Srebrenica come Troia: il dolore delle donne e l'abominio di una tragedia che strappa via gli affetti

Sono passati 25 anni dal 12 luglio del 1995 quando Karadzic e Mladic ordinarono l'uccisione di tutti i maschi dai 12 ai 77 anni. Migliaia di anni prima le stesse scene di devastazione vennero raccontate con la tragedia di Euripide
Venticinque anni fa la strage di Srebrenica: ancora oggi le madri cercano i resti dei loro figli
Venticinque anni fa la strage di Srebrenica: ancora oggi le madri cercano i resti dei loro figli

Ècuba, Andromaca e Cassandra, Sceila, Azra, Alida e Mukelefa. Troia distrutta alza verso il cielo il suo grido di dolore. Srebrenica sbarrata alla stampa internazionale è muta mentre va in scena l’orrore dello scalpiccio delle scarpe di ragazzi, che tentano invano la fuga nella confusione degli spari.

415 a.C. Le Troiane di Euripide, va in scena per la prima volta durante la guerra nel Peloponneso. Quando le fiamme della devastazione si spengono, quando gli uomini e le donne sopravvissute si guardano intorno e la terra è nera di macerie e di morti pallidi del colore del sangue senza vita, in quel momento ed in quel luogo e su quelle esistenze si apre la tragedia, che alza il sipario là dove l'Iliade lo aveva fatto calare, per mostrarci la totale insensatezza di un conflitto: i vincitori, alcuni dei più grandi eroi della mitologia greca, non hanno più alcun onore. Si comportano solo come insensati aguzzini, capaci della più bruta barbarie.

12 luglio 1995. I criminali Karadzic e Mladic che non vogliono giornalisti tra i piedi, men che meno telecamere a riprendere il massacro che hanno ordinato mentre sorridevano ai bambini musulmani, ordinano che tutti i maschi dai 12 ai 77 anni, della città di Srebrenica siano radunati in file ordinate e uccisi con un colpo alla testa. Mentre i caschi blu olandesi, il “coro” più vigliacco della Storia resta a guardare, i corpi di 8327 persone vengono ammassati e infine spinti con alcuni bulldozer dentro fosse comuni e sepolti.

Ecuba e Cassandra, Andromaca perdono tutto, figli, mariti, case. Astianatte, figlio di Ettore, è “ucciso dai Greci per paura”, perché non torni a vendicare la morte del padre. Sul palcoscenico, in piedi, come regine sanno già cosa le aspetta, lo sfregio della violenza carnale, la deportazione e la schiavitù. Ora che i loro mariti, figli e fratelli sono stati uccisi dai greci, non sono più niente, sono prede, terreno di caccia in cui gettare con violenza e disprezzo semi di stirpi nuove.

Sceila, Azra, Alida, Mukelefa, le donne di Srebrenica, perdono tutto, figli, mariti, case. Hanno i volti devastati dal dolore e dalla paura. Gli uomini di Karazdic le fanno salire sugli autobus, le portano via dalla città distrutta e le abbandonano a qualche decina di chilometri di distanza in mezzo alla campagna. La pulizia etnica ha le facce, i corpi e l’odore nauseabondo di uomini, gli stessi aguzzini che hanno da poco massacrato mariti, figli, fratelli, genitori.

A centinaia donne giovanissime ma anche donne più avanti negli anni sono umiliate, violentate perché bosniache, perché musulmane. Quante? Impossibile dirlo. I racconti degli stupri volano di bocca in bocca nelle tendopoli dei profughi, su un palcoscenico vero, senza sipario. Ècuba, Andromaca e Cassandra, Sceila, Azra, Alida, Mukelefa. Le donne troiane perderanno tutto, ma non la loro dignità umana, che gli spietati soldati greci non hanno mai posseduto.

Le donne di Srebrenica perderanno tutto, ma non la loro dignità umana, che gli spietati soldati serbo bosniaci non hanno mai posseduto.

Argomenti:chi è di scena

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto