Ottomila votanti in meno rispetto al primo turno: Fontanini ha perso 2.951 preferenze, De Toni ne ha guadagnate 1.814
Due settimane fa alle urne si erano presentati in 43.499, al ballottaggio sono stati 35.604: rispetto al dato registrato cinque anni fa l’affluenza è scesa dal 47,19 al 44 per cento
UDINE. L’affluenza in calo anche al ballottaggio non premia il sindaco uscente, Pietro Fontanini, che rispetto al primo turno elettorale perde 2.951 preferenze.
Domenica e lunedì 17 aprile fino alle 15, a due settimane di distanza dal 2 e 3 aprile scorsi, ai seggi si sono recati 7.895 elettori in meno: da 43.499 sono scesi a 35.604, mentre rispetto al dato registrato al ballottaggio di cinque anni fa l’affluenza è scesa dal 47,19 al 44 per cento.
Il ballottaggio
Al ballottaggio del 2018 avevano votato 37.920 elettori, 2.316 elettori in più rispetto al numero totalizzato ieri, quando, nelle 98 sezioni, si erano recati 35.604 votanti degli 80.650 aventi diritto.
Il 52,85 per cento, pari a 18.576 votanti, ha scelto il cambiamento esprimendo la propria fiducia per il già rettore dell’università di Udine, Alberto Felice De Toni, proposto dal centrosinistra unito ed esteso al M5s e al Terzo polo, mentre il 47,15 per cento, 16.573 voti, avrebbe voluto confermare il primo cittadino uscente, il leghista Pietro Fontanini, già sindaco del capoluogo friulano del centrodestra, già presidente della Regione e dell’ex Provincia di Udine.
Cinque anni fa Fontanini aveva battuto l’allora candidato sindaco del centrosinistra, Vincenzo Martines, per poco più di 200 voti, oggi invece deve cedere lo scettro a De Toni, lo sfidante che l’ha battuto con 2.003 voti in più.
Negli ultimi giorni gli appelli al voto si sono susseguiti insistentemente, entrambi gli schieramenti temevano di subire possibili condizionamenti dal consueto calo dei votanti al ballottaggio.
Non a caso il centrodestra ha investito parecchio sul traino nazionale e regionale organizzando una vera e propria sfilata di big lombardi e romani, a iniziare dal ministro Matteo Salvini. Tutto questo non è bastato a spingere in avanti Fontanini che al primo turno aveva ottenuto il 46,25 per cento dei consensi. Va detto però che lo stesso Fontanini colpito dall’influenza ha dovuto annullare alcuni appuntamenti elettorali.
Rispetto al primo
Rispetto al primo turno De Toni ha incassato 1.814 voti in più e questo fatto conferma quanto determinante per la vittoria sia stato il pacchetto di 3.903 preferenze portato in dote da “Spazio Udine” e dal suo leader Ivano Marchiol. Diversamente, il sindaco uscente, sempre rispetto al primo turno, ha perso 2.951 voti a conferma che l’elettorato del centrodestra non l’ha premiato.
Anche l’alleanza stretta all’ultimo momento con i quattro “dissidenti” di “Io amo Udine”, il movimento capeggiato da Stefano Salmè che al primo turno aveva preso 2.029 voti, non è bastata e, considerati i voti persi da Fontanini, non lo sarebbe stata neppure se Salmè avesse concesso l’intero pacchetto.
Alla vigilia della Festa della liberazione e dell’Adunata degli alpini, il centrodestra ha perso Udine, città medaglia d’oro alla Resistenza. Nell’ultimo appuntamento elettorale, al primo turno e al ballottaggio, è prevalso il voto delle donne con 23.108 elettrici e 20.391 elettori alle urne lo scorso 2 e 3 aprile e 18.741 contro 16.863 all’ultima chiamata.
Secondo turno
È risaputo che al secondo turno l’affluenza dei votanti diminuisce. In questa occasione, però, oltre a confermare il trend, il calo è risultato più evidente. Se nel 2018 rispetto ai cinque anni precedenti, al ballottaggio mancavano 418 votanti, questa volta, nel confronto con il dato registrato al ballottaggio del 2018, si sono persi per strada 2.316 elettori.
Ma spostando l’attenzione sul confronto tra l’affluenza rilevata luned’ 17 aprile e dieci anni fa, quando il voto del ballottaggio era distribuito su due giorni come in questa tornata, oggi il totale dei votanti è inferiore di 2.734 unità. È evidente che gli appelli al voto sono arrivati solo in parte al popolo del centrodestra. Già al primo turno circa 3 mila elettori che avevano scritto Fedriga sulla scheda per le Regionali non hanno barrato la casella con scritto “Fontanini sindaco” alle comunali.
Schede bianche e nulle
Nella letture del voto non sfuggono i 456 votanti che hanno preferito evitare di esprimersi sia per De Toni sia per Fontanini. Se 114 votanti non si sono proprio espressi e hanno lasciato la scheda bianca, altri 342 hanno sbagliato o volutamente annullato la scheda.
Due i voti contestati e non attribuiti. Rispetto al primo turno le schede bianche e le nulle sono in calo. Due settimane fa 499 elettori avevano imbucato nell’urna la scheda per le Comunali senza alcuna indicazione, altre 787 erano risultate nulle.
I quartieri
Nelle sedi dei rispettivi comitati elettorali, la giornata di martedì 18 aprile sarà dedicata alle analisi del voto sia da parte dei vincitori che dei perdenti. Considerato che i quartieri, da sempre, si dividono tra rossi e bianchi, difficile pensare a colpi di scena. Tra gli esempi più noti non mancano i Rizzi, feudo della sinistra, e Cussignacco, più vicino al centrodestra. —
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