca «che prevede tutele come ferie e malattia e la previsione di una stabilizzazione in sei anni» è dovuto a «resistenze di parte del mondo accademico» che preferiva lo strumento più flessibile ed economico degli assegni.
Il decreto legge 1240 ora all’esame del Parlamento che riforma il pre-ruolo «introduce nuove figure precarie, con condizioni di contratto peggiori dell’assegno di ricerca», afferma. Dall’Università di Udine, Francesca Tonacci, coordinatrice delle Rsu di ateneo e Rsu di Flc-Cgil, aggiunge al computo dei precari in regione «circa 200 assegnisti di ricerca, a cui vanno sommati 108 ricercatori a tempo determinato e altre assunzioni Pnrr». Le cifre per Slataper sono «sottostimate» perché «l’ateneo non ci fornisce una cifra complessiva e negli ultimi anni c’è stato un forte aumento legato ai progetti Pnrr, quando finiranno i finanziamenti questi ricercatori non sanno quale sarà il loro destino».
Un’assemblea c’è stata anche all’Università di Udine a dicembre che però «non è stata particolarmente partecipata», racconta Tonacci, che analizza: «I precari sono difficili da raggiungere, abbiamo provato a contattarli con il passaparola, spesso poi hanno paura a esporsi».
I rettori
La preoccupazione, come detto, è condivisa anche dai rettori, che si trovano in un’impasse senza assegni di ricerca (ma – ricordano – le posizioni già in essere si possono prorogare) o i nuovi contratti di ricerca (più costosi) e sono in attesa della riforma del pre-ruolo. «La situazione è oggettivamente molto critica e quindi è opportuno capire quale sarà lo sviluppo nelle prossime settimane», è il commento stringato del rettore dell’Università di Trieste, Roberto Di Lenarda, a cui fa eco Roberto Pinton, suo omologo all’Università di Udine, parlando di una contingenza «effettivamente preoccupante».
Più positivo Romanino della Sissa, che afferma: «Per il contratto di ricerca dovremmo essere alle battute finali per l’accordo con i sindacati». Ad ogni modo il tempo stringe: «È importante che il sistema italiano possa avere al più presto una situazione analoga ai post-doc presenti in tutti i sistemi universitari», rileva, sia perché «nell’incertezza i giovani potrebbero decidere di accettare posizioni all’estero, sia perché i nostri docenti che sono bravi a reperire finanziamenti competitivi ora non sono in grado di assumere», rimarca Romanino, che auspica inoltre che «sia in dirittura d’arrivo anche il pre-ruolo, per offrire più opzioni sia alle università sia ai giovani che vogliono seguire la carriera universitaria dopo il dottorato». —
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