Alessandro Venanzi, il vicesindaco designato: «C’è l’adunata, dobbiamo essere subito operativi»

Per l’esponente dei Dem a fare la differenza in favore del centrosinistra è stato il rapporto con la gente

Cristian Rigo
Alessandro Venanzi © Foto Petrussi
Alessandro Venanzi © Foto Petrussi

Se è vero, come recita lo slogan elettorale di Alberto Felice De Toni, che le persone fanno la differenza, tra queste, nella vittoria del centrosinistra, un ruolo centrale l’ha sicuramente avuto il capogruppo e futuro vicesindaco del Pd, Alessandro Venanzi. E non solo per le 1.073 persone che hanno scritto il nome sulla scheda confermandogli, a distanza di cinque anni, il titolo di mister preferenza.

Un ruolo decisivo nella vittoria di De Toni, Venanzi l’ha avuto anche quando ha deciso di fare un passo indietro rinunciando a correre in prima persona per la guida di Palazzo D’Aronco. Una scelta non semplice sul piano personale che però è risultata vincente grazie anche alla successiva alleanza con Ivano Marchiol.

Possiamo chiamarla vicesindaco?

«Non ancora, aspettiamo le nomine che penso arriveranno entro la fine del mese perché c’è bisogno di mettersi subito al lavoro. Detto ciò, ovviamente ci conto, ma non per una questione di guadagnare una stelletta quanto per la voglia di poter essere operativo per intervenire sulle tante questioni urgenti che dobbiamo affrontare».

A cominciare dall’Adunata.

«Quella è sicuramente la prima. Sarà un grande evento che può e deve diventare un’opportunità per tutta la città».

Per voi sarà una sorta di primo banco di prova?

«Sì anche se onestamente non ho ancora capito quali decisioni debbano ancora essere prese e quali invece sono già state assunte dalla precedente amministrazione con la quale sicuramente sarà fondamentale collaborare».

Ha già sentito l’ex vicesindaco Loris Michelini?

«Sì, l’ho chiamato proprio per chiedergli a che punto siamo con l’organizzazione. Per quanto mi riguarda cercherò di fare in modo che tutte le realtà del territorio possano beneficiare di un simile evento e penso non solo alle attività ricettive, ma anche ai locali pubblici e ai negozi. Su questo fronte non mi pare sia stato fatto molto».

Non risparmia una frecciata al centrodestra nemmeno adesso che avete vinto?

«Siamo da quasi un anno in campagna elettorale..., ma è nostra intenzione collaborare nell’interesse della città».

Che campagna è stata?

«Lunga, impegnativa fatta di tante riunioni, incontri, cene abbiamo puntato molto sulle relazioni».

È stato quello il valore aggiunto?

«Guardando i numeri direi di sì. Molti di noi hanno preso tante preferenze a conferma del fatto che il rapporto con il territorio non si è mai interrotto nonostante i cinque anni all’opposizione».

È riuscito a dormire?

«Molto poco. Sono tornato a casa verso le 22.30 perché volevo condividere la gioia per la vittoria con mia moglie e mia figlia, ma la piccola già dormiva così ho dovuto rimandare e sono andato a letto ma alle 2 mi sono svegliato con mille pensieri in testa e non ho più ripreso sonno».

A cosa pensava?

«All’Adunata e alle mille telefonate che dovevo fare».

Continuerà a occuparsi di turismo e sviluppo economico?

«Mi piacerebbe, sì».

Cosa pensa delle grandi mostre inaugurate dal centrodestra?

«Personalmente credo nella valenza dei grandi eventi culturali a patto però che, a fronte di un investimento di 1,3 milioni di euro (più o meno la cifra spesa per la mostra Insieme che è in corso a Casa Cavazzini, ndr) ci siano ricadute importanti e in termini turistici si riesca ad attrarre visitatori anche al di fuori dalla nostra Regione».

Con De Toni vi siete sentiti dopo il suo insediamento in comune?

«Sì, certo. Abbiamo pianificato una serie di appuntamenti. C’è molta voglia di fare».

Avete parlato anche della giunta?

«Non in modo specifico. Abbiamo condiviso i criteri che saranno quelli delle competenze e dei numeri elettorali. Noi come Pd ci aspettiamo deleghe importanti visto che siamo il primo partito».

Il sindaco De Toni ha detto che vuole coinvolgere di più l’Università per Friuli Doc per aumentare la valenza dell’evento sul piano scientifico e della cultura del cibo. Condivide?

«Sì, anche se non dobbiamo dimenticare che Friuli Doc è un evento popolare, ma vogliamo rilanciarlo».

Già da quest’anno?

«Ci proveremo».

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