Ruta, liquirizia e le erbe per fare le grappe

Gli “alchimisti” producono il gin con cereali e patate aromatizzandolo con bacche di ginepro e varie altre erbe
Maurizio Cescon

Distillati, grappe, infusi, liquori alle erbe. La primavera è forse la stagione più adatta per scoprire (e appassionarsi) a questo tipo di bevande che in genere sono caratterizzate da runa robusta gradazione alcolica. Nonostante il Friuli Venezia Giulia abbia una lunga tradizione, sul mercato italiano oggi sono sempre più presenti prodotti che ricalcano modernità e stile giovane, ottenendo così ampio consenso dal pubblico.

Francesco Bragagna, responsabile territoriale Anag per il Friuli Venezia Giulia e la sua collega Luana Bottacin, responsabile provinciale Anag di Pordenone illustrano quali sono le principali bevande alcoliche a base di erbe prodotte in regione.

«Una breve carrellata - dicono Bragagna e Bottacin - non può non partire dal gin: un distillato di cereali o patate, che viene aromatizzato con immancabili bacche di ginepro e svariate botaniche (parti di piante, foglie, radici, fiori, semi, spezie) secondo il gusto e la tradizione del mastro distillatore. Viene consumato puro o, più frequentemente, miscelato. Alcuni prodotti di spicco di questo periodo sono realizzati dalla distilleria Domenis come il gin Geometrie Cividât (43% di alcol, Cividale) o il gin di Fred Jerbis (43%, Polcenigo).

Continuiamo con l’attualità parlando proprio di Fred Jerbis: il titolare Federico Cremasco è un moderno “alchimista”, un esperto conoscitore delle piante e dell’aromatizzazione che produce gin, vermouth. I suoi sono prodotti moderni, usati nella miscelazione o bevuti da soli».

Passiamo ora alla tradizione: gli amari. «Degna conclusione di ogni pasto su una tavola italiana, nella nostra regione ci sono prodotti di altissima qualità che devono esser citati - aggiungono i due esperti Anag - : l’amaro Tosolini (30%, Povoletto), il Lusor di Buiese (26%, Martignacco) e l’amaro Quintessentia Nonino (35%, Percoto).

In chiave moderna non sono più utilizzati solo come conclusione del pasto: insieme a pochi altri ingredienti, spesso accompagnati da una fetta d’arancia e ghiaccio, sono ottimi per iniziare una serata in allegria come aperitivo. La nostra regione è ricca di piante, un fitto ecosistema che va dal mare alla montagna con cui storicamente si sono prodotte bevande alcoliche a base di erbe.

Il santonego (assenzio marino) è una di queste. È un’erba spontanea che trova il suo habitat d’elezione nelle foci dell’Isonzo, nell’aquileiese e nella Bassa friulana. Numerosi i produttori artigianali che ne fanno uso, tra cui troviamo l’azienda vinicola Borgo San Daniele con il Vermouth Santòn (18%, Cormons).

La tradizione dell’aromatizzazione sta nelle case e nelle famiglie di tutti: i distillati aromatizzati trovano nel Friuli Venezia Giulia come ingredienti principali la ruta, l’erba luigia, la liquirizia, abbinati alla grappa. Non si possono non citare distillatori come Pagura (Zoppola), Domenis (Cividale), Nonino (Povoletto) e molti altri.

L’utilizzo di infusi, infine, è storia antica. Le ricette dei prodotti nascevano spesso nelle farmacie, nei monasteri o nelle tradizioni familiari come rimedi curativi o qualitativi per correggere distillati al tempo non eccellenti.

Le prime ricette di amari le troviamo nell’800, sono arrivate fino ai giorni nostri con preparazioni ormai molto studiate da moderni imprenditori che producono amari, liquori e infusi aromatici. Le tradizioni vengono spesso mantenute da piccolissimi produttori, soprattutto in Carnia». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Argomenti:Cibofvg

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto