Portis, il suo passato raccolto in un libro e in un documentario

L’antropologo Stefano Morandini, assieme alla docente Donatella Cozzi, raccontano l’attaccamento dei residenti a quelle mura colpite dal terremoto del 1976

Gli abitanti di Portis continuano a tornare nelle case distrutte dal terremoto del 1976. Quelle mure sbrecciate rappresentano il loro passato, un passato dal quale non vogliono allontanarsi.

L’antropologo Stefano Morandini, contrattista di ricerca all’università di Udine, assieme alla docente Donatella Cozzi, del dipartimento di Lingue e letterature dello stesso ateneo friulano, raccontano l’attaccamento dei residenti al luogo di sempre con le immagini girate in questo ultimo anno e mezzo.

Hanno recuperato la memoria collettiva e individuale in un documentario e in un libro che arriverà in libreria a settembre. Preziose le testimonianze di Pietro Bellina, il segretario dell’associazione Amici di Venzone, dell’architetto Loris Sormani, dell’ex assessore Valerio Pituelli e del professor Stefano Grimaz, responsabile della Serm academy istituita a Portis vecchio per studiare la risposta possibile dopo un terremoto. Il video finanziato da Legacoop, Assicop e dal Centro audiovisivo per il documentario, ripercorre la fase dell’emergenza, l’abbandono della vecchia Portis sino alla costituzione della cooperativa Nuova Portis con la successiva ricostruzione del paese in un altro luogo.

Portis vecchio non è morto

Un breve assaggio nel promo che l’autore ci ha messo a disposizione mentre sta completando il montaggio. «Mi ha colpito l’attaccamento di queste persone verso quello che rimane, che è molto poco, e la continua ricerca di senso di questi luoghi», spiega Morandini convinto che questa storia andrebbe raccontata in forma di banner per renderla leggibile a tutti coloro che attraversano Portis vecchio in bicicletta. Tra queste case, infatti, passa la ciclabile Alpe Adria. «Sembra un paese abbandonato – insiste lo studioso –, ma non lo è».

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