La Cineteca al Sociale con un film sul 6 maggio 1976
«Friuli: il giorno dopo. Queste sono le prime immagini del terremoto, adesso che si è fatto giorno. Immagini che paiono di una guerra perduta, senza più superstiti, scappati o sepolti tra le macerie, morti o sopravvissuti sotto le pietre. Bisognerà aspettare per saperlo, quando sarà possibile contarli».
Con queste parole e una panoramica sulle case sventrate del centro storico di Gemona si apre il filmato “Sisma nel Friuli. 6 maggio 1976” realizzato dall’Istituto Luce per conto del Servizio documentazione dei Vigili del fuoco, con riprese e montaggio di Elio Ticconi, Romano Felicioni e Massimo Albini, che illustra l’attività di soccorso a opera del complesso meccanismo dello Stato, coordinata e indirizzata dalla sala operativa della Protezione civile al Viminale, a partire dal momento in cui, via via che le ore di quella notte passavano, ci si rese conto di essere di fronte a un disastro che si stava dilatando «entro i contorni di una sciagura nazionale».
La Cineteca del Friuli propone il documentario nel corso di una serata dedicata al 43° anniversario del terremoto, mercoledí 8, alle 21, al Cinema Sociale di Gemona (ingresso libero). In una delle prime scene vediamo già al lavoro il sottosegretario Giuseppe Zamberletti (1933-2019), immediatamente nominato dal Ministro dell’Interno commissario del Governo per le zone terremotate, il quale, con l’ispettore generale capo dei Vigili del Fuoco, ingegner Alessandro Giomi, come vice commissario, ha l’incarico di coordinare le operazioni previste dall’organizzazione della Protezione civile per l’assistenza alle popolazioni colpite. Ampiamente documentate dagli operatori sono le rovine di Gemona e di altri centri della pedemontana. Sono immagini preziose perché ci mostrano ciò che era ancora rimasto in piedi prima delle altre terribili scosse di settembre. Grandiosi cumuli di macerie, muri pericolanti e puntellati, ruspe al lavoro, nuvoloni di polvere, l’incessante opera di scavo in lotta col tempo, ritrovamento di salme, dozzine di bare accatastate, strazianti immagini di una cerimonia funebre collettiva nel cimitero di Majano. Sono tutti elementi che, grazie alla buona qualità della fotografia e al ritmo teso e serrato costruito dal montaggio, fanno di questo documentario (della durata di 30 minuti) uno degli esempi migliori nell’ambito dei tanti filmati realizzati sulla grande tragedia friulana. Nello spirito epico e corale di questo lavoro, oltre all’attività dei reparti dell’esercito, dei carabinieri, della pubblica sicurezza e della Croce Rossa, viene dato il giusto risalto anche alla solidarietà internazionale e a quella di tanti giovani volontari.
Nel corso della serata gemonese anche la proiezione del documentario “Donatori del Friuli”, realizzato all’inizio degli anni’60 dal Centro di Cinematografia sociale del Comitato provinciale di educazione sanitaria di Trieste, con la regia di Giulio Mauri e testo di Valeria Bombaci. Questa pellicola a colori (durata 17 minuti) vuole far conoscere la storia e l’attività del Centro trasfusionale dell’Ospedale di Udine, che nel dopoguerra fu uno dei primi a praticare la trasfusione salvavita, e le adesioni sempre più numerose di tanti donatori. Strutturato come viaggio ideale di un’autoemoteca, ovvero un automezzo opportunamente attrezzato per il prelievo e la conservazione del sangue umano destinato a usi medici, diventa anche un’occasione per mostrarci splendide immagini pre-terremoto di tanti centri friulani: Cividale, Tarcento, Tricesimo, Gemona, Artegna, Osoppo, Spilimbergo, Paularo, Palmanova, fino a Sacile, dove si tenne il sesto congresso provinciale Avis. –
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