Che cosa chiedono le categorie economiche del Friuli Venezia Giulia al nuovo governo Meloni
L’auspicio è che la cultura del fare abbia la meglio sugli slogan e che sui temi nazionali prevalga il senso di responsabilità anche delle opposizioni
Abbattimento dei costi dell’energia, aiuti per le famiglie e per le imprese in difficoltà, attenzione ai nodi del lavoro, dell’istruzione e della sanità pubblica. Ma anche semplificazione delle norme e rispetto dei tempi previsti dal Pnrr. Ruotano su questi temi le richieste avanzate dalle categorie economiche, dai professionisti, dalle università e dalle organizzazioni sindacali del Friuli Venezia Giulia al Governo Meloni che, oggi, si insedia a palazzo Chigi. L’auspicio è che la cultura del fare abbia la meglio sugli slogan e che sui temi nazionali prevalga il senso di responsabilità anche delle opposizioni.
Se la nomina del senatore pordenonese Luca Ciriani a ministro ai Rapporti con il Parlamento fa ben sperare perché, come sostiene il presidente della Camera di commercio di Pordenone e Udine, Giovanni Da Pozzo, sarà lui a fungere da collegamento tra le istituzioni regionali e il Governo, la situazione internazionale e nazionale è talmente delicata da richiedere «un Governo competente, un Governo del fare». Le parole sono quelle del presidente di Confindustria Udine, Gianpietro Benedetti, secondo il quale «le premesse ci sono, ma è chiaro che questo Governo si trova a dover fronteggiare situazioni simili a quelle degli anni Settanta-Ottanta. Con il debito che abbiamo, l’inflazione e l’esigenza di calmierare i prezzi è necessario che l’Europa ci dia una mano».
Sottolineato che Confindustria non fa politica, Benedetti tra le priorità aggiunge la capacità di creare la ricchezza da distribuire, tema che richiede previsioni a lungo termine, la correzione del welfare, un miglior supporto, in termini di servizi, alla famiglia e l’introduzione del merito nella pubblica amministrazione e nella scuola. Anche il presidente di Confapi, Massimo Paniccia, ritiene il problema dell’energia «la prima vitale urgenza del Paese. Senza la sua rapida soluzione è a rischio la tenuta del sistema economico e sociale. La soluzione andrebbe in primo luogo ricercata in sede europea, là dove, il problema è insorto a seguito della guerra Russo-Ucraina». In alternativa «l’Italia deve poter provvedere da sé, vuoi ricorrendo alle proposte emerse in campagna elettorale, vuoi facendo valere di più in campo internazionale le proprie ragioni, a causa della sua maggiore vulnerabilità sotto il profilo dell’approvvigionamento energetico».
n un frangente come questo, sono sempre le parole di Paniccia, «ogni possibile risorsa pubblica va indirizzata a sostegno di imprese e lavoro». Il terziario, avverte pure Da Pozzo, «sta pagando duramente gli effetti di una crisi senza precedenti e il nuovo Governo è chiamato a intervenire da subito sui costi dell’energia. L’auspicio è che riesca a dare risposte immediate e a far ripartire quanto prima i consumi».
E se il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti, tra le priorità aggiunge «i problemi finanziari delle piccole imprese derivanti dall’accavallarsi delle scadenze sospese nell’era Covid», il direttore della Coldiretti Fvg, Cesare Magalini, apprezza il cambio del nome del Dicastero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, e al Governo chiede di «garantire la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e ammodernare la rete logistica, difendere i 35 miliardi di fondi europei a rischio, bloccare il cibo sintetico e gli accordi internazionali che penalizzano il made in Italy, senza dimenticare l’invasione di cinghiali e la realizzazione del piano invasi per garantire acqua in tempi di siccità».
Anche il mondo sindacale elenca i nodi da sciogliere. I segretari regionali di Cgil e Cisl, Villiam Pezzetta, e Alberto Monticco, iniziano dal salario minimo all’interno dei Contratti nazionali per proseguire con il precariato, la sicurezza nei luoghi di lavoro, la riforma fiscale che non significa Flat tax, il sostegno alla sanità pubblica con un programma di assunzioni, il caro bollette, la riforma delle pensioni e delle politiche giovanili. Sui giovani si sofferma anche il rettore dell’università di Udine, Roberto Pinton, chiedendo di favorire il diritto allo studio e l’innovazione nel mondo del lavoro per rallentare la fuga dei cervelli. Secondo Pinton vanno «salvaguardate le azioni in atto, nei tempi previsti, sul Pnrr che coinvolgono la formazione e la ricerca. Va ampliato il piano di reclutamento del personale a tutti i livelli: c’è necessità di abbreviare i tempi e di introdurre modalità più snelle basate sul merito». Il rettore chiede un sistema meno ingessato sui vincoli normativi che premi i risultati raggiunti da ogni ateneo.
La semplificazione di norme e procedure sta a cuore pure ai professionisti. Rappresentati dalla ministro del Lavoro, Marina Calderone, i consulenti del lavoro, attraverso il presidente di Udine, Roberto Re, attendono regole più chiare e in linea con le direttive europee, mentre il presidente della Federazione regionale degli architetti, Paolo Bon, cita il nuovo Codice dei contratti che dovrebbe vedere la luce entro l’anno. Lo fa per chiedere «la distinzione tra imprese e professionisti eliminata dalla necessità di velocizzare la realizzazione delle opere pubbliche previste dal Pnrr, la salvaguardia del paesaggio e dei beni storici e architettonici eliminando i condoni e la riforma delle Soprintendenze per renderle più efficaci». Ultima ma non per importanza la richiesta di rendere abilitanti le lauree.
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