La storia di una donna e di una targa, le guerre, i muri: ecco perchè è importante la scelta di Gorizia capitale europea della cultura
Si potrebbe cominciare dalla storia di una donna e da una targa per ricordarla, scritta in tre lingue: italiano, sloveno e tedesco, per capire perché è così importante che Gorizia e Nova Goriza abbiano appena ricevuto l’assegnazione del titolo di Capitale Europea della Cultura.
Anzi no. Non basta. E’ necessario andare con la memoria a quell’alba del 17 settembre del 1947 quando la città si è appena svegliata per il rombo dei motori delle camionette dell’esercito inglese entrate a Gorizia cariche di sacchi di calce bianca e bobine di filo spinato.
La Storia insegna che le scelte scellerate si pagano. Per questo va studiata.
Gorizia è tornata ufficialmente italiana giusto il giorno prima e i militari sono lì per tracciare il confine definitivo tra Italia e Jugoslavia, tra Oriente e Occidente, tra Capitalismo e Comunismo.
Perderemo Trieste e l’Istria, qualche comune delle alpi marittime, che finisce in territorio francese, l’isola di Saseno, che diventa albanese e le isole del Dodecanneso nel Mar Egeo, tra cui Rodi e Kos, la Libia, l’Eritrea e la Somalia e una fetta di Gorizia: tre quinti del territorio comunale e il 15% della popolazione.
Una targa, si diceva…Intestata all’attrice Nora Gregor sul limitare di un parco cittadino.
La possiamo immaginare giovane e affascinante. Lo sguardo misterioso, la veletta. La bocca ben disegnata, il lungo cappotto nero che ne sottolinea la silhouette. E’ nata nel 1901 in quella stessa Gorizia divisa in due dal muro una mattina del 1947. Eleonora Hermina ha famiglia di lingua tedesca. Gorizia fa parte dell'impero asburgico. Il padre, orafo e orologiaio in città, è di origine boema, la madre è carinziana.
Nel 1915, a seguito dello scoppio della guerra, Nora scappa a Klagenfurt e poi a Graz. Gorizia è sotto l’Austria-Ungheria. Solo un anno dopo, tra il 9 e 10 agosto del 1916 perdono la vita quasi centomila persone, su ambo i fronti, per riconquistarla. Un tributo di vite umane evidentemente non sufficiente a chi comanda.
Gorizia tornò austriaca solo un anno dopo, dopo la battaglia di Caporetto dell’ottobre del 1917, per essere di nuovo italiana il 7 novembre del 1918.
Nel 1919, Nora è lontana. Debutta a Vienna entrando l’anno successivo nel mondo del cinema, allora muto. In pochi anni lavora con vari registi cinematografici, fra cui Otto Rippert, Hans Otto Lövenstein, Julius Herska, Fritz Freisler.
Nel 1924 è protagonista del film “Michaël” di Carl Theodor Dreyer, che consente una svolta nella sua carriera e la lancia verso il mondo di Hollywood dove lavora durante il primo periodo del cinema sonoro e per film in versioni sia in tedesco che in inglese.
Quando rientra in Europa, ha le porte aperte. Recita complessivamente in ventotto film, alcuni diretti dai massimi registi dell’epoca tra cui Max Reinhardt, dominatore e riformatore della scena teatrale europea tra le due guerre. Ha trent’anni quando è all’apice della carriera, acclamata dal pubblico del Burgtheater di Vienna e a Berlino.
Sposa prima il pianista Mitja Nikisch, da cui divorzia intorno al 1934 e infine si unisce in matrimonio all’aristocratico e politico austriaco Ernst Rüdiger von Starhemberg, da cui ha un figlio, Heinrich.
Ma il principe è oppositore dell’Anschluss hitleriano dell’Austria. Braccati devono fuggire, prima in Svizzera per un breve periodo e poi in Francia.
E’ il 1938. Il fascismo italiano, oramai succube della politica germanica, censura i film di Nora impedendone la visione al pubblico. Il nazismo confisca il grande patrimonio familiare del marito e la famiglia vive per un periodo grazie al sostegno economico di amici.
Il regista francese Jean Renoir, che conosce e apprezza le doti di Nora, nel 1939 la chiama come protagonista del film “La Règle du Jeu” (La regola del gioco), che non ha il successo sperato, anche perché è di nuovo tempo di guerra.
Nel giugno del 1940 la Francia viene occupata dalle forze hitleriane. Nora fugge di nuovo col figlio in Spagna e Portogallo e da là si imbarca per l’Argentina. Starhemberg si aggrega come aviatore alle forze della Francia libera, viene impegnato in Africa equatoriale e nel 1942, dopo il congedo per aver contratto la malaria, raggiunge la famiglia in Sudamerica.
Quattro anni dopo la fine della guerra Nora è ancora in Cile, priva di mezzi e con un figlio. Un matrimonio sopravvive raramente a un patrimonio perduto e a una guerra. E se è vero che se stai dalla parte politica giusta non serve un talento per avere successo è altrettanto vero che un grande talento non resiste se si è dalla parte sbagliata. Anche gli amici sconsigliano Nora di tornare a Vienna. La città è ancora in macerie. Il passato austro-fascista del suo ex-consorte, è un limite invalicabile.
Nora muore nel 1950 all’età di quarantanove anni. Non si sa se suicida o per problemi cardiaci. Il muro tra Gorizia e Nova Goriza ha tre anni.
La sua storia senza lieto fine, è ignorata dalla città di Gorizia fino al 1999, anno della riscoperta ad opera dell’associazione cittadina Kinoatelje. La sua vita è infine ricostruita dalla biografia “L’imperfezione della bellezza”, curata da Igor Devetak, seguìta da un romanzo di Hans Kitzmüller Nel 2014 l’associazione Kinoatelje allestisce una mostra multimediale e uno spettacolo teatrale trilingue della regista Neda R. Bric, rappresentato in Italia, Slovenia e Austria.
Tre lingue e una targa, per ricordare una donna consegnata a un lungo oblio, nata in una città duramente provata dalla Storia a cui ora è affidato l’obiettivo di tutelare la ricchezza e la diversità della cultura continentale e valorizzare le caratteristiche comuni ai popoli. Un compito alto, un mandato fortemente simbolico in un mondo in cui molte voci si smarriscono per sempre tentando di lasciarsi alle spalle muri invalicabili, guerre, confini.
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