La prima sconfitta di Pietro Fontanini
In realtà c’è un concorso di colpe: una giunta debole e candidature ancor più deboli. Al capoluogo manca un cavallo di razza, e da troppo tempo. Nella lista Fedriga, quella del 64%, non c’è un udinese. La capitale del Friuli così non può crescere
Il centrosinistra fa sedere un altro ex rettore sulla poltrona del sindaco. Ha vinto Alberto Felice De Toni. Cinque anni dopo vendica Enzo Martines, che aveva dovuto lasciare il posto a Pietro Fontanini per soli 280 voti. Stavolta, al ballottaggio, De Toni ha raccolto duemila voti in più.
A guardare i numeri, in un lustro, è cambiato poco. Udine resta divisa in due: metà vota centrodestra, l’altra metà centrosinistra. È vero, c’è mezza città che continua a disertare le urne, ma il complesso fenomeno dell’astensionismo merita un commento a parte. De Toni non soltanto pianta l’unica bandierina rossa fra le città capoluogo della nostra regione, ma è il primo, e unico, candidato a essere riuscito a battere Pietro Fontanini, che dopo trent’anni perde la sua prima sfida elettorale.
Ce lo si aspettava? No. In pochi ci credevano anche nel centrosinistra. Certo ci speravano. Si sono fatti in quattro per riuscirci, organizzando incontri e confronti con i cittadini, ma la possibilità di vincere queste elezioni era ridotta al lumicino e, se volete, questo rende il successo ancor più importante e soddisfacente per quella parte politica. L’unica speranza era il ballottaggio, ma anche questa opzione sembrava difficile da raggiungere perché, come ha detto lo stesso Fontanini, “l’aria era buona per il centrodestra”.
In effetti, l’aria era più che buona. La percentuale di consensi raccolta da Massimiliano Fedriga parla sola: 64,2%. È successo, però, che circa quattromila udinesi hanno votato il governatore, ma non il sindaco uscente, impedendo a Pietro Fontanini di passare al primo turno, come molti credevano.
Come sempre accade, in queste situazioni, il dito finisce puntato contro il candidato: «Fontanini non era l’uomo giusto». «Ha fatto il suo tempo». In realtà c’è un concorso di colpe: una giunta debole e candidature ancor più deboli. Il governo cittadino, esclusi pochi assessori, non ha aiutato il sindaco. Non è riuscito a creare empatia con le varie realtà, nonostante scelte positive, anche in contesto pandemico.
I candidati, quelli dei partiti, non hanno convinto. I soliti noti non “bucano” più. I giovani sono inesperti. Troppi cambi di casacca. Il problema, però, resta sempre lo stesso: Udine resta scollegata dalla politica che conta; da Trieste e da Roma.
Il problema, però, è sempre lo stesso: Udine resta scollegata dalla politica che conta; da Trieste e da Roma. Alla città mancano politici di peso, non soltanto nel centrodestra. Al capoluogo manca un cavallo di razza, e da troppo tempo. Nella lista Fedriga, quella del 64%, non c’è un udinese. La capitale del Friuli così non può crescere.
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