Da Morandini a Polesello: Fedriga ha scelto i capilista, ma la sua civica fa salire i mal di pancia nella Lega

A guidare i candidati saranno anche Mazzolini, Bernardis e Roberti: nel Carroccio la preoccupazione è legata al possibile travaso di voti

Mattia Pertoldi
La riunione a Villa Vicentina con il presidente Massimiliano Fedriga
La riunione a Villa Vicentina con il presidente Massimiliano Fedriga

UDINE. Il governatore Massimiliano Fedriga, dopo la presentazione di lunedì 6 febbraio in castello a Udine, prosegue nel percorso di organizzazione della sua lista, anche se nel frattempo deve fare i conti con gli (ampiamente prevedibili) mal di pancia leghisti dove si teme, sempre di più, un travaso di voti, peraltro già in una fase di consenso calante del partito, a favore della civica.

Procediamo con ordine, in ogni caso, e partiamo da mercoledì sera quando candidati e vertici della lista Fedriga si sono ritrovati a Villa Vicentina per una prima riunione tecnica e organizzativa.

Un’occasione, questa, in cui sono stati anche definiti i capilista con il criterio – spiegano dalla civica del presidente – di puntare sui consiglieri uscenti optando, in caso di presenza di più eletti, sul sorteggio. Così gli uomini che guideranno le liste nelle cinque circoscrizioni sono Edy Morandini (Udine), Stefano Mazzolini (Tolmezzo), Simone Polesello (Pordenone), Diego Bernardis (Gorizia) e Pierpaolo Roberti (Trieste).

Diego Bernardis (Gorizia) e, a destra, Pierpaolo Roberti (Trieste)
Diego Bernardis (Gorizia) e, a destra, Pierpaolo Roberti (Trieste)

Avviata la raccolta delle firme, Fedriga deve però affrontare anche le tensioni, inevitabili, che si stanno aprendo all’interno del Carroccio locale. Perchè se è vero che ufficialmente – nel più classico del gioco delle parti – si sorride e si parla di unità d’intenti, è altrettanto vero che sotto la superficie covano diversi mal di pancia e nervosismi.

Il perché, d’altronde, è presto detto e affonda le radici in due teorie diverse e opposte tra loro. In casa della civica, infatti, si ritiene che la scelta di candidare nella lista Fedriga sei consiglieri leghisti uscenti garantisca loro una chance in più di elezione rispetto alla corsa in un Carroccio che nemmeno lontanamente si avvicinerà alle percentuali del 2018.

Verso il voto
Regionali, presentato il simbolo della lista Fedriga

Dalle parti di Reana del Rojale, invece, il ragionamento è opposto. I sei consiglieri – Mazzolini, Lorenzo Tosolini, Polesello, Ivo Moras, Bernardis e Roberti – cinque anni fa sono valsi, complessivamente, 12 mila 95 preferenze pari a poco meno del 3% dei voti validi del Friuli Venezia Giulia e a oltre l’8% di quelli totali del Carroccio.

Ammesso e non concesso che questa fetta di consenso possa essere traslata interamente da un partito all’altro, quindi, già questo si tradurrebbe in un travaso consistente di voti. Se poi – è sempre il ragionamento di non poche fette di leghisti – ci aggiungiamo il fatto che in quella lista è presente un’altra manciata di esponenti del Carroccio che quindi non correranno sotto le insegne di Alberto da Giussano, come l’ex sindaco di Prata Dorino Favot oppure il codroipese Antonio Zoratti, il rischio di trasformarsi nel più classico dei vasi di coccio tra due vasi di ferro (civica e Fratelli d’Italia) è palese.

Anche perché, come accade quasi sempre in politica, a differenza di cinque anni fa non c’è certo la fila per candidarsi con la Lega visto che il “mezzo” migliore, in questo momento, per entrare in Consiglio è ritenuto quello targato Giorgia Meloni. Un nome che traina, quello della premier, e che in tanti pensano valga nella nostra regione anche per Fedriga non a caso presente pure sul simbolo della Lega al posto di Matteo Salvini, il cui appeal è decisamente in fase calante, con l’obiettivo di attrarre quanti più voti possibili.

Da qui, in sintesi, i mal di pancia con il non detto che porta all’accusa di svuotare la Lega con l’obiettivo di salvare una pattuglia di fedelissimi inseriti in una lista immaginata come una sorta di ibrido tra il modello Zaia e una civica tout court essendo formata da dieci leghisti, 24 tra civici e centristi, undici esponenti della società civile oltre all’ex M5s Sabrina De Carlo. —

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