La storia infinita del campeggio di Italia ‘90, chiuso da 33 anni: anche questa adunata è stata fuori

Sono stati spesi 3 miliardi di lire per il Camping mai aperto. Il Comune di Udine: «Vogliamo utilizzarlo»

Alessandro Cesare

Costruito in occasione dei mondiali di calcio di Italia ’90, non solo non è mai stato utilizzato, ma è rimasto una cattedrale nel deserto per i successivi trentatré anni.

Stiamo parlando del camping che sorge al confine tra i comuni di Udine e Pasian di Prato. Costato oltre 3 miliardi delle vecchie lire, ogni volta che la città ospita un evento capace di attirare migliaia di persone, riemerge il rammarico per quella che è l’opera incompiuta più importante in città.

Era successo nel 1996 per il raduno degli alpini, e ricapita in questi giorni di nuovo per un’Adunata di penne nere. Uno spazio immenso che avrebbe fatto comodo, dando ospitalità ai camper, alle roulotte e agli accampamenti.

Negli ultimi anni qualcosa si è mosso, con i Comuni di Udine e Pasian di Prato che hanno trovato un accordo, ma al di là degli annunci fatti a inizio anno, nulla è cambiato.

LA STORIA

L’idea iniziale era di realizzare un’area per il campeggio utilizzando i fondi legati a Italia ’90. Una serie di ritardi portò al completamento dell’opera solo tre anni dopo rispetto alle previsioni iniziali.

Qualche tentativo di gestire la struttura ci fu, ma naufragò in breve tempo, dando il via a un vero e proprio braccio di ferro tra i Comuni di Pasian di Prato e di Udine. Un botta e risposta durato a lungo, tra rimbalzi di competenze, mancate concessioni per realizzare le fognature (senza questa opera non ci poteva essere l’agibilità), cambi di destinazione d’uso dell’area.

IL DISGELO

La scorsa amministrazione, guidata da Pietro Fontanini, ha riallacciato i rapporti con i vicini di Pasian di Prato, giungendo alla stipula di un accordo.

Il mai nato camping pare così essere destinato a diventare un luogo di sosta e ristoro per il turismo lento, ossia per tutti quei ciclisti che percorrono la ciclovia Alpe Adria, dandogli la possibilità di pernottare con le tende o in piccoli bungalow.

L’accordo prevede che il Comune di Udine si faccia carico degli allacciamenti, e di quelli fognari in particolare, e Pasian di Prato della copertura tecnologica dell’area.

IL SILENZIO

L’annuncio del raggiunto accordo tra le due municipalità è stato fatto nel 2019. Poi nel febbraio 2022 la giunta ha approvato il progetto definitivo per collegare l’area del camping con la rete cittadina, coinvolgendo per i lavori il Cafc. Da allora non si è saputo più nulla.

I COMMENTI

Il vicesindaco Alessandro Venanzi parla di «occasione persa per la città», puntando il dito contro l’amministrazione di Pasian di Prato. «Il recupero di quell’area è un’opportunità non solo per Udine, ma anche per Pasian di Prato.

Eppure l’ostinazione del sindaco Andrea Pozzo ha tenuto fermo l’iter per anni a causa di una teoria del sospetto sulla possibile destinazione d’uso dell’area.

Ora è nostra intenzione riuscire a restituire alla città quello spazio, recuperandolo nell’ambito di una valorizzazione del turismo lento». Da parte sua, il sindaco Pozzo, assicura di aver già adempiuto alle disposizioni del protocollo: «Tramontata l’ipotesi di dar vita a un insediamento più o meno stabile nell’area, abbiamo completato l’adeguamento delle servitù tecnologiche.

Il nostro auspicio è che si possa dar seguito al recupero della struttura con le finalità annunciate. Pasian di Prato ha fatto tutto ciò che era di sua competenza», chiude Pozzo.

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