Alfabeto del futuro, le sfide a tavola fra tradizione e innovazione

Giacomina Pellizzari

Cibo come sinonimo di innovazione e sostenibilità in un territorio dove i giovani imprenditori coltivano l’alga Spirulina, le arachidi e producono latte rigorosamente bio privilegiando la salute degli animali. Ma il prodotto che più di altri rappresenta il Friuli Venezia Giulia nel mondo è il prosciutto di San Daniele seguito dal formaggio Montasio, dai vini del Collio e dalla blave di Mortegliano.

A Udine, mercoledì 7 settembre, l’Alfabeto del futuro, l’iniziativa del gruppo Gedi nella sua quarta tappa in Italia, ha accompagnato il pubblico verso le frontiere dell’eccellenza e della ricerca scientifica per individuare soluzioni idonee ad affrontare anche le conseguenze dei cambiamenti climatici e della situazione internazionale che stanno creando non poche difficoltà alle aziende.

Con queste premesse, nella storica cornice di palazzo Morpurgo, al tramonto di una giornata afosa, il direttore del Secolo XIX, Luca Ubaldeschi, ha collocato la C di cibo nell’Alfabeto del futuro che i giornali del gruppo Gedi stanno scrivendo.

L’evento si è svolto alla vigilia dell’inaugurazione delle kermesse enogastronomica Friuli Doc organizzata dal comune di Udine. L’obiettivo era introdurre il comparto agroalimentare nel futuro. A fare gli onori di casa ci ha pensato il sindaco Pietro Fontanini, mentre l’assessore comunale alle Attività produttive e ai Grandi eventi, Maurizio Franz, commentava i risultati delle risposte fornite dai lettori.

Il prosciutto di San Daniele ha ottenuto il 48% dei consensi, il formaggio Montasio il 17%, i vini del Collio il 29% e la blave di Mortegliano il 6%. Gli stessi lettori attendono dalle istituzioni maggiore promozione dei prodotti friulani all’estero e promuovono per efficacia il logo “Io sono Fvg”.

«Il prosciutto è sicuramente un prodotto molto conosciuto nel mondo, ma anche altri prodotti hanno le stesse potenzialità» ha commentato Franz nel condividere che il Friuli per diventare più competitivo deve concentrare la sua azione di marketing anche all’estero.

«Dobbiamo fare uno sforzo per promuovere il binomio turismo-prodotti tipici ai quali possiamo aggiungere anche le piste ciclabili». L’analisi dell’assessore è legata all’indicazione ricevuta dai lettori di potenziare il cosiddetto turismo lento. Allo stesso modo, l’assessore si è impegnato a lavorare sul fronte del turismo sostenibile e compatibile con l’ambiente.

Su questi temi si è soffermata pure l’imprenditrice Sara Roversi, fondatrice del Future Food Institute. Collegata a distanza da Pollica, Roversi ha spiegato che innovazione in alimentazione è sinonimo di salute fisica. L’imprenditrice ha invitato i consumatori a privilegiare cibi di qualità prodotti in ambienti ecosostenibili per promuovere la consapevolezza che in questo modo si contribuisce a mantenere in vita il pianeta.

Con questa certezza, Roversi ha spronato i giovani a osare, a provare, a prototipare, a fallire e a esporvi. Fate le cose reali, non accontentatevi di un surrogato di vita in digitale».

Di fronte a oltre un centinaio di persone, Roversi ha indicato il percorso a tappe che non può trascurare la digitalizzazione dei processi. «Digitalizzare la filiera è passaggio fondamentale per acquisire i dati necessari e per prendere decisioni consapevoli. Pensiamo alla crisi provocata quest’estate dalla siccità, ma pure alle analisi del suolo: un terreno coltivato in modo rigenerativo è capace di catturare più carbonio; l’agricoltura a impatto zero si basa sulle emissioni che genera, dunque è fondamentale partire da elementi certi.

E la digitalizzazione, appunto, in tal senso è essenziale. Bisogna, poi, porre rimedio a una serie di anelli deboli a livello strutturale, in primis lo spreco: serve un approccio sistemico». Queste le parole dell’imprenditrice che della sostenibilità alimentare ha fatto la sua ragione di vita.

Gli esperti che si sono susseguiti sul palco hanno destato particolare interesse tra il pubblico che, per oltre un’ora, non ha fatto mancare la sua attenzione. Ubaldeschi e Mosanghini hanno affrontato con domande rapide e puntuali un tema fondamentale per il futuro del pianeta.

Da qui l’appello a fare del cibo un elemento di innovazione che sappia guardare al futuro senza dimenticare gli antichi insegnamenti di coloro che attraverso l’esperienza hanno saputo tramandare le tradizioni ai giovani. Gli stessi giovani che oggi si trovano ad affrontare nuove sfide anche nel campo dell’agroalimentare. —

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