L'anniversario del terremoto in Friuli, a Portis studiano come affrontare l'emergenza
VENZONE. Portis vecchio, la frazione di Venzone non ricostruita dov’era dopo il terremoto, è un libro aperto. È la palestra dove i tecnici dell’università di Udine, della Protezione civile e dei Vigili del fuoco, metteranno a punto e testeranno le nuove metodologie per affrontare le emergenze dopo un sisma.
Lo faranno con esperti che arriveranno da tutto il mondo. Ma nelle case puntellate di Portis pure i sindaci impareranno a redigere le ordinanze e a gestire le opere provvisionali.
E gli abitanti che nel 1976 furono costretti ad abbandonare gli edifici minacciati dalla frana, potranno collaborare con gli studiosi dell’università per ricostruire la storia della comunità.
Tutto questo mentre i visitatori, seguendo il percorso segnalato con medaglioni color oro, scopriranno il passato e il futuro del paese.
Il progetto è stato illustrato nel corso dell’inaugurazione del polo addestrativo Serm academy.
Portis, come previsto dal protocollo d’intesa siglato un anno fa, diventa un centro di ricerca gestito dall’Università, dalla Protezione civile e dai Vigili del fuoco.
Nel centro sociale, il docente di Geofisica applicata dell’ateneo friulano Stefano Grimaz, il direttore della Protezione civile, Luciano Sulli, il direttore regionale dei Vigili del fuoco, Loris Munaro, e il sindaco di Venzone, Fabio Di Bernardo, hanno condiviso le tappe della scuola destinata a diventare un punto di riferimento a livello internazionale.
Il prossimo settembre, in occasione dell’anniversario del secondo terremoto che completò la distruzione del Friuli, a Portis si svolgerà l’esercitazione rinviata lo scorso autunno per andare a soccorrere le comunità dell’Italia centrale.
Saranno affinati gli aspetti innovativi, definiti nel 2014, nel precedente simposio organizzato a Portis, e testati ad Amatrice piuttosto che a Pescara del Tronto.
«Si tratta del triage che, come in pronto soccorso, consente di effettuare una valutazione rapida dei danni. Serve per mettere in moto la macchina dell’emergenza, valutare i quantitativi delle macerie e i tempi di intervento», ha spiegato Grimaz soffermandosi sull’uso dei droni che, nei paesi distrutti del Centro Italia, hanno consenti di documentare la pericolosità di torri e campanili senza sottoporre gli operatori al rischio crolli.
Grimaz è stato chiarissimo: «Grazie alla definizione della zona rossa, soprattutto quando il secondo terremoto è tornato a colpire quei luoghi, abbiamo evitato molti morti».
Senza contare che l’adeguamento dei sistemi di intervento ha consentito di effettuare, in meno di un mese, oltre 31 mila sopralluoghi.
Ma studiando le crepe ancora presenti sulle case di Portis, si può migliorare ulteriormente. E così negli edifici, dove prima del 1976 abitavano le persone, vedremo studenti e tecnici alla ricerca di nuovi sistemi di gestione dei terremoti.
«Bisogna fare un passo in più», ha proseguito il direttore regionale dei vigili del fuoco proponendo, sulla base delle criticità riscontrate nell’Italia centrale, una scuola anche per i sindaci.
A suo avviso, è fondamentale insegnare ai primi cittadini a predisporre le ordinanze di sgombero e la definizione delle procedure per la messa in sicurezza degli edifici.
«Gli amministratori - ha precisato - vanno sensibilizzati anche dal punto di vista giuridico». E il sindaco Di Bernardo non ha esitato un attimo a dirsi pronto a sottoporre la proposta all’Anci, l’associazione che unisce tutti i comuni.
A questo punto la parola è passata alla docente di Tecnologia dell’architettura Christina Conti, per l’illustrazione del percorso storico culturale che farà rivivere Portis anche dal punto di vista storico.
Nel laboratorio Space-lab dell’ateneo friulano, gli studenti hanno messo a punto la creazione di percorsi tematici indicati con la posa di tombini tondi.
Basterà inquadrarli con il telefonino, sul quale il visitatore avrà scaricato una app gratuita, per ottenere tutte le informazioni del luogo e della Serm academy. Doveroso il grazie agli abitanti di Portis che hanno messo a disposizione le loro proprietà.
A due residenti è stato simbolicamente consegnato il logo del tombino. A seguire la scopertura di uno dei due totem che a breve orienteranno i visitatori nel luogo risorto.
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