Gemona dedica una via a Varisco, il protagonista della ricostruzione
GEMONA. «Una via vicinale del centro cittadino è quella giusta per ricordarlo. Mio padre era cresciuto in centro, frequentava il duomo, andava in municipio e questa strada conduce nella piazzetta dedicata a Fantoni, che era il suo maestro.
Oggi avrebbe esteso questo riconoscimento ad altri protagonisti della ricostruzione, in particolare a Giuseppe Zamberletti e Ivano Benvenuti».
Giuseppe Varisco, con un nodo alla gola, ha commentato così la scopertura della targa nella via che, da venerdì 5 maggio, ricorda suo padre Salvatore Varisco, l’ex assessore regionale alla Ricostruzione mancato lo scorso autunno.
Un uomo che l’amministrazione comunale ha voluto ricordare nel 41° anniversario del terremoto.
La via che porta il nome di Varisco è un percorso significativo: affianca la centrale via Bini, la strada che fu oggetto di grande attenzione durante la ricostruzione di Gemona.
Lo ha ricordato Roberto Dominici, pure lui ex assessore alla Ricostruzione nel dopo terremoto e uno dei tanti rappresentanti delle istituzioni di ieri e oggi che hanno voluto partecipare alla cerimonia.
«Qualche anno fa - ha aggiunto Paride Cargnelutti, vice presidente del consiglio regionale - , alla presentazione di un libro Salvatore Varisco disse che i politici del 1976 erano semplicemente persone che allora cercarono di fare quello che potevano.
In realtà, erano grandi uomini, una grande classe dirigente che ha messo da parte le divisioni per fare il miracolo. Ora tocca noi ripetere quel miracolo di fronte alle problematiche che attanagliano la nostra realtà come la disoccupazione giovanile e l’immigrazione».
A Gemona, allo scoprimento di quella targa, rappresentanti istituzionali di diversa provenienza politica, assieme alla gente, si sono ritrovati sotto l’arco che conduce nel parco della locanda “Al Centrale” dove oggi c’è il nome del commendatore Salvatore Varisco.
«Sono certo - ha ricordato il sindaco Paolo Urbani - che Varisco non avrebbe apprezzato questo riconoscimento perché era una persona schiva, pur sapendo di essere stato un protagonista della ricostruzione del Friuli. Era un uomo con cui abbiamo condiviso una parte importante della storia di questa Regione».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto