Il clima cambia le coltivazioni e il Friuli riscopre le arachidi
Davide e Marco De Munari hanno portato l’azienda familiare di San Vito al Tagliamento nel mondo della sostenibilità
SAN VITO AL TAGLIAMENTO. Una coltivazione che un tempo era di mera sussistenza ma che oggi può rappresentare una risposta ai cambiamenti climatici e alla tutela dell’ambiente, generando allo stesso tempo reddito: anche le arachidi, che tra Friuli Venezia Giulia e Veneto sono conosciute con il nome di “bagigi”, sono tra i protagonisti del nostro Alfabeto del futuro.
Davide (classe 1977) e Marco (1983) sono i giovani agricoltori che hanno portato la De Munari di San Vito al Tagliamento, azienda agricola di famiglia, nel mondo di questa coltura realizzata in maniera sostenibile. «Una coltivazione – raccontano – che nel territorio friulano, ai tempi della mezzadria, era diffusa a livello famigliare, essendo l’arachide un legume dotato di un elevato valore proteico, ideale per integrare gli scarsi pasti quotidiani».
Ereditata dal padre Giuseppe e lo zio Gianni la passione del nonno Alessandro fondatore dell’azienda, nel 2014 hanno deciso di tentare questa innovazione. «Fino a quel momento – aggiungono – insieme a mele, nocciole e uva il principale prodotto agricolo che coltivavamo era il tabacco, il quale però presentava sempre più difficoltà in un periodo storico segnato dai cambiamenti climatici. Abbiamo così provato su 5 mila metri quadrati a piantare i primi semi di arachidi e la resa ci ha stupito».
Originario dell’America, nutriente e versatile, questo legume ha i frutti che crescono sotto terra, non necessitano di grandi quantitativi d’acqua, amano il caldo e hanno una stagione di sviluppo – la semina da maggio e la raccolta in ottobre – maggiormente gestibile. «I risultati sono stati positivi, tanto che adesso siamo arrivati – sottolineano i due fratelli, entrambi con studi agrari all’Istituto di Spilimbergo – a coltivare 25 ettari per una produzione di circa 800 quintali di prodotto secco».
Guardare al futuro significa anche collaborare con i giusti partner: i De Munari li hanno trovati a Verona. «Insieme ad Andrea, Massimo e Giorgio Zaffani – spiegano – della azienda agricola Toaiar Saggiorato lavoriamo in sinergia, tanto che vengono con i loro macchinari ad aiutarci nella raccolta e riusciamo a creare economie di scala nella lavorazione e selezione. Avere campi così distanti tra loro ci permette anche di gestire meglio imprevisti meteo, ormai sempre più ciclici».
Una parte del prodotto finale viene trattenuto in azienda, il quale tostato con la sua caratteristica buccia, viene venduto attualmente a livello locale al consumatore finale, nello spaccio sanvitese dell’azienda agricola e distribuito ad alcune rivendite o ristoratori. Ma nel prossimo futuro insieme ai veronesi c’è la volontà di iniziare con i primi trasformati, come l’arachide sgusciato e il burro d’arachide.
«Inizialmente i colleghi agricoltori ci guardavano con un po’ di scetticismo – sottolineato Davide e Marco – ma ora c’è grande interesse per quello che facciamo, tanto più dopo un’estate secca come quella che stiamo archiviando, in cui siamo riusciti a preservare gran parte degli arachidi coltivati. Sempre più saremo chiamati a diversificare le coltivazioni, per ridurre i rischi e avere sempre qualcosa da raccogliere qualunque sia la condizione climatica. Nostro padre fu tra i primi a credere nel tabacco a suo tempo, noi continuiamo con altre colture questa sua visione».
E un nuovo progetto è già pronto. «La passione per la frutta secca – concludono – ci ha portati a credere nelle nocciole coltivate in modo biologico e siamo tra i fondatori della cooperativa Friulana nocciole».
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